Il duplice omicidio – suicidio avvenuto oggi a Perugia nel palazzo della Regione Umbria intorno a mezzogiorno, è stato come un pugno nello stomaco per la città. Le vittime: due impiegate della Regione , Margherita Peccati, 61 anni, prossima alla pensione, e Daniela Crispolti, lavoratrice precaria di 46 anni; l’omicida, l’imprenditore quarantatreenne Andrea Zampi. Le ragioni del gesto sembra
“Non c’è un rapporto diretto tra il disagio e la sofferenza sociale e il doppio omicidio e suicidio, – scrive il direttore Elio Bromuri nell’editoriale de La Voce in edicola venerdì – non c’è e non si deve neppure immaginare che ci possa essere. Sarebbe un baratro psicologico cadere in questa deriva nichilista. E tuttavia il clima generale di sbandamento e di conflittualità esasperata, la rabbia, i toni al di sopra delle righe di capi partito e politici, e esasperazioni i gridi di angoscia rimbalzati e gonfiati possono generare un clima di psicosi collettiva e accendere fuochi devastanti come quello della Città della scienza di Napoli. Oltre alla riflessione sui fatti, sulle modalità e le cause della terribile tragedia di Perugia, su eventuali responsabilità circa la prevenzione e la adeguata comunicazione si deve passare alla quantificazione, se mai fosse possibile, del dolore. Questo coinvolge persone famiglie, padri e madri figli e figlie parenti e un’intera città. Una volta tanto possiamo anche dire che un dolore del tutto particolare colpisce quelli he hanno responsabilità pubbliche e svolgono funzioni amministrative negli enti pubblici, spesso oggetto di critiche e di invidie. Sono uomini e donne reali e concrete con sentimenti legami e esperienze di vita e non semplici freddi funzionari dell’ente in cui operano. Pensiamo ai circa cinquecento persone che ogni giorno si trovano in quella scatola di acciaio e vetro che è il cosiddetto Broletto, che non potranno scordarsi di quanto hanno provato alle 13 del 6 marzo”.