Tristissima, avvilente, la scena del cuore storico, civile e religioso di Perugia ridotto a campo di battaglia fra clan di spacciatori armati di coltello, e forse altro. Ma al di là delle risse che si verificano una volta ogni tanto (ma anche una è di troppo), quello che intristisce è la quotidianità del degrado. Questo non solo a Perugia: passo molto tempo a Roma per lavoro, e al mattino attraverso celebri piazze bellissime, mentre gli addetti alla nettezza urbana rimuovono un tappeto di cocci di bottiglia e lordure varie. I cittadini invocano provvedimenti. Hanno ragione; ma, come sempre, ogni rimedio è tardivo e superficiale se non si rimuovono le cause profonde; e non si rimuovono da un giorno all’altro. Quali e quante sono le cause? Si può cominciare con le trasformazioni sociali, per cui un esercito di giovani ed ex giovani (sì, i famosi bamboccioni) ha tempo e soldi per passare le notti bighellonando e spendendo per comperare alcolici, droghe e altro. Giusto indignarsi con chi vende, ma non ci sarebbe chi vende se non ci fosse chi compra. Si può continuare con la mala educazione, o nessuna educazione, data dalle famiglie. Sei libero di stare in giro tutta la notte, se ti piace, e anche di ubriacarti; la legge non lo vieta. Ma questo non ti autorizza a sporcare, a disturbare il sonno della gente per bene, ad aggredire i passanti. Qui entra in gioco quel punto centrale dell’educazione che le famiglie dovrebbero dare e non danno: il rispetto degli altri, delle cose degli altri, dei diritti degli altri. Certo, ci sono valori morali ancora più elevati e radicali, quelli evangelici; ma il rispetto è la base, come esistono un diritto naturale e una morale naturale che si debbono esigere da tutti, anche da quelli che non hanno conosciuto Dio e la sua rivelazione. Ora, queste basi naturali del buon comportamento o s’imparano in famiglia o non s’imparano. Oggi i genitori insegnano ai figli non a rispettare gli altri, ma a “farsi rispettare”, cioè ad essere prepotenti, sfrontati, avidi, egoisti. Il frutto è il degrado della società (in)civile.
Il frutto della società (in)civile
AUTORE:
Pier Giorgio Lignani