Siamo dentro una stagione difficilissima per tutti i cittadini italiani e, in particolare, per le fasce sociali più deboli. La crisi – finanziaria, economica e, ancor più, culturale, valoriale – continua a mettere a durissima prova il Paese, scaricando i suoi costi in modo insopportabile soprattutto sulle giovani generazioni”. È uno dei passaggi di apertura della nota diffusa il 21 gennaio dal Consiglio nazionale dell’Azione cattolica italiana, dal titolo Abbiamo a cuore il futuro dell’Italia, in vista delle elezioni politiche. L’associazione, una delle più antiche e radicate tra il laicato cattolico del nostro Paese, dichiara di voler intervenire “andando oltre i clamori e i frastuoni del dibattito politico-elettorale contingente” per portare all’attenzione “i temi che ci stanno a cuore”. Nel documento vengono così affrontati argomenti quali la crisi economica, il crollo dell’occupazione, la disoccupazione specie giovanile, i pesanti sacrifici di questi ultimi tempi; e ancora il divario Nord-Sud, le difficoltà delle famiglie, la crisi del welfare State, l’esigenza di un’“etica sociale” diffusa e di riforme istituzionali attese da troppo tempo. Nella parte conclusiva del testo si auspica uno “scatto di corresponsabilità” per “restituire finalmente all’Italia normalità, pace sociale, sviluppo e benessere, quindi più vita per tutti”.
Nessuno escluso. Di fronte alle gravissime conseguenze della crisi, finanziaria ed economica, l’Ac invita anzitutto i “cittadini cristiani” a “non restare sordi o inerti dinanzi a tali drammatiche vicende”. Si rivolge anche alla classe politica, soprattutto a “chi governerà il Paese”, chiedendo “interventi mirati a tutela delle situazioni più gravi, e soprattutto politiche di medio e lungo periodo, in grado di promuovere condizioni di vita più solide per le famiglie e di garantire un futuro per le prossime generazioni”. Le politiche di austerità dei mesi scorsi – ricorda la nota – “rischiano di essere percepite semplicemente come ingiuste, se varate senza equità e proporzione”. Il divario persistente tra Nord e Sud rappresenta una “lacerazione del tessuto politico, economico, sociale e culturale” del Paese e chiede “una maggiore attenzione in favore delle categorie più deboli e delle zone più svantaggiate della nazione”. Allo stesso modo, l’Ac chiede alle Amministrazioni ai vari livelli “la massima trasparenza nella gestione dei fondi pubblici, affinché si avvii finalmente un reale e virtuoso processo di crescita”.
In favore di famiglia e giovani. Il discorso sui valori in gioco oggi, a partire da quello della persona, sta molto a cuore all’Ac che, nella parte centrale della nota, afferma: “Non sarà più procrastinabile un concreto sostegno alle famiglie, che in larga misura hanno supplito alla crisi del welfare in questa difficile congiuntura. Esso dovrà attuarsi, prima ancora che per ragioni funzionali, facendo riferimento al valore fondativo della famiglia, così come è riconosciuto dalla Costituzione italiana”. Riferendosi ai giovani, si sottolinea l’esigenza di offrire loro “più opportunità” soprattutto “attraverso adeguate politiche d’istruzione, formazione, innovazione e ricerca. Un Paese che non investa sulle giovani generazioni, si priva del futuro”. Largo spazio è dedicato anche al tema dell’etica sociale, richiamando gli interventi di Papa Benedetto XVI e del presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco. “Le questioni della vita pubblica – scrive l’Ac – non possono essere affrontate sulla scorta di apparati ideologici, piegati a meri fini elettorali, eludendo le istanze autentiche che toccano la famiglia e la vita, e che hanno a che fare con le ‘gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi’. L’Ac ritiene irrinunciabile un dialogo sincero, maturato al di fuori di ogni strumentalizzazione tra credenti competenti e non credenti aperti al confronto, un dialogo che non consegni il Paese al vuoto relativismo dei valori”.
La riforma mancata. Sul controverso tema delle mancate riforme istituzionali, l’Ac così si esprime: “Tra tutti, ancora in questa sede, esprimiamo il nostro più severo rammarico per la mancata riforma della legge elettorale. Per le ragioni più volte indicate, giudichiamo gravissima e colpevole questa omissione, e ci auguriamo che il nuovo Parlamento sappia immediatamente rimediare, ricercando con sforzo sincero le più ampie convergenze tra le forze politiche. In tal senso, l’inizio della nuova legislatura può rappresentare un’occasione propizia, e non più rinviabile, per depurare il dibattito su questa riforma dai condizionamenti imposti dalle scadenze elettorali e finalmente compiere un atto di responsabilità nell’interesse generale dei cittadini, oltre i cinismi e i tatticismi di questa o quella parte politica”. Analogo riscontro viene proposto circa “la riduzione del numero dei parlamentari, lo snellimento di tempi e procedure legislative, la razionalizzazione degli organi di rappresentanza locale”. Allo stesso modo, si definisce “urgente” la regolamentazione dei partiti, dei finanziamenti pubblici alla politica, l’introduzione di limiti ai mandati parlamentari e la riduzione degli apparati pubblici anche locali. La nota si chiude con l’auspicio di “uno scatto di corresponsabilità tra cittadini e rappresentanti”, “uno slancio civile e morale che sappia tenere unito il Paese da Nord a Sud”, e che veda impegnati insieme “giovani e adulti, partiti e società civile, per restituire finalmente all’Italia normalità, pace sociale, sviluppo e benessere”.