“Ècco il tempo favorevole” (2Cor 6,2), il tempo in cui l’AC (Azione cattolica) “ricomincia un cammino mai interrotto d’impegno e ragionamento sui temi delle Settimane sociali, per non essere dispensatori di servizi specifici tra le mura della Chiesa ma persone che sentono nel loro cuore l’ansia di annunciare il bello del Vangelo”.
Con queste parole il presidente nazionale di Ac, Franco Miano, ha concluso il convegno regionale Ac sul tema “Un’agenda per la famiglia: lavoro e scuola” tenutosi sabato 3 novembre presso l’istituto San Carlo di Foligno, da sempre luogo simbolo del movimento cattolico umbro. Con l’idea di un’agenda per la famiglia si è voluto sottolineare il ponte che unisce le proposte studiate ed emerse dalla 46a Settimana sociale dei cattolici italiani di Reggio Calabria nel 2010, con il nuovo cammino di preparazione verso la prossima Settimana sociale che si terrà a Torino dal 12 al 15 settembre del prossimo anno.
Luca Diotallevi, vice presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici italiani, ha sottolineato che non tutto è andato perduto della precedente Settimana sociale: ci sono echi dell’“agenda di speranza” di Reggio Calabria in giro per le diocesi italiane, ma il laicato “negli ultimi anni non è stato all’altezza del suo ruolo, né spiritualmente né nella lettura dei processi in corso, basti pensare al suo rapporto con la politica”.
Pur tuttavia “il processo di partecipazione attivato con quell’atto d’intelligenza della Settimana sociale di Reggio Calabria ha prodotto qualcosa di significativo anche sotto l’aspetto della mobilitazione sociale. Va conservato il grande senso di responsabilità, la consapevolezza che comunque abbiamo l’intelligenza delle cose, e che sappiamo quale è la strada da seguire”.
Occorre pertanto, ha aggiunto, “il coraggio della responsabilità” nell’ammissione “del carattere anemico dell’apostolato dei laici” per imparare a godersi fino in fondo la fede”.
Marcello Rinaldi, dirigente dell’Istituto agrario di Todi, parlando del ruolo dell’istruzione ha spiegato che, nel nostro Paese, c’è un problema strutturale, ma anche soprattutto culturale per il quale la scuola risulta essere poco qualificante. Il modello italiano “è ancora quello della testa ‘ben piena’, anziché della testa ‘ben fatta’. Ci sfugge, insomma, il senso di dover educare i giovani alla creatività, più che al sapere tante cose. Se è vero che “il 60-70% dell’apprendimento avviene per vie non formali, la scuola deve ristrutturarsi”, sospinta dai cambiamenti apportati dalla multimedialità. Occorre pertanto – ha concluso – rivedere il ruolo della scuola come motore della scuola e come comunità educante”.
“La politica non mette al centro il lavoro produttivo. E non mette al centro i giovani, quindi nemmeno il futuro – ha detto Ulderico Sbarra, segretario generale regionale Cisl. – Il mondo del lavoro sta diventando sempre più piccolo e veloce, per cui va cambiato il sistema, perché le idee ci sono ma non vengono ascoltate, e i soldi destinati alla formazione hanno preso strade diverse da quelle per cui sono stati dati”.
Un esempio positivo, invece, d’impegno e imprenditoria giovanile è il progetto Policoro, di cui Valentina Di Maggio è la responsabile per l’esperienza messa in atto nella diocesi di Assisi-Nocera-Gualdo. “È un progetto d’imprenditoria giovanile – ha detto – alla luce della dottrina sociale della Chiesa, che promuove una nuova concezione del lavoro basato sulla valorizzazione della persona e dei suoi talenti e sulla diversificazione dei mestieri a seconda delle aree geografiche in cui sorge”. Il progetto, ha chiarito la responsabile, non solo “non è una nuova forma di assistenzialismo”, ma rappresenta un modello vincente, esportabile: “Anche se è nato al Sud, da quattro anni si è diffuso pure al Centro-Nord”, e “in quindici anni ha permesso di metter su 500 diverse aziende, soprattutto cooperative sociali”.
Il bisogno di discernimento in vista di un nuovo impegno come cittadini è stato ribadito da Stefano Sereni, delegato regionale Ac e moderatore dell’incontro, affinché “scuola e lavoro possano trovare nuove sinergie e idee di sviluppo in una regione dove non mancano uomini e donne di buona volontà pronti a confrontarsi e impegnarsi” con un obiettivo comune: “Far sì che le famiglie tornino a guardare con speranza al futuro, e soprattutto al futuro delle nuove generazioni”.
Mons. Gualtiero Sigismondi, vescovo di Foligno, e Franco Miano, nel concludere l’incontro hanno entrambi sottolineato che “serve uno spirito di speranza che passa attraverso l’assunzione di responsabilità, il fare la propria parte, la fatica della testimonianza. Se non c’è speranza non c’è vita buona, se non c’è speranza non c’è Vangelo”.
Essere laici sul serio
Questo di Foligno era il primo di 16 appuntamenti sparsi per tutto il Paese, che vede l’Azione cattolica impegnata a mettere a fuoco, tappa per tappa, i temi che poi saranno al centro dell’incontro torinese. Nell’Anno della fede e della memoria attualizzante del Concilio Vaticano II – ha sottolineato il presidente Miano – bisogna tornare a ragionare da laici, sul ruolo del laicato nella Chiesa, perché ne va del raccontare il Vangelo oggi e la sua bellezza nella società. Scuola e lavoro sono due grandi e decisive emergenze sociali alle quali applicare il metodo del discernimento con un di più di spiritualità che consenta di immergersi nella vita con maggior fecondità e profondità, per leggere i problemi attraverso il confronto e le differenti competenze.
Con questo spirito la delegazione regionale dell’Azione cattolica dell’Umbria ha deciso di proporre la modalità del question time con la quale far interloquire ospiti e pubblico, per creare maggior dialogo, confronto e dibattito su questi temi ‘caldi’, cercando di andare alla concretezza della quotidianità e non di rimanere su piani sempre un po’ troppo teorici.
Quattro sono stati gli ospiti per altrettanti argomenti: Luca Diotallevi e il senso e riscontro delle Settimane sociali, Marcello Rinaldi e il ruolo della scuola secondaria nel suo essere o meno qualificante rispetto al mondo del lavoro, Ulderico Sbarra e l’impegno del sindacato e, infine, Valentina Di Maggio e il progetto Policoro, una proposta concreta di imprenditoria giovanile.