Tempi di pausa e silenzio per meditare sulla Parola

Inizia il tempo delle vacanze. Tutti si allontanano dai ritmi ordinari della vita per trovare un po’ di riposo. Ed in effetti ne sentiamo tutti la necessità. È scontato il bisogno del riposo del corpo. Su quello dello spirito le idee sono più confuse, anche se forse oggi ce n’è ancor più bisogno di ieri. Questo spiega forse l’aumento di coloro che cercano luoghi di vacanza ove ritrovare il gusto del silenzio, della riflessione, della lettura, della meditazione. E hanno ragione. Proprio mentre tutto concorre nell’impedire il silenzio, si impone la necessità di uno spazio che lo permetta. Chi non sperimenta la difficoltà di interrompere i ritmi convulsi della vita ordinaria? E non parlo semplicemente del bisogno del silenzio esteriore, ovviamente preziosissimo; penso soprattutto al silenzio interiore, quello cioè ove l’io tace e una voce, altra da noi, può essere ascoltata. Ci sono attorno a noi voci di sapienti, antichi e contemporanei, da ascoltare e sulle cui parole meditare. È essenziale ritornare alla lettura dei grandi classici: attraverso di essi vivremo con maggiore coscienza i nostri giorni. Per parte mia vorrei spendere una parola sull’antica pratica della meditazione, che andrebbe non solo rivalutata, ma soprattutto ripraticata. Negli ultimi tempi, a dire il vero, più di qualche volta se ne è parlato. Ricordo, ad esempio, un’affollata assemblea tenutasi a Milano per ascoltare il Dalai Lama parlare, appunto, di meditazione. Per la tradizione cristiana si tratta di un pratica bimillenaria, sebbene da molti abbandonata. È senza dubbio opportuno riproporla. Non si tratta di mettere in atto una tecnica particolare. La meditazione cristiana si realizza semplicemente trovando un po’ di tempo per aprire la Bibbia e leggerla non solo con la mente ma anche con il cuore. Bibbia è una luce che illumina la cultura, le scienze, la psicologia, la sociologia ed altri campi della vita. Tutti possono farlo. L’Apocalisse sembra suggerirlo: “Quando l’Agnello aprì il settimo sigillo, si fece silenzio in cielo per circa mezz’ora” (8,1). Potremmo dire: abbiamo bisogno di mezz’ora di silenzio nell’ascolto della Bibbia. È tutto qui il segreto della meditazione cristiana. L’immagine evangelica che meglio la descrive mi pare sia la scena di Maria di Betania la quale si mise ai piedi di Gesù e lo ascoltava. Non era usuale per una donna stare ai piedi di un maestro, né allora perché suscitava scandalo, né oggi perché siamo travolti dalle numerose cose da fare. In verità, tutti siamo più simili a Marta, indaffarata in molte cose. E tuttavia Gesù sostiene che Maria ha scelto la parte migliore: essa non parla e ascolta la voce del Maestro. L’ascolto del Vangelo è l’essenza della meditazione cristiana. È semplice farlo, senza dubbio, ma non è mai banale se fatto con il cuore. Direi anzi che è la via della contemplazione e dell’estasi, ossia dell’uscire da se stessi e dalle proprie logiche per immergersi nel mistero di Dio. Chi è più avanti negli anni ricorda la diffidenza che c’era in passato per la lettura della sacra Scrittura, tanto che alla sua lettura si favorivano le pratiche devozionali. Il Concilio Vaticano II ha ridato in mano ai fedeli la Bibbia perché tutti potessero leggerla frequentemente e volentieri. Ad essa è legata la stessa conoscenza di Gesù, come diceva san Girolamo: “L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo”. Ebbene, il tempo di vacanza non è una occasione preziosa e opportuna per vivere momenti di riflessione che senza dubbio ci aiuteranno ad affrontare più ritemprati i mesi successivi?

AUTORE: Vincenzo Paglia, Amministratore apostolico diocesi Terni Narni Amelia