Parliamo del brutto caso del bambino conteso tra due famiglie, o due mezze famiglie; di qua un padre, di là una madre (e per essa una nonna o zia) che letteralmente se lo strappavano di mano, con la gente intorno che gridava e la polizia che dava man forte (anche qui alla lettera) al padre. Davvero avvilente. È stato un coro di accuse ai poliziotti; il loro comportamento è stato definito brutale o almeno “poco professionale” come ha detto diplomaticamente il ministro dell’Interno. Ma che si vuole dalla polizia e dalla magistratura? Hanno gli strumenti che hanno, come il chirurgo ha il bisturi. Certo, ci sono anche chirurghi macellai, ma non si può rimproverare il chirurgo se fa scorrere il sangue. La differenza è che del chirurgo no, ma della magistratura e della polizia volendo se ne può fare a meno. Se i genitori che si separano (parlo in generale, non di quelle persone lì, che non conosco) pur litigando e odiandosi hanno sensibilità e intelligenza, fanno in modo che i bambini lo vivano in modo per quanto possibile sereno. Se è deciso che un certo giorno il bambino deve stare col padre, la madre non deve dire: “Quel mostro ti vuole rapire ma io ti terrò con me e ti salverò”; deve dire: “Tesoro, oggi vai da papà e sarà bello perché lui ti vuole bene, poi presto ci rivedremo”. E magari accompagnarlo lei stessa dal padre, mostrandosi serena. Naturalmente i padri devono fare altrettanto. E anche nonni e zii dovrebbero fare la loro parte di pacificatori, non di sobillatori. Certo, comportarsi così costa fatica e anche sacrificio. Ma è (dovrebbe essere) come quando il bambino va per la prima volta all’asilo; si soffre ma si accetta, perché il bambino deve vivere la sua vita, e quello è il bene per lui – anche se in quel momento piange anche lui per il distacco. Tornando al caso del bimbo conteso, molti dicono: si doveva rispettare la volontà del bambino. Ma che cosa vuole veramente un bambino, se un genitore lo aizza contro l’altro? Poi ci sarebbe da parlare del ruolo che hanno gli avvocati in queste vicende, ma qui devo stare zitto.
Se la polizia ‘porta via’ un bambino
AUTORE:
Pier Giorgio Lignani