Ogni anno, per San Giuseppe, la Cna (Confederazione nazionale Artigiani) ad Orvieto decreta ed assegna un premio ad un artigiano che si è particolarmente distinto. La cerimonia si è svolta presso il Palazzo dei Congressi della città e il qualificato riconoscimento è andato a premiare un autentico orvietano, Marcello Conticelli, il quale della categoria ha incarnato ed ha esaltato, nella sua lunga e ricca stagione lavorativa, uno dei servizi più preziosi perché alle prese con una materia non facile a trattarsi, e costosa pure, dato che tra le sue mani quando non è ferro battuto, è sicuramente oro e argento e smalto, ed inoltre costretto per esigente perpetuo contratto di forma ad attenersi ai più rigorosi canoni dell’ arte e del gusto. Ad un artefice come lui, la banalità non si addice. Artigiano quindi di alto bordo, dirà qualcuno, certamente ! A simili livelli ,comunque, non ci si arriva mai senza doni particolari di natura, senza una predisposizione di animo e di senso ed uno studio della forma e della materia che richiedono un tirocinio ed una scuola severa nonché la guida di maestri valenti e di sicura esperienza. Attraverso i quali si perpetua ed approda la gloriosa tradizione dei grandi artisti e orafi italiani Ecco allora che con il premio assegnato a Marcello Conticelli si è voluto ricordare e onorare anche la grande scuola che lo ha formato nei verdi anni della sua gioventù, e che purtroppo sembra oggi non aver seguito, almeno nella nostra città. Soprattutto vi sentiamo vibrare dentro il richiamo e l’opera del famoso maestro Maurizio Ravelli, in assoluto l’artista più prestigioso e quotato, nel tempo a cavallo tra le due guerre del secolo passato, il cui nome, si può dire, ha varcato anche …l’oceano. Il giovane Marcello Conticelli è uscito da quella scuola e da quel laboratorio, dove frattanto erano state condotte a perfezione certe tecniche di cesellatura, di gemminatura e di sbalzo, tanto da meritare di esservi sottoposto a restauro anche il famoso Reliquiario di Ugolino da Vieri del sacro Corporale, ritenuto uno dei cimeli più ricchi e prestigiosi dell’arte medioevale. E il nostro ne ha fatto veramente tesoro. Per essere stato anche lui autore o artefice di egregie opere, molte delle quali, nell’alveo sempre di quella tradizione artistica, hanno contribuito all’ornamento e decoro della città e delle sue istituzioni. Intanto il Corteo Storico, che ogni anno dispiega i colori e dei suoi vessilli e dei suoi drappi e le attrazioni dei suoi figuranti, in occasione della processione del Corpus Domini, lungo il percorso del Centro storico, è per buona parte una creatura sua, avendolo … armato dalla testa ai piedi, anche se necessariamente costretto a condividerne il laborioso parto con l’intransigente genialità di una donna di eccezionale temperamento quale la compianta Signora Lea Morelli Pacini e la paziente benevola intelligente ispirazione poetica dell’Arch. Alberto Stramaccioni. Con il quale e sotto il quale si poteva anche varcare limiti più arditi, quale il magnifico calice, tutto d’oro e magici smalti, elegante come un giglio sbocciato tra i furori di un’ estate esuberante, nell’ambizione collettiva di offrire al papa Paolo Sesto, nel 1964, in occasione della sua visita per il settimo centenario della Bolla “Transiturus”, il degno omaggio di una comunità da secoli legata la culto della fede e dell’arte. Di quella casa-bottega ,affacciata su via Vivaria, una stradetta tutta a scendere piena di sole, che finiva ancora tra orti e piante vaghe appena sull’orlo della rupe, vi fu versato, in quei giorni, l’intero capitale di spazio, di uomini, di mani e di cervello, con una lena ed un entusiasmo da … medioevo. E venne fuori un’opera degna, che lo stesso Pontefice poi valorizzò e impreziosì vieppiù di particolare significato, facendone personale dono, in un successivo viaggio, ad una delle Chiese più provate e bisognose del mondo: quella di Bombay, in India. A lui, alla sua opera, si deve anche l’attuale supporto, più agevole e meno impegnativo, ma altrettanto dignitoso, che viene usato in sostituzione dell’antico celeberrimo Reliquiario dopo un ennesimo intervento della Soprintendenza, perché lo si risparmiasse dall’annuale evidente usura. Ma il nome del Nostro è legato a ben altre e più numerose opere, che lo hanno fatto conoscere anche fuori dell’ambito cittadino, per più parti e più lidi: un catalogo completo di queste certamente esiste, seppure, per il momento, non ne disponiamo. Del nostro personaggio non avremmo di certo detto tutto, se trascurassimo il meglio: una nota che soprattutto lo distingue e ne rivela l’intimo. La fede e l’amore per la preghiera : tra gli strumenti del suo lavoro, semplici e complicati, in quella bottega ora non più febbrile, ma che della febbre di un tempo porta ancora evidente le traccia, è facile scorgere anche una bibbia ed un libro dei salmi , che Lui adopera per forgiare il suo ministero diuturno di diacono della Chiesa particolare e di fedelissimo animatore della locale Comunità Neocatecumenale. Così della sua casa -bottega, insieme al figlio Luca sacerdote e alla moglie Amabile Vera, non ha fatto solamente un laboratorio di alta classe che tutti gli, riconoscono, ma anche un prodotto o meglio ancora una creazione di finissima qualità, una chiesa domestica, dove ognuno può sempre trovarvi, sulla tavola, un pane spezzato di superiore sapienza ed un fiore aulente di grande speranza.
Marcello Conticelli: un diacono l’artigiano dell’anno
Il riconoscimento della Confederazione nazionale artigiani ad un uomo dalle "preziose mani"
AUTORE:
M.P.