Sfrattati dall’acqua

L’alluvione che ha messo in ginocchio varie zone dell’Umbria

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Il disastro colpisce di sorpresa

L’alluvione ha colpito pesantemente l’Umbria, soprattutto Orvieto e, in misura minore, Città della Pieve e l’area tra Marsciano e Todi. Ma è stato un disastro, soprattutto nella città etrusca. La zona di Orvieto Scalo è stata praticamente sommersa, con danni incalcolabili per l’industria, artigianato e commercio, oltre che per i proprietari delle abitazioni allagate. Diverse persone sono state soccorse dai vigili del fuoco con i gommoni, e a Orvieto (dove sono stati chiusi anche i caselli autostradali), anche con un elicottero. Molti i disagi per la popolazione: chiuse le scuole per un paio di giorni, e a lungo è rimasto isolato l’ospedale. Molti si sono rifugiati sui tetti delle case e sugli alberi per sfuggire all’acqua del fiume Paglia esondato. Precauzionalmente il Comune ha allestito tre punti di accoglienza. Alcune famiglie sono state evacuate a scopo precauzionale anche nel Marscianese ma i gommoni dei vigili del fuoco (centinaia le chiamate al Comando provinciale di Perugia) sono entrati in azione anche nel Tuderte e a Città della Pieve. La pioggia ha avuto invece effetti positivi sul lago Trasimeno, da tempo alle prese con una crisi idrica, con un rialzo di 15 centimetri. “È una situazione particolarmente critica che, in alcune zone, non si presentava da almeno 50 anni, con punte di 200 millimetri di acqua nell’Orvietano”, ha detto la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini, che si è recata in visita ad Orvieto. E di un fenomeno “bicentenario, di cui nessuno poteva prevedere la inaudita straordinarietà” ha parlato il sindaco di Orvieto, Antonio Concina.

Una delle zone di Marsciano allagate dopo le pesanti piogge dei giorni scorsi

Di fronte a quanto avvenuto si pensa sempre se qualcosa potesse essere evitato, soprattutto con la prevenzione. La sezione territoriale orvietana di Confindustria ha affermato che si tratta di “una catastrofe annunciata”, ricordando che “troppe volte sono state lanciate grida d’allarme, rimaste inascoltate, per ridurre il rischio idraulico del fiume Paglia. La mancata messa in sicurezza del fiume ha provocato danni enormi, che sono certamente superiori agli investimenti per i lavori che si sarebbero dovuti fare”. La Confcommercio locale ha sottolineato che “sono a rischio collasso un centinaio di aziende che occupano almeno mille dipendenti. Questo evento devastante”, in un periodo di recessione, “può anticipare, se nessuno agirà con il dovuto senso di responsabilità, la morte del sistema”. Secondo il Sindaco di Orvieto, sono almeno una ventina le aziende seriamente danneggiate dall’alluvione. “La situazione meteo è in via di miglioramento – ha detto – ma ora ci aspetta il lavoro più difficile: il censimento dei danni. Fare una stima è difficile, ogni azienda è stata colpita in modi diversi. Di sicuro il fermo dell’attività rappresenta per tutte un grave danno. E in un momento già difficile per l’economia, questo significa mettere le imprese completamente in ginocchio”. Per il riconoscimento dei danni e degli eventuali risarcimenti, ha rilevato Concina, “sono state attivate in queste ore due diverse procedure, una che riguarda appunto le aziende e un’altra i privati. Adesso aspettiamo che la Regione si attivi per il riconoscimento dello stato di calamità naturale”. C’è, intanto, preoccupazione per quanto avvenuto nel centro storico di Parrano, paese del Ternano, in conseguenza delle straordinarie precipitazioni dei giorni scorsi. Si è aperto un fronte franoso di oltre 100 metri. “Si tratta – ha spiegato il sindaco di Parrano, Vittorio Tarparelli – di una zona a forte rischio, già nota sin dal 1908 per la fragilità dell’assetto idrogeologico e per via di un movimento franoso che spinge la collina verso il Fosso di San Giovanni. Il centro storico rischia in questo modo di rovinare in basso. Serve un intervento sommamente urgente”.

AUTORE: Emilio Querini

1 COMMENT

  1. L’alba del giorno dopo

    Sono le 7.00 del 13 novembre ed un tiepido sole illumina la mattinata, la quiete dopo la tempesta.
    Ieri è stata una giornata da dimenticare, dopo una notte di pioggia battente, gli argini del fiume Nestore non hanno retto ed un mare infinito di acqua, melma, fango, arbusti, si è riversato con forza inaudita prima nei campi da poco seminati e poi attraverso le fognature, le forme, passando anche sopra le strade, si è riversato negli scantinati delle abitazioni.
    La paura è stata tanta, il disagio e i danni notevoli, sono certamente più di 40 anni che non accadeva un disastro simile.
    Allora non c’era la strada provinciale a dividere il letto del fiume dalle abitazioni, e l’acqua invadeva tutto, trascinando tutto ciò che incontrava nella sua folle corsa verso il Tevere.
    Poi la strada a divisorio, a protezione, e una piena all’anno quasi a volerci tenere sulle spine, a rammentare che prima o poi poteva accadere di peggio.
    E anche se nel corso degli anni avevamo creato alcune difese, stavolta è stata non solo molto più grossa la piena del Nestore, ma anche repentina, rabbiosa, e molti di più i danni materiali ai quali vanno aggiunti anche i molti animali, fra i quali 5 cuccioli di razza che sono rimasti nel fango.
    Ma vedere l’edicola della Vergine Maria lì in mezzo a quel mare melmoso a quel fango che si accavalla sopra altro fango, a pioppi sradicati dalla terra che navigano fra i fluttui, ci dà una impressione di sconcerto; quasi a voler significare che l’uomo ha abbandonato Maria lì da sola in mezzo a quella devastazione, senza voler o poter fare nulla.
    Nasce nel cuore una domanda: chissà che non sia Lei, la Vergine Maria che sceglie di essere lì per poter salvare da inondazione certa le abitazioni e le scuole materne posizionate nel fondo del paese, a questo pensiero il cuore si illumina e recita: “Salve Regina, Madre di Misericordia”, si la Misericordia di averci salvato una volta ancora dalla inondazione.
    crumax

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