Nuovo anno, vecchie e nuove liti nel centrosinistra al governo regionale. Ha scatenato una forte ondata di polemiche la decisione del presidente del Consiglio, Carlo Liviantoni, di modificare la composizione delle commissioni a palazzo Cesaroni, dopo l’uscita dalla maggioranza di Maurizio Donati, capogruppo dei Comunisti italiani. Lo stesso Donati, Ripa di Meana (Verdi) e Ronconi (Per l’Umbria) hanno chiesto le dimissioni di Liviantoni. All’esterno si capisce poco di questa ennesima grana che comunque dimostra una grande difficoltà nella maggioranza. Donati ha più volte dichiarato di essere fuori dalla maggioranza, Liviantoni ne ha preso atto e ha operato affinché nelle commissioni permanenti il rapporto tra maggioranza e minoranza restasse di 4 a 3 così come prescrive il regolamento. Il problema è capire se i Comunisti Italiani sono fuori dalla maggioranza (come è al momento) oppure vogliono – con il consenso degli alleati – rientrare dalla parte principale, cioè con un posto nell’esecutivo. E qui nascono le riunioni di coalizione, sfibranti, con un occhio al governo regionale e un altro agli equilibri per i collegi elettorali nelle prossime elezioni politiche. Non va dimenticato che tutto è nato con l’esclusione dei Comunisti Italiani dall’esecutivo, poi riparata dall’elezione di Bonaduce (allora Comunista italiano) a presidente del Consiglio regionale. Ma il suo passaggio a Rifondazione ha fatto ripartire il valzer delle liti, non certo sopito dall’elezione di Liviantoni al posto del dimissionario Bonaduce. I toni sono molto accesi, spesso il linguaggio è esasperato. Sul rimpasto delle commissioni sono state numerose le prese di posizione dei consiglieri. Il verde Ripa di Meana lo ha giudicato un procedimento compiuto “manu militari dal presidente Liviantoni che, nel giudicare il consigliere Donati fuori dalla maggioranza, non ha compiuto verifiche ma ha attinto a piene mani sul dibattito consiliare estrapolandone alcuni spezzoni”. Per Ripa di Meana, il Presidente del Consiglio regionale deve subito revocare la delibera perché la “decisione è illegittima”. Donati ha parlato di “atteggiamenti anticomunisti della Giunta Lorenzetti” chiedendo di ripristinare un “quadro di correttezza istituzionale” altrimenti la via è quella del Tar e del Consiglio di Stato. “Consideriamo tale decisione – ha affermato Donati – unilaterale, arbitraria, arrogante ed illegittima, non corrispondente al dettato normativo del nostro regolamento interno”. Enrico Sebastiani (Ccd-Cdu) ha chiesto la revoca della decisione di Liviantoni sottolineando che “l’atto, già criticato da colleghi dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, risponde solo al criterio di “blindare” una maggioranza che perde continuamente pezzi e poco fiduciosa di sé evitando che possano esserci confronti reali, anche a rischio di essere messa in minoranza nelle decisioni prese dalle Commissioni”. Duro il giudizio di Ronconi, secondo il quale “quando un Presidente è causa di una tale turbolenza istituzionale, quando con comportamenti a dir poco non meditati è motivo di impedimento del lavoro consiliare, quando con decisioni assurde determina una nuova spaccatura su motivi istituzionali non solo tra maggioranza e opposizione ma addirittura all’interno della stessa maggioranza, allora può dimostrare ragionevolezza e responsabilità in un solo modo, con le immediate dimissioni dall’alta carica istituzionale che con tutta evidenza non si è saputa interpretare”. Pietro Laffranco (An) parla di “farsa e di commedia che prosegue con continue riunioni di maggioranza in cui si cerca di trovare precari equilibri”. Alle accuse ha replicato Liviantoni ricordando che “il presidente del Consiglio regionale è obbligato a far rispettare il regolamento. E’ questa la garanzia per tutti, maggioranza e minoranza” e ha giudicato le dichiarazioni di Ronconi “espressione di una imprudenza istituzionale e di una carenza preoccupante nella valutazione delle istituzioni. Se manca una cultura delle istituzioni – ha osservato – il confronto diventa difficile”. Secondo Liviantoni in due commissioni (seconda e quarta) la maggioranza era ormai minoranza e questo fatto è in contrasto con il regolamento. Tra le tante dichiarazioni, è instancabile il lavoro degli ambasciatori’ dei vari gruppi per cercare di attenuare il livello dello scontro all’interno della maggioranza.
L’Umbria merita meno polemiche e più attenzione ai problemi reali
NUOVO ANNO VECCHIE E NUOVE LITI NEL CENTRO SINISTRA AL GOVERNO REGIONALE
AUTORE:
E.Q.