“Mi piace pensare che voi catechisti aiutate noi Vescovi a ‘portare’ il Vangelo”! Mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto – Norcia e delegato Ceu per la catechesi e l’avangelizzazione si è rivolto così ai catechisti domenica pomeriggio al termine della messa nella basilica di Santa Maria degli Angeli, a conclusione del convegno regionale tenuto sabato e domenica sul tema “I catechisti chiamati all’ascolto per rendere testimonianza di una gioia piena e traboccante”. L’Arcivescovo ha quindi letto la “Lettera ai catechisti” firmata dagli otto vescovi della regione e anche a loro nome ha rinnovato il “mandato” a tutti i catechisti presenti.
La partecipazione alle due giornate ha superato le previsioni sia nella giornata di sabato riservata ai membri delle commissioni, di fatto seguita anche da altri catechisti facendo registrare oltre 200 presenze, sia nella giornata di domenica con oltre 600 partecipanti venuti dalle otto diocesi. Soddisfatti gli organizzatori, a cominciare dal direttore dell’Ufficio catechistico regionale, don Luca Delunghi, per una partecipazione che ha manifestato l’interesse diffuso verso il rinnovamento della catechesi per i sacramenti dell’iniziazione cristiana. “Viviamo in un periodo di profondo analfabetismo dei contenuti essenziali della fede, in quanto la famiglia ha cessato di essere il primo luogo di tramissione della Parola di Dio. C’è, quindi, bisogno di nuovi metodi per la catechesi” ha detto mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, aprendo il convegno sabato mattina presso la Domus Pacis.
Ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana significa, hanno sottolineato più volte i relatori, “essere introdotti alla vita della comunità”, essere inseriti pienamente nella Chiesa con il Battesimo, la Cresima e l’Eucarestia. Sono i sacramenti attraverso i quali inizia una “nuova” vita che può essere alimentata solo restando nella comunità. Per questo nel “metodo catecumenale” è previsto il coinvolgimento della famiglia in primo luogo e della comunità intera. Guai, però, ha avvertito don Dino Pirri, assistente nazionale dell’Azione cattolica ragazzi, a giudicare fallito il metodo tradizionale. “Io sono qui e sono anche prete – ha detto – ed ho fatto il catechismo ‘tradizionale’”! Il rinnovamento, ha aggiunto, è un’esigenza di attenzione alla realtà del momento, non è l’effetto di un giudizio negativo sul passato. La novità, ha aggiunto don Andrea Lonardo direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Roma, “non dipende dal gioco che fai fare al bambino ma sta nella ‘novità’ del cristianesimo e nella sua capacità di cambiarti la vita”. “Noi non siamo qui per rinnovare una ‘patacca’ che altrimenti non riusciremmo a vendere ma perchè abbiamo un tesoro per cui vale la pena vivere, il Vangelo” e per questo, ha aggiunto, “di noi c’è bisogno come del pane per vivere perchè il Vangelo è per l’uomo”. La Chiesa italiana, aveva detto sabato pomeriggio l’arcivescovo di Perugia – Città della Pieve mons. Gualtiero Bassetti, vice presidente della Cei, “non farà un nuovo documento sulla catechesi perchè è ancora attuale il documento base” anche se potrebbero esserci nuovi orientamenti per i quali è atteso l’esito del convegno nazionale che si tiene a Padova in questo fine settimana (vi partecipano anche i direttori degli uffici diocesi dell’Umbria), nel quale si raccoglieranno i frutti dei convegni regionali.
Un’altro tema emerso con diverse accentuazioni è stato quello della formazione dei catechisti, una formazione “a tutto tondo”, anche di fronte ai bambini. “I bambini hanno domande enormi e serie – ha detto don Lonardo – e capiscono se gli rispondiamo con delle favolette!”. A chi tende a trascurare i contenuti don Ugo Lorenzi ha suggerito di riprendere in mano il catechismo della Chiesa cattolica perché nel “catechismo ci sono i contenuti di una vita vissuta, parole che sono anche da imparare a memoria perchè una volta dentro sono ‘a rilascio lento’”.