Un fiore e un bacio

Quando Angelo Giuseppe Roncalli, il 28 ottobre 1958, venne eletto Papa, rimanemmo sgomenti tutt’e quattordici, noi che frequentavamo il I anno di Teologia all’Università del Laterano: oltre lo scrivente, Baldelli da Assisi, Boccioni da S. Angelo in Vado, Bonacina da Bergamo, Canalini da Osimo, Colantonio da Roma, De Filippo da Aversa, Favero da Venezia, Lo Russo da Altamura, Marinelli da Ascoli Piceno, Molinaro da Udine, Rosa da Perugia, Spada da Imola, Tavernese da Sora. Cinque dei ragazzi di allora oggi sono in paradiso, Fortunato Baldelli è il quinto della lista.

A parte lo scrivente, quei ragazzi erano diventati tutti ottimi sacerdoti. Ma Baldelli era un santo: allora era una mia intuizione, oggi è la convinzione di tutti. Me lo ha confermato anche don Piero, che mi ha invitato alla liturgia di suffragio che avrà luogo a Sant’Anselmo all’Aventino nel trigesimo, sabato prossimo. Non potrò esserci, ma quella mattina, cantando Chi ci separerà dal Suo amore?, mi collegherò con lui dalla casa di riposo “Mosca”, dove ogni giorno con le mie “giovinette” (fra gli 80 e i 90, e oltre) celebriamo messa e cantiamo le lodi del Signore come se avessimo vent’anni.

Fortunato in qualche modo era di Gubbio, perché allora la minuscola parrocchia nella quale era nato ed era stato battezzato, Giomici, era in diocesi di Gubbio; ma presto passò ad Assisi.

E ad Assisi le nostre vite si incrociarono, per gli studi liceali, per proseguire insieme il cammino degli studi filosofici e teologici al Laterano, dove a nostra robusta amicizia divenne infrangibile.

Nei cinquant’anni che seguirono quel 18 marzo 1961 in cui venimmo ordinati preti, ci incontrammo di persona non più di cinque o sei volte, ma non ci perdemmo di vista un solo giorno. Lui volava: Angola, Cuba, Egitto. Strasburgo, Repubblica Dominicana, Perù, Francia. Infine Roma. Cardinale e Penitenziere Maggiore. Io lo seguivo con lo sguardo interiore, e anche con un po’ d’invidia

Nel 1995 vissi qualche giorno con lui nella Nunziatura di Lima, e lui mi fece visitare le due iniziative di carità che seguiva di persona: la Casa della carità di Madre Teresa e una piccola ma intensa iniziativa promossa nell’interno del Paese, sulle Ande, da Bernabè, un tetraplegico intorno al quale era cresciuta una splendida, poverissima, gioiosa comunità di invalidi che sopravviveva allevando conigli bianchissimi. Un paio di anni fa mi invitò a celebrare con lui i 500 anni della Madonna dell’Olmo a Casacastalda, dove oggi è sepolto. Arrivai a messa iniziata, mi aggregai, ma lui era talmente concentrato sul Corpo del Signore che teneva in mano da accorgersi di me solo al bacio della pace. Poi, a febbraio di quest’anno, fui suo ospite per qualche giorno nella Casa Paolo VI di via della Scrofa, e mi resi conto che quella sua era una full immersion in Dio, 24 ore su 24.

Sabato prossimo deporrò un fiore e un bacio sulla sua tomba, a Casacastalda.

AUTORE: Angelo M. Fanucci