Mercoledì 7 febbraio, sesto anniversario della morte del nostro arcivescovo mons. Antonio Ambrosanio, la Chiesa di Spoleto-Norcia ha fatto particolare memoria, unitamente alla traslazione della sua salma e quella dei predecessori nella Cappella funeraria degli arcivescovi inaugurata nella Cattedrale di Spoleto. Fu infatti mons. Ambrosanio che, morendo, raccomandò che si risolvesse finalmente una vicenda che si protraeva ormai da anni e allo scopo volle anche lasciare un munifico contributo. Un’apposita lapide ricorda l’auspicio di attendere insieme la resurrezione, già uniti nell’amore dell’identica Chiesa spoletina.Ci troviamo veramente in difficoltà, per esigenze di spazio, a presentare, sia pure in sintesi, la commemorazione tenuta da mons. Milano, lui stesso di fatto obbligato ad una scelta di campo, quella – ha detto – degli alti meriti teologici ed ecumenici dell’arcivescovo mons. Ambrosanio. Era ormai così largamente affermato nell’ambiente non solo dottorale ma popolare di Napoli che il card. Corrado Ursi lo volle suo Vescovo ausiliare nel 1977, ad appena 49 anni. Ma già undici anni prima, nel 1966, era stato nominato preside della Facoltà teologica napoletana di Capodimonte (nel 1969 sarà preside della stessa rinnovata Facoltà). Una vocazione scientifica e nello stesso tempo ecumenica ben chiara fin dai primi anni; mons. Milano ha ricordato la sua tesi di laurea all’Angelicum sull’ “Eucaristia nell’esegesi di Oscar Cullman”, teologo protestante. E il Cullman aveva apprezzato e gradito moltissimo il lavoro e la sensibilità del giovane studioso napoletano, aveva voluto anzi conoscerlo e incontrarlo raggiungendolo a Napoli da Basilea. Ne era scaturita una preziosa frequentazione e profonda amicizia, che faceva dire a mons. Ambrosanio di “aver incontrato uno studioso leale nella ricerca della verità senza alcun pregiudizio, ma soprattutto l’ecumenista sincero che cerca la verità nel cammino verso l’unità”. E l’ecumenismo, da quel 1957, rappresentò poi sempre uno dei suoi filoni privilegiati. La sua speranza, venendo a Spoleto come Arcivescovo, sarà di avere finalmente un po’ di tempo per i suoi studi, ma sappiamo bene che fu speranza vana. “TU SEI IL CRISTO” Tutta la teologia di mons. Ambrosanio – ha detto il relatore – è nella sua ininterrotta risposta al Cristo che lo interpella: “Tu chi dici che io sia?”. Ed ecco il succedersi degli approfondimenti e della mistica tensione sui sentieri della rivelazione: il Verbo preesistente presso il Padre, incarnato per noi, vita e luce del mondo, verità totale dell’uomo e sua certezza e salvezza, Signore Risorto che scende nella storia e si fa storia con l’uomo, condividendo sofferenze e gioie, problemi e ansie, luce che splende sul volto nella santità della Chiesa e ci dà come Madre la sua stessa Madre, Maria Immacolata ed Assunta. Ma dire Cristo è dire l’Eucaristia, dire il Sacerdozio: un triplice intarsio a lui abituale, si può dire, fin dalla fanciullezza, grazie all’educazione familiare e al suo piissimo parroco, sempre da lui ricordato, nel difficile quartiere di Barra. E al suo Cristo egli andrà sempre ispirandosi nelle varie fasi del suo sacerdozio ed insegnamento, già tra i ragazzi e i giovani tra i quali svolse il primo apostolato, come pure tra gli alunni nel liceo Genovesi di Napoli e via via nei vari incarichi sempre più impegnativi, fino all’Università. Abbinamenti particolari: Eucaristia e Fede – Eucaristia e Vangelo – Eucaristia e Croce – Eucaristia e Pasqua (tematiche nella prima parte dei “Frammenti eucaristici”). Siamo nel 1990, l’anno del Sinodo che ebbe per tema “Il sacerdote nelle circostanze attuali”. Leggiamo nella prefazione: “Sono più di trent’anni ormai che studio l’Eucaristia, ho insegnato e scritto sull’Eucaristia, la contemplo e l’adoro, la annuncio e la celebro, ma essa supera ogni possibilità di comprensione e di espressione. Essa sfugge alla sintesi … non è possibile ricevere tutto in una volta”. ARCIVESCOVODI SPOLETO-NORCIAAccenniamo rapidamente agli altri punti toccati da mons. Milano: il servizio episcopale di mons. Ambrosanio, non solo nella nuova diocesi affidatagli nel 1988, ma già prima a livello anche di Cei: il documento “Evangelizzazione e sacramenti” uscito praticamente dalla sua penna e dal suo gruppo di studio così, in Cei, la Presidenza della Commissione episcopale per l’Educazione cattolica, il suo incarico presso gli Issr d’Italia, la riconsegna del Documento di base ai catechisti italiani. E poi, la sua passione per la Chiesa affidatagli, “una Chiesa di santi, di molti santi, santi di ieri ma anche di oggi”, come gli aveva sussurrato il Papa, terra splendida di grazia, di intelligenza, di bontà, di operosità. Ed insieme tanta passione per l’Umbria, “terra santa, terra di Benedetto, di Francesco e di Rita, terra benedetta da Dio”. Basterebbe rileggere il suo discorso ai sindaci di Spoleto e di Norcia, al primo ingresso nelle due città. E poi, i vari momenti del suo episcopato: il periodico diocesano “Chiesa in cammino”, la doppia pagina diocesana ne “La Voce”, la beatificazione del beato Pietro Bonilli, la Visita pastorale, purtroppo interrotta dalla malattia sulle montagne del Sellanese, il Piano pastorale novennale per gli anni ’90, nelle tre tappe triennali l’annunzio, la celebrazione, la carità, secondo l’indicazione di Giovanni Paolo II nella Visita ad limina del ’91; ed inoltre il recupero da Utrecht delle reliquie di san Ponziano, il Convegno a Roccaporena sulla “Mulieris Dignitatem” (il primo in Italia), gli interventi magisteriali a livello anche europeo, come a Parigi e Barcellona, il richiamo all’attenzione pastorale verso i “bisogni economici e sociali”. Ed inoltre i suoi scritti, specie i tre principali: “Sacerdote perché sacrificio” (gli Esercizi predicati a Lourdes ai sacerdoti malati, nel pellegrinaggio della Lega sacerdotale mariana nel 1983), “Frammenti eucaristici”, “Incontro a Cristo 2000” (opera condotta quasi a termine quando già malato terminale non voleva però arrendersi, fedele fino alla morte). Ci scusi mons. Milano per quanto abbiamo dovuto purtroppo omettere, per ragioni di spazio. Saremo ben lieti di pubblicare la Commemorazione nel numero di febbraio di “Chiesa in cammino”. Ci piace concludere con alcune parole di mons. Ambrosanio sul Terzo Millennio. Tante – egli dice – le difficoltà, non ultimi gli equivoci di buddismo, islamismo e vari sistemi filosofici, come in Feuerbach, ma conclude: “Ci sarebbe proprio da disperare. Un’epoca senza ormai il Cristo? No, perché Cristo ‘ieri, oggi e nei secoli'” e cita S. Agostino, “Cristo dispiegato nei secoli: ecco il mistero della Chiesa, dei santi, dei cristiani, altrettanti frammenti del Cristo totale”.
Teologo e pastore con profonda vocazione ecumenica
Anniversario della morte di mons. Ambrosanio: la commemorazione di mons. Milano
AUTORE:
Agostino Rossi