I 23 profughi ospiti della Caritas diocesana di Perugia, giunti nel giugno 2011 dalla Libia ma originari di Burkina Faso, Costa d’Avorio e Mali, hanno ricevuto risposta alle loro domande di asilo. Purtroppo la Commissione territoriale di Roma, dinanzi alla quale i ventitré erano stati accompagnati da alcuni operatori della Caritas diocesana perugina, sono state tutte negative – tranne per un ragazzo che ha ottenuto un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Le possibilità di vedere loro riconosciuto lo status di rifugiato erano davvero pochissime, perché la percentuale delle domande accolte dalla suddetta Commissione era bassissima fin dall’inizio dell’esame delle richieste. In questi giorni verrà avviato l’iter per il ricorso, nella speranza che le istituzioni preposte operino delle scelte diverse per il loro futuro in Italia. Intanto, i profughi ospiti della Caritas perugina, dopo aver trascorso i primi sei mesi senza poter lavorare, come prevede la legge sull’immigrazione, stanno cercando un’occupazione. Nella loro situazione si verranno probabilmente a trovare molto presto anche i profughi accolti in Umbria in strutture di altro tipo. Nel frattempo è uscito il Rapporto Unhcr sull’asilo nei Paesi industrializzati del 2011, che indica una crescita del 20% delle domande d’asilo rispetto all’anno precedente. “La crescita in Europa – annota mons. Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes – interessa particolarmente l’Italia, Malta e la Turchia: la ragione fondamentale è legata alle ‘primavere’ del Nord Oriente e del Nord Africa. L’aumento delle richieste d’asilo che ha interessato il nostro Paese è stato segnalato più volte dal mondo dell’associazionismo ed ecclesiale (Centro Astalli, Migrantes, Caritas…). È interessante rilevare dal Rapporto dell’Unhcr che, mentre in Italia l’Afghanistan è tra i primi Paesi per le persone che richiedono asilo, l’Afganistan stesso è il primo Paese al mondo per numero di richieste d’asilo (35.700). Questo fatto sta ad indicare che nessun Paese può non prevedere strutturalmente una politica dell’asilo”. “L’asilo – conclude – può diventare uno strumento importante per la globalizzazione della solidarietà. L’Italia, tra gli ultimi Paesi europei a non avere ancora una legge sull’asilo, è chiamata a non lasciare la tutela del diritto d’asilo in un limbo progettuale che affida solo agli strumenti dell’emergenza la gestione della tutela dei diritti fondamentali di persone e famiglie in fuga da guerre e disastri ambientali, da persecuzioni politiche e religiose”.