Alla fine, Giorgio Bonaduce si è dimesso. Era stato eletto presidente del Consiglio regionale come rappresentante dei Comunisti italiani, poi aveva mantenuto la carica dopo il suo tormentato passaggio a Rifondazione Comunista. Ma la sua decisione aveva determinato una forte tensione all’interno della maggioranza di centrosinistra perchè una componente – i Comunisti italiani – che già non faceva parte della Giunta, aveva ‘perso’ anche la guida del Consiglio. Ufficialmente Bonaduce se ne è andato perchè ritiene di aver concluso “il mandato ricevuto dal consiglio il 18 settembre scorso che impegnava il presidente e l’ufficio di presidenza ad avviare il percorso per la nuova carta statutaria”. L’ex presidente del Consiglio – pesantemente attaccato in questi mesi – ha anche annunciato che “per dignità politica” non intende accettare alcun incarico. Stefano Vinti (Prc) lo ha difeso affermando che “ha anteposto agli interessi personali quelli di carattere generale”. Se le voci sulle dimissioni di Bonaduce si rincorrevano da tempo – sulla base di un probabile accordo della maggioranza per azzerare la situazione – lo stato di fibrillazione all’interno del centrosinistra è ancora molto alto. Perchè il quadro politico si è modificato – Rifondazione Comunista ha ora 4 consiglieri – e non è così automatico ricomporre i dissidi dopo mesi di furibonde polemiche. Ora il favorito per la guida di Palazzo Cesaroni è il popolare Carlo Liviantoni che ha già ricoperto questo incarico nella scorsa legislatura. Ma forse bisognerà aspettare un po’ perchè le prime votazioni richiedono un quorum più alto. E poi vanno raggiunti accordi che interessano l’esecutivo. Per evitare che i Comunisti italiani rimangano all’opposizione, sarebbe necessario un loro ingresso in giunta. E a quel punto le deleghe potrebbe essere di nuovo discusse. Ogni nome proposto, oppure eletto, legittima, oltre che un forte ricorso alla fantasia, anche un complicato gioco ad incastro tra l’importanza degli incarichi assegnati ed il peso, accresciuto o modificato, di ogni componente politica, con tutte le lagnanze del caso. In questa situazione il centrosinistra che deve considerare anche qualche malumore interno – dai verdi ai socialisti – ha il compito di trovare una soluzione efficace che possa chiudere una lunghissima fase di polemiche interne nate sin dall’avvio della legislatura. In questo quadro la Casa delle libertà spara a zero. Maurizio Ronconi (Per l’Umbria) sottolinea che “ormai non si capisce se si tratti di una farsa o di un dramma. Le dimissioni del presidente del Consiglio, per modi e tempi, rappresentano un fatto assolutamente inedito e segno inequivocabile di come la maggioranza di oggi consideri le istituzioni: un terreno di confronto per stabilire un primato all’interno della maggioranza”. Secondo Pietro Laffranco (An) le “dimissioni del presidente Bonaduce sono l’ennesima prova delle gravissime difficoltà politiche in cui versa l’attuale maggioranza di centrosinistra”. Laffranco prevede, per l’elezione del consiglio regionale, “un nuovo, indecoroso spettacolo già offerto dal centrosinistra in occasione dell’elezione di Bonaduce”. Oltre alla presidenza del Consiglio, c’è da assegnare anche la presidenza della commissione statuto. Si tratta. E non si escludono sorprese.
Si attende un chiarimento e un riassestamento della maggioranza
Bonaduce dopo una serie di aspre critiche si è dimesso da presidente del Consiglio regionale
AUTORE:
R.C.