“La scienza non ha bisogno di Dio”, così s’intitola l’ultimo libro del genetista Edoardo Boncinelli. Vorrei scrivere, saccheggiando la teologia di Bonhöffer, un libro-controcanto: “Ma nemmeno Dio ha bisogno della scienza”. Purtroppo però le conoscenze scientifiche che mi sarebbero necessarie per intessere compiutamente la trama del mio ragionamento sull’ordito della Parola di Dio sono troppo ridotte: come scienziato sono una schiappa totale, non vado molto oltre la certezza quasi assoluta che l’acqua bolle quasi a 100 gradi.
Ma la conoscenza della verità scientifica delle cose e la conoscenza della verità ultima delle cose si collocano su due piani diversi. Da quando nel nostro Occidente si è affermata la cultura delle autonomie, è emerso l’abisso che separa il Dio della Bibbia dal Dio dei filosofi.
Pascal si cimentò anche nel dimostrare l’esistenza di Dio, ma colse l’estrema insignificanza di quella dimostrazione qualora uno intendesse fermarsi ad essa. Noi figli del “Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe” che ce ne facciamo di quel “Dio dei filosofi” che ignora le problematiche dell’uomo, che muove tutto ma pensa solo a se stesso, amato dai pianeti ma indifferente alle nostre gioie e alle nostre speranze, ai nostri entusiasmi e ai nostri crolli interiori?
Nel Vangelo di due domeniche fa Gesù ci diceva (Gv 11,14 ss) che il suo essere Buon Pastore dipende dal fatto che egli conosce le sue pecore, e le sue pecore conoscono lui, “così come il Padre conosce me e io conosco il Padre”.
Dio esiste (diceva Aristotele) perché il moto domina ogni aspetto quella vita del mondo che, a tutti i livelli, è tutto un passaggio dalla potenza all’atto, e questo postula qualcuno che lo provochi, e che a sua volta postula qualcun altro che faccia altrettanto nei suoi confronti, su e su, indietro e indietro, finché si arriva in cima, dove il Motore Immobile muove tutto senza essere mosso da nessuno. Dio esiste (diceva Kant) perché due cose ne rivelano l’esistenza: il moto infinito delle stelle nel cielo e la voce della coscienza che non tace mai nel cuore dell’uomo.
Bene. Bravi. Dimostrazioni tanto convincenti quanto generiche. Perché il vero problema non è l’esistenza di Dio, ma il volto di Dio. “Signore, mostrami il tuo volto” è l’invocazione che attraversa tutta la Bibbia. In questo Gesù è stato provocatore al massimo, ha smontato l’idea tutta umana dei suoi contemporanei, di un Dio che si adegua alla giustizia dell’uomo, che premia e punisce in base ai meriti, che si compiace del culto che gli viene tributato, che largisce benedizioni a piene mani solo ai suoi devoti, che proibisce l’adulterio, ma chiude un occhio sull’accumulo selvaggio dei beni e la loro gestione egoistica. Il volto di Dio che Gesù contemplava ogni giorno era tutt’altro.