50, caspiterina!

abatjour

Martedì pomeriggio. Dal Seminario romano maggiore mi arriva una telefonata: “Viene anche lei al pranzo di sabato 5 marzo?”. Sì, grazie! Il 5 marzo è la festa della Madonna della Fiducia. Eravamo in 14, cinquanta ani fa, quelli che nella primavera del 1961 venimmo ammessi al presbiterato. 14, tutti di diverse diocesi, uno solo di Roma, Colantonio. Baldelli era della diocesi di Assisi, Bonacina di Bergamo, Canalini di Osimo, De Filippo di Aversa, Favero di Venezia, Lorusso di Altamura, Marinelli di Ascoli Piceno, Molinaro di Udine, Rosa di Perugia, Spada di Imola, Tavernese di Sora-Aquino-Pontecorvo. E io di Gubbio. Siamo rimasti in 13; è tornato al Padre Walter Boccioni, un paio d’anni fa. Io, rischiando l’espulsione dal recinto del sacro Efebeo, lo chiamavo “Tatarino”, lui, con pari sprezzo del pericolo, mi chiamava “Scucchia”. Incardinatosi a Roma a S. Angelo in Vado, è morto da parroco di una comunità fiorentissima, S. Giovanna Antida all’Eur. Un cardinale, due vescovi, boss del mondo universitario ecclesiastico, curiali di alto rango. Tutti monsignori, tranne Bonacina, Favero e io. Ma io ho fatto domanda, tramite un certo p. Basilio. Vestivamo una talare di panno pesante e di colore azzurro, bottoni color vescovo; sopra la talare un’altra veste “a campana”, la “paonazza”, che camminando si apriva e lasciava vedere a tratti la fodera color vescovo. Fibbie sulle scarpe. Cappello di pelo nero. Una cotta tutta plissata (“la griccia”) per le funzioni solenni. Dovevamo darci del lei, fra ragazzi. A calcio si giocava tutti i giorni, ma in veste talare, con i bottoni color vescovo rinforzati con filo di ferro. Cibo e musica a volontà. Vino cum moderamine inculpatae tutelae.Il rettore Pascoli e il vice rettore Agostini non facevano nulla di nulla per uscire dall’ordinario. Dall’ordinario invece debordarono i due padri spirituali dei miei anni, due futuri cardinali: prima Pericle Felici, futuro, criticatissimo segretario generale del Concilio, poi Giovani Canestri, futuro buon vescovo di Genova: Johnny Basket per gli amici. Al ricordo di questi preti, ognuno a modo suo eccellenti, il ciarpame scompare dalla memoria e compare, come una scritta luminosa, sospesa nel cielo quello che un giorno ci disse Papa Giovanni: “La sostanza di quello che ci insegnarono i nostri educatori si è rivelata totalmente buona”. La sostanza. La tensione verso il mistero di Dio. L’amore per la Chiesa e per il mondo. La sostanza. L’assunzione in proprio di responsabilità…Il mondo ecclesiale in cui sono vissuto e vivo è totalmente diverso da quello di quegli anni, ridenti e fuggitivi, come gli occhi di Silvia. Ma la sostanza è la stessa.

AUTORE: a cura di Angelo M. Fanucci