La calma piatta preannuncia in genere la tempesta. Della situazione di stallo nelle trattative per la cessione del sito dismesso dalla multinazionale Basell parlavamo la settimana scorsa su queste pagine. Alla fine è giunta la brutta notizia, ossia la tempesta: la Terni Research si è ritirata dal pool di società che hanno avanzato richiesta di acquisto, un anno fa, dell’area per subentrare e avviare produzioni innovative nella chimica verde. La situazione è critica e non lascia presagire nulla di buono.
Vale la pena riepilogare la vicenda. “C’era una volta” un polo chimico fiorente (ex Montedison ed altro) nell’immediata periferia della città di Terni, zona Polymer, con qualche migliaio di dipendenti negli anni di massima espansione dove, per dirla in breve, è stata “inventata” e prodotta per la prima volta nel mondo la plastica biodegradabile. Per questa scoperta, Giulio Natta ha avuto il premio Nobel per la chimica. Nel corso degli anni, attraverso varie vicende, il polo chimico si è ridimensionato. La Meraklon è addirittura fallita; rimanevano attive nel sito la Novamont e la Basell.
Quest’ultima, multinazionale con direzione in terra baltica, in pieno ciclo produttivo positivo, per strategia interna al gruppo decise di dismettere la produzione e di licenziare i dipendenti, mantenendo la proprietà dell’area. Sorse l’idea di fare in tutta l’area Polymer un polo di produzione per la “chimica verde”, per la quale si prevede una buona espansione in futuro. Tre aziende, Novamont, Terni Research e Cosp, si sono messe insieme e hanno avanzato la proposta d’acquisto di tutta l’area dismessa precisandone la somma a disposizione. Sono rimaste in attesa di risposta.
Malgrado sollecitazioni varie, anche da parte istituzionale, a distanza di un anno la risposta non è giunta, per cui la Terni Research ha deciso di recedere. Non può, una società in fase espansiva e quotata in Borsa, tenere congelata una somma notevole (qualche milione di euro) a tempo indefinito. La conseguenza è gravissima per la città e territorio: il polo per la chimica verde tanto agognato potrebbe non più essere realizzato. Soffriranno ancor di più in questo momento di recessione l’occupazione e lo sviluppo.
Come reagire? Non si sa. I sindacati hanno proclamato l’agitazione: insieme alle istituzioni e aziende interessate, avranno la forza e l’autorevolezza necessarie per fare pressione sulla Basell perché risponda a tamburo battente. Nel caso di esito negativo, sono in grado di indicare un’alternativa?