Da Perugia e dall’Umbria, diversi fedeli hanno raggiunto Roma per partecipare in San Pietro alla messa di iizio del pontificato di Papa Francesco. C’erano anche gli arcivescovi di Perugia, mons. Gualtiero Bassetti, e di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, rispettivamente presidente e vice presidente della Conferenza episcopale umbra (Ceu), e il vescovo di Orvieto-Todi, mons. Benedetto Tuzia.
Mons. Bassetti ha preso parte alla celebrazione anche in qualità di vice presidente della Cei, che, proprio in questi giorni, è riunita a Roma per la sessione primaverile del suo Consiglio permanente. L’arcivescovo di Perugia ha voluto esserci soprattutto come “ambasciatore” dell’intera comunità diocesana perugino-pievese presso Papa Francesco; comunità che nel prossimo settembre rivivrà l’esperienza del grande pellegrinaggio diocesano alla tomba di Pietro del novembre 2011, quando quasi cinquemila fedeli dell’Archidiocesi umbra raggiunsero Roma per pregare e per incontrare Papa Benedetto XVI insieme al loro vescovo.
“Sono rimasto colpito dal clima di semplicità di questa liturgia, – ha detto Bassetti – nonostante la solennità dell’evento epocale e mondiale. I frati della Verna sono stati i ministranti della liturgia papale e sono stati i primi a comparire dopo la croce processionale sul sagrato della Basilica di San Pietro”. “La semplicità delle vesti liturgiche dava ancora maggiore spicco e autorevolezza alla persona di Papa Francesco” ha proseguito mons. Bassetti, sottolineando le parole del Papa all’omelia, quando seguendo le letture della liturgia del giorno, solennità di san Giuseppe, più volte ha sottolineato la parola “custode”.
«La parola “tenerezza” – ha aggiunto l’arcivescovo – è stata pronunciata una decina di volte da Papa Francesco, segno che all’interno della Chiesa i rapporti devono cambiare. La tenerezza è il clima che si vive nel fidanzamento, all’interno della famiglia: la Chiesa deve assumere un atteggiamento più familiare».
«Inoltre, il Santo Padre – ha ricordato mons. Bassetti – ha sottolineato con un riferimento esplicito a Francesco, quello che è il dovere primario di custodire il Creato. Il Papa non ha eluso il tema dell’autorità che gli viene da Dio nel governo della Chiesa: ha parlato di “potere”. Ma quale potere? Quello consegnato da Gesù a Pietro: “pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle con la forza dell’amore e della tenerezza”».
«Infine, come Papa Francesco fece subito dopo la sua elezione – ha concluso il presule –, ha chiesto a tutti i fedeli e le sorelle presenti il dono della preghiera».