Approvata dal Consiglio regionale la legge sulla tutela dall’elettrosmog

Per l'opposizione troppo potere in materia alla Regione

L’Umbria potrà difendersi dall’elettrosmog. Il Consiglio regionale ha approvato (19 voti a favore del centrosinistra e 6 astensioni del centrodestra) la legge sulla “tutela sanitaria e ambientale dall’esposizione ai campi elettrici, magnetici e elettromagnetici” che prevede particolare attenzione nei confronti delle aree con elevata densità abitativa. La legge – frutto di un lungo lavoro della seconda commissione dopo la presentazione di 6 disegni di legge sulla materia – accoglie il “principio di giustificazione”, cioè per il rilascio di nuove autorizzazioni “i gestori e i concessionari sono tenuti a dimostrare le ragioni obiettive della indispensabilità degli impianti”. Sono state definite “aree sensibili” le parti di territorio, soggette a particolari restrizioni, individuate dalle amministrazioni comunali in zone caratterizzate dalla presenza di infrastrutture e servizi di tipo assistenziale, educativo, sanitario, ricreativo e sportivo nonchè di realtà particolarmente rilevanti dal punto di vista storico, monumentale paesaggistico e ambientale. La Regione è tenuta a definire “modalità e tempi per il rilascio delle autorizzazioni”, a fissare i criteri per l’elaborazione e l’attuazione dei piani di risanamento degli impianti radioelettrici, per la creazione e l’aggiornamento del catasto regionale degli elettrodotti e degli impianti radioelettrici di telefonia mobile e radiodiffusione. Alle Province spetta il compito di approvare i piani di risanamento degli elettrodotti con tensione non superiore a 150 kilovolts. I Comuni rilasciano le autorizzazioni per l’installazione e la modifica degli impianti radioelettrici, identificano le “aree sensibili” e approvano i piani di risanamento per gli impianti radioelettrici. Le Usl svolgono attività di prevenzione e vigilanza mentre l’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale), oltre all’attività di sorveglianza, fornisce agli enti locali pareri tecnico-scientifici nell’ambito delle procedure per la costruzione, la modifica e l’esercizio degli elettrodotti e degli impianti radioelettrici e per l’approvazione dei relativi piani di risanamento. E’ stato inoltre istituito un catasto regionale delle sorgenti fisse dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici. Non secondaria è la possibilità garantita a tutti di poter accedere ai dati ambientali relativi alla tutela dell’esposizione ai campi elettromagnetici e all’inquinamento elettromagnetico oltre alla promozione, da parte degli enti locali, dell’informazione ai cittadini su questa delicata materia. La Giunta regionale avrà 4 mesi di tempo per emanare i regolamenti necessari – forse il punto essenziale della legge – per l’applicazione delle nuove norme. Tra le prerogative di questa legge “c’è la scelta – ha osservato il relatore di maggioranza, Edoardo Gobbini – di far pagare chi inquina facendo concorrere i gestori degli impianti alla costituzione di un fondo per la tutela del territorio da questo particolare tipo di inquinamento”. Secondo Pietro Laffranco (An), relatore di minoranza, la Giunta regionale si “è accontentata più di fare la legge che di renderla incisiva e ha riservato su di sé un potere eccessivamente discrezionale nei confronti di altri enti, come i comuni”. Per Carlo Ripa di Meana (Verdi ecologisti) “si tratta di una buona legge che offre strumenti di difesa ai cittadini di fronte ai tentativi dei nuovi gestori telefonici di colonizzare il territorio”. Mauro Tippolotti (Rifondazione Comunista) ha commentato positivamente la legge “perché introduce elementi di livello di salvaguardia della salute puntando ad una maggiore attenzione sull’ambiente in rapporto al suo modello di sviluppo. Enrico Sebastiani (Ccd-Cdu) ha apprezzato la “disponibilità al confronto della Giunta su un tema che registra il conflitto tra esigenza della modernità e tutela della salute. Il provvedimento, tuttavia, non è ben in sintonia con la legge nazionale perché contiene vaghezze su questioni come del risanamento ambientale che non possono essere svilite”. Secondo Ada Spadoni Urbani (Fi) “la legge accentra le decisioni sulla Regione impedendo ai comuni di stabilire, autonomamente, quali sono le aree sensibili da sottoporre a tutela”.

AUTORE: R.C.