Fin dall’inizio di quest’anno giubilare aveva preso corpo l’idea, nel quadro del pellegrinaggio alle tombe degli apostoli, di una meta leggermente diversa: non il martirio ma la chiamata degli apostoli. Sarebbe potuta essere la Palestina e la Galilea, ma il pellegrinaggio era stato già realizzato due anni fa. Dunque, non direttamente Pietro ma “Paolo”. Ringraziamo il nostro arcivescovo mons. Fontana di averci così prospettata la grande avventura e poi guidati.Paolo! Il pensiero è andato subito alla sua Conversione: Damasco. E il progetto ha tenuto campo per qualche mese. Poi, la situazione non troppo rassicurante del Medio Oriente ci ha obbligati ad una polarizzazione diversa. Non più Damasco, ma Malta, sulla via di Paolo prigioniero verso Roma: l’isola del grande naufragio, del governatore romano Publio miracolerà il padre, Publio, convertito poi al cristianesimo e futuro vescovo dell’isola, oggi addirittura San Publio. Malta l’isola annunciata a Paolo dalla visione notturna: “Non temere tu dovrai comparire di fronte a Cesare in Roma, saranno salvi con te tutti i tuoi compagni di viaggio” (cf. Atti, 27, 24). La nave si fracasserà, tutto il suo carico andrà perduto, ma tutti i 276 passeggeri, in gran parte criminali e malfattori portati a Roma per il giudizio, e poi marinai e soldati (con il centurione Giulio) saranno salvi. Una vipera salterà dal fuoco del primo bivacco al braccio di Paolo, tutti aspetteranno di vederlo cadere colpito a morte, ma resteranno a occhi spalancati di fronte all’Apostolo che con tutta tranquillità si strappa la vipera di dosso e la getta nel fuoco. Uno stupore che sarà di ottima premessa ai tre mesi dell’Apostolo nell’isola ove, pur prigioniero e confinato in una grotta, accanto alla quale sorgeranno poi le catacombe, avrà però libertà di muoversi gettando le basi di quella comunità che ancor oggi è più che fiorente, come indica la stessa percentuale della pratica domenicale, oltre il 50%.E’ qui che il nostro piccolo gruppo di sacerdoti, rappresentanti delle varie vicarie, con mons. Arcivescovo, ha seguito anzitutto un corso di esercizi spirituali e poi è andato pellegrinando, sulle orme di una storia che iniziata con Paolo, nell’eco di antichissimi millenni e di civiltà megalitiche, è andata poi prolungandosi nell’era cristiana tra mille peripezie: dalla decadenza di Roma ai Vandali, ai Gori e ai Bizantini, quindi agli Arabi e Saraceni, cui succedono poi i Normanni fino alla grande fioritura del Quattrocento con Francescani, Carmelitani, Agostiniani, Domenicani, Minori osservanti. Il ‘400 però è anche il secolo dei nuovi tentativi dei Mori di impadronirsi dell’isola, sempre però sottratta alla resa definitiva: nel 1429, contro 18.000 Mori provenienti dalla Tunisia, i 4.000 armati dell’isola riescono a prevalere, secondo una leggenda, con l’aiuto di Paolo apparso su un cavallo bianco, brandendo una spada e disperdendo nel terrore gli assalitori. Il ‘500 poi sarebbe stato il secolo dei cavalieri di Malta. Una forza multinazionale di 8 “lingue”, tra cui anche l’Italia. La storia successiva parla di decadenza fino alla fine del ‘700 quando Napoleone nel 1798 conquisterà l’isola. Appena 4 anni e ai Francesi succederanno i Britannici. Dopo l’ultima guerra, nel settembre 1964 Malta realizza l’indipendenza nell’ambito del Commonwealth (la Regina di Inghilterra è nominata Regina di Malta). Solo 15 anni dopo, Malta sarà finalmente Repubblica indipendente e l’ultimo soldato britannico lascerà l’isola. Tutta una storia documentata da fortificazioni, mura ciclopiche, stile arabo di tanti abitanti, un mare irto di promontori, baie (come quella di S. Paolo) e lagune e tante tante chiese, spesso sormontate da cupole di gloria, svettanti sulle case addensate all’intorno. A Mosta, la cupola della chiesa arcipretale è la terza al mondo per grandezza, dopo S. Pietro a Roma e S. Sofia a Costantinopoli. E proprio a Mosta è il Mount St. Joseph con la Casa degli esercizi diretta dai Gesuiti. Ha dettato le meditazioni padre Donato Spiteri, cappuccino, avvertendoci che le sue sarebbero state piuttosto lezioni di Teologia paolina, noi poi avremmo provveduto allo sviluppo personale e pastorale. Ed è partito proprio dal naufragio di Malta, innalzandosi man mano fino alla Chiesa, icona della Trinità. La visita poi dell’isola non è stata tanto di turisti quanto di presbiteri alla ricerca di un passato proteso al futuro. Premessa preziosa ad un millennio di grazia, quale va disegnandolo per noi il Sinodo diocesano.
A Malta sulla via di Paolo prigioniero verso Roma
Il pellegrinaggio di un gruppo di sacerdoti delle varie vicarie con mons. Fontana
AUTORE:
Agostino Rossi