Religioni, cultura e integrazione

Nasce Conferenza permanente statale, promossa dal ministro Andrea Riccardi

Leader di tutte le religioni, presenti nel nostro Paese, si sono ritrovati nei giorni scorsi a palazzo Chigi per trovare insieme una via italiana all’integrazione. L’incontro è stato promosso dal ministro alla Cooperazione internazionale e all’integrazione Andrea Riccardi, che (in collaborazione con il ministero dell’Interno), ha indetto una Conferenza permanente “Religioni, cultura e integrazione”. “Ci unisce – ha detto Riccardi – la preoccupazione per un passaggio delicato della società italiana: l’integrazione”. In questo senso, “le comunità religiose e i loro responsabili posso essere mediatori per l’integrazione virtuosa nella società italiana”. Abbiamo intervistato mons. Gino Battaglia, direttore dell’Ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, che era presente all’incontro. Quali le finalità e le novità? “È stato un incontro dei responsabili delle diverse comunità religiose in Italia. Comunità che ovviamente non sono omologabili tra loro, data la disparità di questi mondi religiosi, per cui si andava dal vescovo della Chiesa ortodossa romena al presidente dell’Unione buddista italiana. Poi erano presenti alcuni rappresentanti del mondo accademico coinvolti a vario titolo in queste problematiche. La finalità dell’iniziativa era esaminare alcuni grandi dossier che riguardano l’integrazione, e di affrontarli da un punto di vista anche religioso. Si è parlato, per esempio, della scuola, delle intese, dei luoghi di culto, della formazione e dell’ingresso dei ministri di culto, ecc. L’intenzione è quella di esaminare, di volta in volta, alcuni argomenti sensibili e importanti che possono avere una rilevanza per l’integrazione di queste comunità nel nostro Paese. Non è stata stabilita un’agenda, però c’è la prospettiva di ulteriori incontri”. Che cosa ci si attende dai leader religiosi? “Mi sembra che lo sfondo sia la ricerca di un modello d’integrazione italiano. L’aspetto positivo è aver individuato nei leader religiosi dei possibili mediatori d’integrazione. I leader religiosi possono fare qualcosa a questo livello perché hanno un pulpito e hanno un seguito, e perché l’appartenenza religiosa è un aspetto importante dell’identità di chi è immigrato, che anzi può essere addirittura riscoperto nell’esperienza della migrazione”. La riunione a palazzo Chigi è coincisa con il giorno in cui a Tolosa un uomo ha sparato davanti ad una scuola ebraica ammazzando 4 persone, di cui 3 bambini… “Si tratta di un gesto anti-religioso, perché non ci può essere nessuna religione che accetta o che ammette l’uso della violenza per dare la morte ad altri”.

AUTORE: Maria Chiara Biagioni