Inceneritore o discarica?

RIFIUTI. È emergenza anche in Umbria? “No” assicura l’assessore regionale Rometti, ma l’importante è decidere in fretta

Discarica Le Crete di Orvieto
Discarica Le Crete di Orvieto

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Rifiuti in Umbria, un problema che pesa 150.000 tonnellate

È “emergenza rifiuti” anche in Umbria? L’“incubo Napoli” dei primi giorni di gennaio per la chiusura delle discariche, con il rischio di vedere crescere mucchi di spazzatura per le strade delle città dell’Umbria, per ora è stato scongiurato. Prima una ordinanza del presidente della Regione Catiuscia Marini e poi, venerdì scorso, un decreto del Consiglio dei ministri ne hanno consentito la riapertura. Il problema di come e dove smaltire le oltre 150 mila tonnellate di rifiuti che non possono essere riciclati è però solo rimandato al prossimo anno. Mentre la politica continua a prendere tempo, anche se l’assessore regionale all’Ambiente Silvano Rometti assicura che “non c’è alcuna emergenza” e che c’è ancora “un periodo congruo” per scegliere. Niente inceneritori, no all’uso dei cementifici per bruciare i rifiuti, mentre – ha detto l’assessore – si deve “guardare alle nuove tecnologie”.

La chiusura delle discariche nella prima settimana di gennaio è avvenuta perché dal 2006 i rifiuti urbani definiti “ad alto potere calorifico” non vi potrebbero essere smaltiti. È un problema che riguarda non solo l’Umbria, e che era stato risolto dal Governo dell’epoca con una deroga temporanea a tale divieto. Deroga rinnovata fino al 31 dicembre 2012 quando il governo Monti, per una dimenticanza o per altre ragioni, non l’aveva prorogata. Siamo così al 1° gennaio di quest’anno, con il conseguente blocco del servizio di raccolta dei rifiuti urbani in Umbria, come tante altre aree del Paese dove gli inceneritori non bastano. L’immondizia resta nei cassonetti o nei camion carichi, che non possono portarla nelle discariche. Per qualche giorno nel mondo della politica locale si riapre il solito balletto di accuse e controaccuse sulla responsabilità per questa situazione e sui buoni propositi per risolverla.

L’8 gennaio “per scongiurare l’insorgere di una situazione di reale emergenza igienico-sanitaria, oltre che l’interruzione di un pubblico servizio” la presidente Marini firma un’ordinanza con la quale per 30 giorni autorizza la riapertura delle discariche. Poi venerdì 11 gennaio è arrivato anche l’atteso decreto di proroga del governo Monti.

Fino al 2014 tutto resta come prima. Ma è come nascondere la polvere (in questo caso migliaia di tonnellate di rifiuti) sotto il tappeto. Perché la domanda che si era fatto nel 2011 il presidente della Gesenu, Graziano Antonelli, oggi nel 2013 in Umbria attende ancora una risposta concreta: anche con il massimo della raccolta differenziata, senza inceneritori e termovalorizzatori, con le discariche piene e senza farne altre, dove mettere quelle 150-180 mila tonnellate all’anno di rifiuti urbani che dovranno comunque essere smaltiti? Le risposte della politica, degli ambientalisti e dei vari comitati popolari sono tante e diverse. L’importante è che chi deve decidere lo faccia al più presto.

La querelle sui pro e contro degli inceneritori

inceneritoriA Terni è stato riacceso il termovalorizzatore di Maratta, alimentato con scarti delle lavorazioni delle cartiere provenienti soprattutto da Lazio e Campania. Il comitato “No inceneritore” si è mobilitato anche con un convegno svoltosi sabato scorso per denunciare la pericolosità dell’impianto che produrrà – è stato detto – 5.000 tonnellate di polveri sottili all’anno, andando a peggiorare la situazione ambientale già compromessa della Conca ternana. Nel sito internet del comitato “Inceneritori zero in Umbria” è scritto che “dopo gli entusiasmi degli anni ’80 l’opposizione di cittadini, associazioni e municipalità ha rallentato, e talvolta bocciato del tutto, progetti di costruzione di nuovi inceneritori e imposto la chiusura dei vecchi impianti. Negli Usa almeno 280 proposte di realizzazione di nuovi impianti di incenerimento rifiuti sono state bloccate. Lo stato dell’Ontario, in Canada, ha bandito la costruzione di questi impianti. Nel Belgio c’è stata una moratoria di cinque anni nella costruzione di nuovi impianti. Anche città come Philadelphia, San Diego e Boston hanno bandito la costruzione di inceneritori”. Il dibattito “inceneritori sì o no” resta dunque aperto. Sul sito Umbrialeft un lettore commenta così una notizia sulla pericolosità degli inceneritori: “Le discariche che evidentemente vi piacciono tanto invece fanno bene, basta chiedere agli abitanti di Borgogiglione, Pietramelina, Belladanza, Le Crete, Colognola, Sant’Orsola e zone limitrofe ….”.

AUTORE: Enzo Ferrini