In Italia non c’è solo l’emergenza economica ma anche quella, altrettanto grave, di un “malaffare pubblico” che viene vissuto dai cittadini come normalità. Con sprechi, corruzione, clientelismo ed utilizzo personale della richezza pubblica. È un “quadro desolante ed allarmante” del funzionamento della pubblica amministrazione italiana, quello che il presidente della Corte dei conti dell’Umbria Alberto Avoli ha illustrato martedì scorso in occasione della cerimonia per l’inaugurazione dell’anno giudiziario svoltasi nell’aula magna della facoltà di Agraria. Ad ascoltarlo c’erano le massime autorità locali, con in prima fila la presidente della Regione Catiuscia Marini. Anche l’Umbria – ha detto Avoli – pur con una “tradizione di buona amministrazione e di buon livello generale nell’erogazione dei servizi, non vive la propria realtà isolata dal resto del Paese, in una sorta di castello dorato abitato da fate e da folletti. Molte – ha detto ancora il presidente – sono le emergenze e le criticità della pubblica amministrazione italiana” ed in particolare la corruzione che negli ultimi anni ha avuto “una diffusione esponenziale, andando ad alterare i normali meccanismi” del funzionamento di alcuni uffici e settori. Non solo quindi con reati penalmente rilevanti quali le tangenti ed il peculato ma con l’espandersi a tutti i livelli di quello che ha chiamato il “malaffare legale”. Comportamenti, “dai vertici politici ed amministrativi ai funzionari più periferici”, che formalmente non violano il Codice penale ma che anzi sono la conseguenza “di regole di gestione del tutto insufficienti, quand’anche non appositamente mirate”. Comportamenti che non destano la riprovazione sociale e “troppo spesso accettati come ineluttabili” o addirittura “giustificati come utili al funzionamento della macchina amministrativa e dell’economia del Paese”. Una macchina amministrativa che deve confrontarsi con “l’oscurità di regole strutturate in termini assai spesso confusi ed ambigui, con continui rinvii, richiami, deroghe ed eccezioni” e scritte con “aprossimazioni lessicali” che ne rendono ancora più difficile l’interpretazione. Un “diluvio” di leggi e leggine che ha fatto ricordare al presidente Avoli i tempi di Don Rodrigo e Don Abbondio, con l’“impunità che era organizzata ed aveva radici che le grida non toccavano o non potevano smuovere”. Fatti ambientati nel Seicento dei Promessi sposi, ma che sono “una cronaca del 2013”. Per il presidente della Corte dei conti, “è davvero molto alto il rischio che il malaffare pubblico si consolidi in un vero e proprio sistema”.
“Non si deve però fare torto – ha sottolineato il presidente – alle migliaia di operatori pubblici che nel silenzio della loro quotidianità svolgono con impegno, sacrificio ed onestà le loro funzioni”. Onestà che “deve tornare di moda come valore culturale e parametro di comportamento” di tutti, cittadini, politici, funzionari ed impiegati. Unico “baluardo e diga insormontabile nei confronti del peculato, della concussione, della corruzione e della mala gestione pubblica”. Anche in Umbria – ha detto Avoli – “è più che mai necessario tenere alta la guardia per impedire che il malaffare si espanda ulteriormente sino a diventare sistema”. Sono aumentate – ha aggiunto il procuratore regionale della Corte dei conti Agostino Chiappiniello – le denunce dei cittadini che hanno portato ad avviare procedimenti per il recupero di milioni di euro illecitamente sottrati alle casse pubbliche e quindi dalle loro tasche. Con una serie di comportamenti da parte di vari soggetti. Dagli impiegati pubblici che timbravano (o si facevano timbrare) il cartellino senza andare al lavoro, ai consiglieri comunali di Terni che per usufruire dei rimborsi per la benzina dichiaravano falsamente di risiedere in altre città. Dai 54 mila litri di benzina rubati da un dipendente di un Asl ai medicinali degli ospedali venduti a privati. Dalle truffe per incassare i contributi europei ai medici di famiglia che non denunciavano la morte dei loro assistiti per farsi pagare i relativi contributi. Dalle spese ingiustificate per missioni all’estero di amministratori pubblici ai soldi che gli impiegati delle Poste prelevavano dai libretti di risparmio all’insaputa dei loro clienti. C’è poi la vicenda dei “derivati”, con 7 milioni di euro di danno erariale alle casse di alcuni Comuni dell’Umbria. Spericolate operazioni finanziarie compiute da amministratori inesperti, forse con l’intenzione di ottenere facili guadagni per servizi migliori ai cittadini. Ma le “strade della ricchezza facile – ha detto Avoli – sono piene di illusioni”.
Marini:servono controlli sostanziali
La presidente della Regione Catiuscia Marini nel suo intervento, ha fatto alcune “doverose considerazioni” sulla relazione del presidente Avolio, che ha definito “utili per un leale spirito di collaborazione” . Si deve tenere conto – ha detto – del contesto in cui si trovano ad operare le Amministrazioni locali, con i pesanti tagli alle loro risorse, presentati all’opinione pubblica come interventi di “risanamento” per combattere sprechi ed inefficienze. Pesanti tagli che invece, come nel caso dell’Umbria – ha detto la Marini -, mettono a rischio la qualità dei servizi, in particolare per la sanità, i trasporti e per le politiche di assistenza a disabili ed anziani, con il Fondo sociale che è stato completamente azzerato. Con il Patto di stabilità, gli enti locali – ha detto la Presidente – non possono neanche pagare i loro fornitori. Ha definito “folle” il provvedimento di “spending review” che impone il taglio del 10 per cento delle spese per beni e servizi della sanità pubblica, anche per i contratti in corso. “Se negli anni passati ci sono stati abusi e sprechi, perché – ha chiesto la Presidente – chi doveva controllare non è intervenuto? Servono controlli sostanziali e non solo formali”. In proposito la Marini ha citato il caso dell’azienda regionale di trasporto pubblico Umbria Mobilità, che si è trovata in una difficile situazione finanziaria. “L’iniziativa ispettiva della Corte dei conti – ha detto la Marini – è avvenuta però solo dopo le segnalazioni dei soci pubblici”.