Nell’Anno della fede la catechesi è uno dei principali ambiti di riflessione e rinnovamento nel quale gli stessi catechisti sono coinvolti come soggetti educanti e come discenti.
La prima sessione del corso di formazione promosso dall’Ufficio catechistico diocesano si è appena conclusa ed ha interessato numerossimi catechisti che hanno seguito gli incontri sul Catechismo della Chiesa cattolica guidati da don Stefano Mazzoli, direttore dell’Ufficio catechistico che ha ricordato come il catechismo in oggetto “non tratta il problema della trasmissione della fede, dei metodi, della traduzione nelle diverse situazioni, ma offre una catechesi dei catecheti” e “vuole essere un manuale sulla fede anche per tutti quelli che si dicono credenti e che vogliono crescere nella conoscenza della propria fede”.
“Appare, infatti, sempre più chiaramente – ha detto don Stefano – anche nella nostra diocesi, che il vero rinnovamento dell’iniziazione cristiana non consiste nell’adottare un metodo piuttosto che un altro, un testo ‘catechistico’ piuttosto che un altro, ma si realizza in una Chiesa che sa rinnovare continuamente la propria fede, ne conosce i contenuti, la vive e la esprime con amore”.
Come è detto nella prefazione del Catechismo della Chiesa cattolica, il cammino di iniziazione cristiana dei ragazzi “è un’educazione alla vita di fede che comprende un insegnamento della dottrina cristiana, generalmente dato in modo organico e sistematico, al fine di iniziarli alla pienezza della vita cristiana”.
Catechisti che si sono ritrovati per il ritiro spirituale d’Avvento che è stato guidato da mons. Giorgio Brodoloni. Un momento di spiritualità forte sul tema dell’Incarnazione: “Vivere nella fede non è accettare qualcosa – ha detto mons. Brodoloni -, ma è accogliere Qualcuno e con lui e per lui accogliere tutti. La riscoperta conciliare dell’evento dell’Incarnazione – ha aggiunto don Giorgio – ha aiutato i cristiani a superare la distinzione rigida tra mondo di Dio e mondo dell’uomo. Ha restituito all’uomo la consapevolezza di una solidarietà insperata con il suo Dio. Il vero amore di Dio e il vero amore del prossimo non sono dispersivi ma convergenti, perché frutto di un unico amore”.
E per i catechisti: “L’essere destinatario di un dono di Dio e l’essere divenuto dono di Dio agli altri, deve far sorgere nel catechista l’esigenza di una forte crescita di vita. E come ogni dono divino, anche l’essere catechista è una realtà che non solo va accettata, ma continuamente richiesta”.