Si parla tanto in questi giorni di G8 che si terrà a Genova dal 20 al 22 luglio, dei protagonisti di quest’importante incontro fra i “grandi” della terra, fra coloro che contano (poi contano veramente o sono rappresentanti degli interessi di grandi multinazionali?), e ci si domanda se in quei giorni prevarranno il dialogo o la violenza, l’ascolto dei piccoli o la sordità dei potenti.
Ma a Genova in quei giorni ci saranno anche decine e decine di suore, frati, missionari che tra il 20 e il 21 luglio nella chiesa di S. Antonio di Boccadasse (un vecchio borgo di pescatori) pregheranno e digiuneranno in solidarietà con gli 800 milioni di persone, uomini, donne e bambini vittime di una globalizzazione che sta facendo miracoli solo per chi non ne ha bisogno e non sta portando miglioramenti nella qualità di vita delle popolazioni del sud del mondo. Ma non dimentichiamo che anche da noi nelle nostre città del nostro primo mondo, la globalizzazione sta creando sempre più esclusione: anche da noi i poveri sono in aumento!
Che c’entrano i religiosi con il G8? Più degli altri gruppi che saranno presenti a Genova, i religiosi hanno un ruolo essenziale in questa riunione dal momento che, presenti in quasi tutti i paesi del mondo, dai più ricchi ai più poveri, da anni si impegnano, collegati in rete e con altri organismi laici internazionali, per ottenere dai rispettivi Governi la cancellazione totale del debito estero ai paesi del Sud del mondo. Essi vivono tra i popoli impoveriti del Sud del Mondo e quindi sono testimoni sono i primi testimoni degli effetti perversi della globalizzazione. Tutti i giorni toccano con mano lo sfruttamento e le ingiustizie: persone che vanno a letto affamate, i bambini e le bambine a cui è negato l’accesso alla scuola perché poveri, pur vivendo in paesi ricchi di risorse umane e naturali che vengono saccheggiate senza poter intervenire.
Prendiamo ad esempio il caso dei medicinali per la cura dell’AIDS: noi paesi ricchi difendiamo, ed è giusto, i brevetti e la capacità scientifica di coloro che hanno realizzato questi medicinale, ma ci dimentichiamo che in certe zone dell’Africa quasi la meta della popolazione giovane è colpita dall’AIDS e non si può permettere di spendere circa 3000 dollari l’anno per le cure quando c’è un reddito pro-capite di qualche dollaro al giorno, quando le cose vanno bene. Non si fa più ricerca per certe malattie, vedi la malaria, perché non c’è un ritorno economico. Tutto ciò mentre molti Paesi non possono investire nell’assistenza sanitaria, perché le politiche di “aggiustamento strutturale” per far fronte al debito estero richiedono tagli alla spesa sociale. E mentre a Genova si discuterà per un ennesima volta su come far uscire i Paesi dalla morsa del debito i religiosi, seguendo l’insegnamento e il richiamo di Giovanni Paolo II, si sono attivamente coinvolti per chiedere al G8 la totale cancellazione del debito estero di questi paesi impoveriti.
Ancora una volta ci saranno dei “laici ” che diranno che la Chiesa è contro la modernità, contro il progresso. Niente di più falso! Né il papa, né i vescovi né alcun cristiano ha affermato che la globalizzazione è un male. Tutt’altro è una grande chance per tutti se questo processo verrà regolato da una politica che non vada a rimorchio dell’economia, schiava del Dow-Jones, di Wall Street, ma ritorni ad essere protagonista e promotrice di sviluppo. Un grande economista e premio Nobel, Amartya Sen afferma che senza democrazia e libertà (elementi della politica) per tutti non solo per i grandi capitali, non ci può essere vero sviluppo. Inoltre la politica e l’economia non possono dimenticare la solidarietà con i più poveri. a questo proposito molte organizzazioni non governative hanno proposto di imporre delle tasse sulle transazioni finanziarie, cioè sulle somme che vengono ogni giorno guadagnate in Borsa (si pensa allo 0,05 % delle somme guadagnate).
Il denaro così ricavato andrebbe a favore dei Paesi più poveri per progetti di sviluppo. Per questo con la tradizione del magistero sociale della Chiesa i religiosi affermano: che il mondo e le sue risorse sono per il sostentamento di tutti che il diritto alla proprietà non può calpestare il diritto degli altri al cibo, alla casa, alla salute e ad uguali opportunità all’interno della società che coloro che possiedono e amministrano i beni del mondo hanno la responsabilità primaria di assicurare il benessere, la libertà e la partecipazione di tutti che un’equa distribuzione dei beni del mondo è un prerequisito della pace, dell’accordo e della comprensione tra i popoli e un’esigenza assoluta per la salute della terra. Ma i religiosi a Genova non vogliono star soli: essi invitano tutti i cristiani e non, in tutto il mondo a pregare e digiunare nei giorni del G8, come un giorno aveva fatto la regina Ester per salvare il popolo ebreo dalla distruzione. Il nostro Dio è un Dio di misericordia che ascolta il grido dei poveri e “rovescia i potenti dai troni”.