Domenica scorsa si è celebrata la Giornata per le comunicazioni sociali: è ormai la 46° della serie iniziata nel 1965, auspicata dal Concilio Vaticano II ed immediatamente promulgata da Paolo VI. Nella diocesi è stata celebrata senza enfasi, con un “pensiero” durante le omelie nelle messe e con qualche iniziativa, pochissime per la verità, qua e là. Di rilievo è stato il video realizzato dall’ufficio diocesano per le Comunicazioni, con la regia della direttrice Elisabetta Lomoro. È una video-intervista a suor Rosachiara, badessa del monastero delle Clarisse di Colleluna ed alla giornalista Lucilla Piccioni della redazione ternana de Il Messaggero. L’intervista, condotta da don Enzo Greco, verteva sul tema della giornata: “Silenzio e Parola”. Le due intervistate hanno dato risposte appropriate fondate sulle rispettive esperienze di vita, l’una più sul versante del silenzio e l’altra più sul versante della parola scritta, piene di contenuti con attinenza al tema, mettendo in luce lo stretto rapporto tra silenzio e parola per una buona comunicazione tra gli esseri umani e quindi anche per l’evangelizzazione che è il messaggio di Dio rivolto a tutti tramite Gesù il Cristo, messaggio di salvezza universale. A prima impressione, il tema può apparire sconcertante ma, approfondendolo e leggendo per intero il messaggio emanato da Benedetto XVI, ci si accorge della profonda verità del tema: il silenzio è la “culla” della Parola (si noti il termine al singolare, e con la P maiuscola): senza di esso, la Parola non può essere ascoltata e recepita. Ciò vale non solo per la vita spirituale ma anche per ogni relazione umana. Su questo concetto le due intervistate sono state esaurienti. La video-intervista è stata visionata in anteprima presso la libreria delle Paoline in via Mazzini di Terni; sarà gratuitamente donata ad ogni emittente, alle parrocchie ed ai gruppi che la richiedono ed è visibile sul sito della diocesi sezione multimedia-video. Si allarga così la platea dei riceventi il messaggio. Si auspica che il problema delle comunicazioni sociali (giornali, radio, tv, computer, internet, Facebook ecc.) sia più all’attenzione degli operatori pastorali; si può usufruire di più degli strumenti che sono di diretta emanazione della nostra comunità, e contemporaneamente educare i fedeli a relazionarsi intelligentemente con la moltitudine dei messaggi che quotidianamente ricevono. Non tener conto di questa “invasione mediatica” renderebbe vano il nostro impegno pastorale. Non è forse questo il tempo dell’emergenza educativa?
Qui il link per vedere il video dell’intervista: