Anna Rita Fioroni, perugina, avvocato, sposata con un figlio, è stata eletta nel 2008 al Senato della Repubblica dove è membro della X Commissione permanente (industria, commercio, turismo) e della Commissione straordinaria per il controllo dei prezzi, e fa parte del direttivo del gruppo Pd. Dopo aver svolto varie collaborazioni all’Università, ha lavorato presso l’azienda di famiglia, gruppo Grandi Magazzini Fioroni spa, importante realtà della grande distribuzione organizzata del Centro Italia, e ricoperto numerosi incarichi nell’ambito di Confcommercio regionale e nazionale. Senatrice, ci vuole fare il bilancio di questi suoi primi quattro anni al Senato? “Ho sempre cercato di portare il mio contributo derivante dall’esperienza maturata nel mondo del lavoro e dell’impresa. Ho voluto infatti interpretare al meglio il patto tra produttori che è alla base del programma del Partito democratico, un patto in cui credo fermamente per dare risposte concrete ad un mondo fatto di lavoratori ed imprenditori che stanno subendo gli effetti di una crisi che va avanti ormai da troppo tempo. Oltre che nell’ambito dell’assemblea, il mio impegno al Senato si è principalmente articolato all’interno delle Commissioni di cui sono membro. Sono stata, poi, prima firmataria di diverse proposte di legge e interrogazioni relative non solo alle materie di mia competenza parlamentare, ma anche a tematiche collettive e a soggetti sociali la cui tutela mi sta particolarmente a cuore, come le donne e i minori. Inoltre, il mio impegno da senatore ha sempre posto particolare attenzione alle problematiche regionali dell’Umbria, e ho sempre cercato di portare avanti attività significative in linea con i principi e la progettualità di fondo del Partito democratico”. L’emendamento da lei proposto sul decreto liberalizzazioni in tema di commissioni bancarie ha scatenato l’ira dei banchieri e addirittura portato alle dimissioni dei vertici dell’Abi. Quale è stata la sua reazione? “Penso che l’approvazione di questo emendamento possa costituire un punto di partenza e quindi l’occasione per riflettere sul rapporto tra banche ed economia reale, fatta di consumatori ed imprese, soprattutto di piccole e medie imprese. Le banche hanno evidenziato le difficoltà che deriverebbero dall’applicazione di questo emendamento sulla produzione di utili e sulla liquidità interna, importante per gli impieghi. Se è nostro dovere ascoltare le loro ragioni, soprattutto in considerazione della importante funzione che svolgono nell’erogazione del credito, non possiamo dimenticare che comunque svolgono la loro attività di impresa in un regime che potremmo definire scarsamente concorrenziale, tra l’altro, in una posizione dominante rispetto ai clienti. Le diverse vicende normative relative alle Commissioni hanno sempre cercato di disciplinarle per tutelare il cliente, ma non sempre sono riuscite a porre un argine a pratiche molto onerose e poco trasparenti, soprattutto nel caso di alcune banche”. Lei si definisce una cattolica moderata ed è un’esponente della società civile che mantiene uno stretto contatto con il suo collegio anche utilizzando i nuovi media come il suo blog e la pagina Facebook, dove ha 4.000 “amici”. Come ha cambiato la sua vita questa elezione? “Sono passata dalla società civile alla politica in poco tempo e all’inizio l’impatto è stato forte, ma ho sempre cercato di mantenere il contatto con la regione che rappresento in Parlamento e con gli elettori, perché credo nella partecipazione e condivisione di idee e principi da realizzare anche attraverso i mezzi di comunicazione interattivi. I più moderni sono certo i social network. Su Facebook cerco di informare gli elettori sulla attività parlamentare; ho anche un sito internet aggiornato regolarmente e un indirizzo e-mail a cui tutti possono scrivere”. Tra l’altro è anche presidente dell’Università dei sapori. Non crede che in Umbria si debba fare di più per la valorizzazione del territorio e delle produzioni agro-alimentari tipiche e per la loro commercializzazione in Italia e sui mercati esteri? “Certo, è assolutamente importante focalizzarsi su progetti integrati di marketing e di valorizzazione delle produzioni e insieme del patrimonio e delle peculiarità territoriali uniche e distintive umbre, attraverso un percorso di promozione del ‘marchio’ Umbria complessivamente inteso. Per farlo occorre superare campanilismi e particolarismi con una governance collettiva che coinvolga tutti gli attori della filiera agro-alimentare e punti ad integrarsi con la promozione dell’Umbria come sistema turistico”. Lei ha promosso il “Laboratorio di idee per l’Umbria”. Quali risultati ha portato questa sua iniziativa ad oggi?“‘Laboratorio di idee per l’Umbria’ è un’iniziativa che ho organizzato con l’idea di creare un’occasione di confronto e di raccogliere spunti e proposte dagli imprenditori e dagli altri attori del mondo economico-produttivo presenti sul territorio, per lavorare insieme su nuove ipotesi di sviluppo per la crescita. Gli imprenditori che sino ad ora hanno partecipato ai diversi progetti hanno condiviso con noi la loro storia aziendale, ma soprattutto hanno espresso il loro punto di vista sulle azioni da mettere in campo per affrontare criticità e difficoltà di contesto. Per me il ‘laboratorio’ è un’importante occasione di confronto, nonché la base della elaborazione di proposte da portare avanti nella mia attività istituzionale e da mettere poi a disposizione dei decisori locali, chiamati a definire le nuove policy per l’economia della nostra regione. L’Umbria ha infatti bisogno di puntare sulla crescita, di migliorare qualità e quantità del lavoro, di creare nuove opportunità di investimento. Ho pensato quindi che un punto di partenza importante fosse l’esperienza di imprese solide che operano da tempo e che affrontano ora la crisi in un contesto non sempre favorevole. Quest’anno ho introdotto una novità: vado di persona a visitare le imprese, anziché organizzare forum con gli imprenditori. All’esito di questo tour, che ho potuto realizzare anche grazie alla collaborazione di un team di economisti che hanno elaborato studi e analisi della nostra regione sotto i diversi aspetti socio-economici, metteremo in piedi un’iniziativa organica per condividere alcune proposte”. Il capogruppo del partito di maggioranza in regione ha stigmatizzato come “statisti della domenica” quei pochi consiglieri di maggioranza e di opposizione che hanno provato responsabilmente e, avendo l’obiettivo prioritario del bene comune, a ventilare ipotesi di grande coalizione. Qual è la sua opinione in merito?“Penso che così come stanno le cose la grande coalizione non sia percorribile, non sembra ci siano infatti le condizioni propizie. Probabilmente, anche senza costruire una grande coalizione al governo della Regione, sarebbe auspicabile una maggior serenità, un patto di non belligeranza libero da tentazioni consociative, per avviare un vero e costruttivo percorso di riforme di cui l’Umbria ha bisogno con urgenza. Le dure contrapposizioni creano solo problemi e bloccano il processo riformista”.
“Il mio laboratorio di idee per l’Umbria”
ECONOMIA. Intervista a Anna Rita Fioroni, senatrice del Pd con esperienze nel settore aziendale e universitario
AUTORE:
Alberto Mossone