LA POLITICA UMBRA? E’ QUESTIONE DI NOMI

I nomi. La politica umbra, da alcuni mesi ormai, non fa altro che discutere di nomi. Elenchi di nomi, accoppiate, terne. Ecco, adesso vanno di moda le terne. Il lotto non c’entra. Si tratta di ben altro: di posti, di prebende, di “poltrone”. Consigli d’amministrazione, banche, enti: insomma, potere. Si litiga su designazioni, su rappresentanze, sugli “amici degli amici”. E’ questo il famoso “primato della politica”?I nomi. Nomi sono anche quelli che si fanno per i collegi elettorali, da conquistare il 13 maggio. Qui, prima dei nomi, si parla di “visibilità”. I partiti la chiedono, la reclamano, la pretendono: perché – questo è il ragionamento – se non sono visibile, l’elettore non mi vota. Ma fino adesso, questi partiti cos’hanno fatto per rendersi “visibili” agli occhi dei cittadini?I nomi. Di nomi si parla nelle segrete stanze delle segreterie dei partiti. Quello più grosso in Umbria, la Quercia diessina, ha tenuto una sorta di consultazione interna per “dare i voti” ai parlamentari uscenti. Anche da questo scrutinio tra gli iscritti dipenderà il futuro della compagine eletta nel ’96. Ma il timoniere diessino Stramaccioni ha già imposto la parola d’ordine: “rinnovare”. A prescindere dallo “scrutinio”? Oppure lui sa già come finirà? C’è, come al solito, chi trema e chi gioisce. C’è anche chi, come eletto, nel suo collegio non s’è mai visto. E’ rimasto un nome.

AUTORE: Gad