Capo dello stato eletto? Meglio no

Qualcuno torna a parlare di riforme istituzionali (ossia modifiche della costituzione per quanto riguarda l’assetto dei poteri dello stato) e in particolare propone l’elezione diretta del capo dello stato secondo il modello francese. Per quello che vale (cioè niente) il mio parere è contrario. Per due ragioni. Primo: se sei in viaggio, e ti accorgi che non sai più la strada, anzi non sai nemmeno dove vorresti andare, il rimedio non è cambiare la macchina, e nemmeno l’autista. Il sistema politico italiano è in crisi per mancanza di riferimenti culturali, di progetti, e in molte sue componenti anche di valori morali; gli aspetti tecnici di “ingegneria costituzionale” sono del tutto secondari (quando le idee ci sono e sono forti e valide, ogni macchina è buona). Secondo: l’ultima istituzione da cambiare in Italia è la Presidenza della Repubblica, perché è l’unica che funziona bene e che riscuote il consenso e la fiducia degli italiani: pensiamo a Pertini, Scalfaro, Ciampi, ora Napolitano. Qual è il segreto di questo successo? Certamente le qualità personali e lo spessore morale delle persone. Ma anche la specificità del ruolo. Il Presidente della Repubblica, nel nostro sistema costituzionale, non ha responsabilità di governo, ha solo una funzione rappresentativa e formale; ma in un paese disunito come il nostro, questo simbolo di unità ha grande importanza. Questo, nella quotidianità ordinaria. Ma quando ci sono le crisi politiche, quando il sistema si blocca, il capo dello stato assolve il compito più delicato e sostanziale: indica la via d’uscita, risolve il problema con la sua autorità per rientrare subito dopo nella penombra consueta. Può farlo proprio perché ordinariamente non ha poteri e dunque non è uomo di parte, non è segno di divisione. Se fosse eletto con un voto popolare, sulla base di un programma politico di parte (come il presidente francese, lo abbiamo visto) sarebbe più forte come uomo di governo ma non sarebbe più il garante supremo e l’ultima risorsa della democrazia. In Francia a quanto pare non ne hanno bisogno, noi sì.

AUTORE: Pier Giorgio Lignani