“Santuari cristiani d’Italia: committenze e fruizione tra medioevo e età moderna” è il titolo del IV convegno che si svolgerà all’ isola Polvese al Lago Trasimeno di Perugia nei giorni 11-12-13 settembre. Il convegno promosso dall’Università di Perugia, dipartimento di Studi storico-artistici e dalla Provincia di Perugia, si avvarrà della collaborazione dell’Ecole franÈaise de Rome, dell’Università degli studi Roma Tre, Associazione internazionale per le ricerche sui santuari. Tre saranno gli argomenti che verranno trattati durante le prime due giornate del convegno: martedì 11 settembre alle ore 16.00 “Reliquie e immagini”; mercoledì 12 alle ore 9.30 “Committenti e devoti”, ore 16 “Aspetti artistici e antropologici”. Nella giornata conclusiva di giovedì 13 settembre alle ore 9 tavola rotonda “Bilancio e prospettive di ricerca”. Osservando il programma si può notare che, sia nella ricerca, sia nel convegno dell’Isola Polvese, sono impegnati in primo piano studiosi umbri, da Mario Sensi a Mario Tosti, Luisa Proietti, Clara Amandoli, Corrado Fratini, Luciano Giacchè, senza nominare personaggi di grande fama che interverranno nel dibattito conclusivo, tra cui figurano Gabriele De Rosa e Andrea Vauchez. Nella seconda serata saranno presi in esame luoghi e aspetti particolari di santuari umbri. L’iniziativa è certamente molto interessante e anche se il taglio dei discorsi è specialistico potrebbe attirare la curiosità di molti cultori di storia religiosa e locale. Il Convegno si concluderà alle 15.30 di giovedì 13 settembre con una visita al Santuario della Madonna di Mongiovino, che sarà illustrato dal punto di vista storico artistico da Laura Teza. Con il termine santuario abbiamo inteso nominare ogni edificio religioso nel quale è testimoniata una devozione che sorpassi i limiti del culto liturgico ordinario e attorno al quale si sono sviluppati una fama miracolosa e un pellegrinaggio. Nel campo della storia dei santuari la ricerca non parte sicuramente dal nulla; è stato un aspetto molto toccato durante la stagione della religione popolare che ormai è entrata a fare parte della storiografia religiosa. Ma proprio perché tanto è stato fatto si è sentita l’esigenza di approfondire il discorso e, in particolare, di tentare di rimediare alla dispersione degli studi. Lo scopo del progetto di censimento dei santuari italiani è stato quindi quello di costituire un repertorio di tutti i santuari esistenti, non tanto per ricercare una unità artificiale di credenze e di pratiche all’interno della regione, o, peggio, delle curiosità folkloristiche, quanto piuttosto per verificare in quale modo lo spazio sacro abbia costituito nel tempo una costruzione sociale in grado di chiarire le stratificazioni culturali e le modalità di contatto, nel tempo, tra l’uomo e il sacro. A tal fine il territorio della regione è stato diviso secondo i confini delle diocesi contemporanee, per poi procedere a ritroso e individuare e classificare i santuari nonché il materiale di archivio e la bibliografia relativa ad ognuno, attraverso la predisposizione di una scheda-tipo che ha tenuto conto anche della produzione artistica presente nei santuari. Gli elementi contenuti nelle singole schede hanno permesso la creazione di una banca dati in rete che permette di individuare per ciascun santuario gli elementi anagrafici e spaziali, l’ubicazione geografica, gli elementi cultuali e la loro variazione nel tempo, la tipologia d’uso e l’oggetto del culto, la presenza di ex voto, la frequenza dei pellegrinaggi e il patrimonio artistico. Attenzione è stata riservata anche alla descrizione di pratiche rituali particolari e alla tipologia architettonica con riferimenti alla presenza di opere d’arte di particolare pregio. Una bibliografia assai ricca, frutto della diretta indagine sul territorio, spesso rappresentata da una letteratura d’occasione, particolarmente difficile da reperire nelle biblioteche, completa la scheda di rilevazione. Relativamente ai risultati scientifici raggiunti, emerge nella regione una preponderante presenza di santuari mariani, la maggior parte costruiti tra il XV e il XVIII secolo; una fioritura certamente da ricollegare al rinnovato clima religioso dell’età della controriforma che impresse una forte accelerazione al transito di devozione orientandolo, in funzione antiprotestante, verso il culto mariano e verso Roma. In questo orizzonte, è emerso che l’Umbria svolse un ruolo importante e, almeno a partire dal Basso Medioevo, accentuò il suo ruolo di crocevia, non solo delle direttrici di transito legate al commercio ma anche, con l’emergere del santuario di Loreto, collegate ai nuovi flussi della mobilità religiosa. In generale è dato registrare una varia tipologia che vede in primo luogo funzioni di culto e funzioni terapeutiche e apotropaiche ma anche funzioni di pacificazione, svolte dai santuari di confine o di frontiera, luoghi sacri elettivi per ristabilire la pace tra regioni confinanti, per risolvere quei conflitti locali tra poveri rappresentati dalle contese per il legnatico o per il pascolo. Ma risultano anche santuari imposti dal signore feudale con precisa funzione politica, oppure santuari legati a polarità economiche (commercio, fiere) o a itinerari di transito. Santuari di montagna o di valle, santuari trasformati in chiese parrocchiali e santuari custoditi da eremiti, santuari di juspatronato signorile e santuari affidati alle cure dei santesi, fino ai santuari della fecondità e ai santuari “de répit”, ove venivano portati dai genitori i bambini morti prima di essere battezzati. Un voto, un’iniziativa personale, raramente sono all’origine della fondazione del santuario, più spesso si tratta di apparizioni, ritrovamento di immagine, trasporti miracolosi, miracolo; gran parte dei mediatori sono bambini o adolescenti che svolgono in prevalenza la professione di pastori o contadini; il luogo in cui avviene la manifestazione risulta quasi sempre uno spazio aperto, in campagna: boschi di querce, oliveti, cappelle diroccate, sentieri poco frequentati, ponti e fiumi. Il progetto di censimento dei santuari ha permesso di costituire un repertorio che, lungi dal fornire un’unità artificiale di credenze e di pratiche, è in grado di avviare un nuovo studio dei santuari; una nuova storia che privilegiando il legame che gli spazi e i luoghi sacri intrattengono con il territorio nel quale sono inseriti e con gli uomini, individui e collettività, può chiarire le stratificazioni culturali e le modalità di contatto, nel tempo, tra l’uomo e il sacro. Ma la ricerca non vuole essere solo finalizzata a una più approfondita riflessione concettuale, intende soprattutto perseguire la realizzazione di un atlante degli spazi e degli itinerari sacri in Umbria dall’Alto Medioevo ad oggi, per evidenziare la persistenza di fenomeni di mobilità di devozione non solo verso mete famose, come Roma, Loreto, Assisi, ma interessarsi anche a itinerari meno conosciuti. In questa prospettiva particolare attenzione è stata riservata ai santuari rurali isolati, grandi e piccoli, che in molti casi perpetuano il ricordo di un culto soppresso o decaduto; ai santuari terapeutici di confine, con funzione di riconciliazione sociale. Ogni insediamento sacro è una costruzione culturale e i santuari sono quindi, a pieno titolo, oggetti di storia, di una storia che ci riporta dai luoghi alla vita delle società .
Il santuario come luogo di incontro tra l’uomo e il sacro
Una ricerca a livello regionale ha censito tutti i santuari umbri dal Medioevo all'età moderna
AUTORE:
Mario Tosti