Che fa un politico quando un Vescovo parla di politica? Si sente defraudato, sminuito, soppiantato? Oppure ne invidia la “cattedra” ed il relativo carisma, magari dimenticando che un prelato non si presenta candidato alle elezioni?Il 2001 è cominciato in Umbria all’insegna dell’antica querelle sulla “Chiesa che interferisce nelle cose della politica”, o giù di lì. Il fatto: mons. Chiaretti, arcivescovo della maggiore diocesi umbra, quella perugina, nel discorso di fine Giubileo chiama gli amministratori pubblici alla collaborazione e all’impegno per il bene comune. Cioè, parla da Vescovo. Siamo allo scandalo? Messa così, non sembra. Ma lo scandalo c’è, e non ci vuole molto ad individuarlo. Come si fa a parlare di “comune impegno” ad una classe politica che ha fatto dell’esasperazione delle differenze e delle divisioni la propria quasi unica strategia di approccio al confronto tra le parti? Eh sì, Eccellenza, lo “scandalo” è l’aver ricondotto la classe politica tutta al vero ed unico perché della propria esistenza, e cioè il “bene comune”. Non che i politici (per carità, non pecchiamo di qualunquismo) l’abbiano perso di vista: è che votare, votare e ripetutamente votare ha paradossalmente reso più importante vincere piuttosto che governare. Che l’appello di Chiaretti almeno non resti “voce di uno che grida nel deserto”.
IL VESCOVO PARLA AI POLITICI: CHE “SCANDALO”!
AUTORE:
Gad