Se il 2003 è stato l’anno della guerra, anzi delle guerre, il 2004 sia l’anno della pace. E’ l’aspettativa più generale che ci sia ed è l’augurio migliore che ci possiamo fare. Ma perché sia tale non basterà accontentarsi di aspettare gli eventi, anche se la gente comune, forse, non può fare altro, tranne pregare il buon Dio. Già questo però non è un non fare niente, per chi crede nell’efficacia della preghiera sincera che muta il cuore di Dio ed anche il cuore gli uomini. Ma, secondo l’insegnamento del Papa, la gente comune può anch’essa fare qualcosa anche sul piano della responsabilità verso l’umanità, favorendo il superamento di quelle cause negative che inducono in tentazione i violenti e fanno esplodere situazioni conflittuali. In questo ambito può giocare un ruolo la politica, l’economia, l’educazione. L’educazione in particolare è chiamata in causa nel messaggio di capodanno di Giovanni Paolo II. Da un’educazione ai valori che favoriscono la pace sortiranno effetti positivi anche gli altri ambiti della vita umana sulla terra. Il 2004 sarà anche l’anno dell’Europa. Si dovrà approvare la Costituzione europea, ci sarà l’allargamento dell’Unione europea a 25 nazioni, ci saranno le elezioni del parlamento europeo. Anche questo, pur essendo un percorso arduo e contrastato, se favorito, andrà nella direzione della pace, che pertanto è possibile, non solo teoricamente, ma di fatto, mettendo insieme in un unico organismo multinazionale popolazioni che un tempo erano animate da continue vicendevoli rivendicazioni che conducevano a conflitti atroci. Non dobbiamo dimenticare che se dopo il duemila, parlando schematicamente, le guerre sono state prevalentemente lontane, nel secolo scorso sono state vicine e hanno coinvolto gli stati europei e poi il resto del mondo. Il progetto dell’Unità europea che ha profonde radici cristiane, anche se alcuni lo mettono in discussione, deve essere valutato come esempio di come si possa sviluppare un cammino di riconciliazione e di collaborazione tra i popoli a vantaggio di tutti. In questa direzione dovrebbe andare, per essere positivo, il processo di globalizzazione. Le durezze, le recriminazioni, l’occhio per occhio e dente per dente, i nazionalismi, i fondamentalismi, le secessioni, la boria culturale, non portano da nessuna parte e si oppongono al segno più chiaro della nostra epoca: il convergere. L’aveva preconizzato come legge evolutiva del cosmo fisico, biologico, psichico, spirituale e quindi umano il gesuita paleontologo e filosofo Theilard de Chardin già a metà del secolo scorso e nella seconda metà, con accenti e ragioni diverse e complementari il nostro Giorgio La Pira di cui il 9 gennaio ricorre il centenario della nascita. Oggi si vede ciò più chiaramente, come la stella dei Magi senza caligine. E se vogliamo aggiungere un dato ancora più concreto possiamo ricordare che il 2004 è anche l’anno del riso. Non del sorriso: c’è poco da ridere, del riso cereale di cui si nutre la metà circa del mondo. Dopo l’anno dell’acqua, il 2003, l’Onu ha voluto che fosse dedicato un anno al riso per potenziarne la produzione secondo criteri di rispetto degli agricoltori e dell’ambiente e garantirne la distribuzione, in modo da andare incontro a quella ancora ampia fetta di popolazione (si parla di 800 milioni di persone) che non ha cibo sufficiente. Anche questo va nella direzione della pace e da una situazione pacifica dell’umanità la angosciosa questione della fame nel mondo può trarre giovamento. Ci auguriamo perciò che in quest’anno oltre al riso aumenti tra gli uomini anche il sorriso.
2004. La pace l’Europa e il riso
AUTORE:
Elio Bromuri