Venti anni fa, 1986, il mondo era in preda ad una spaccatura tra nazioni capitalistiche e nazioni dominate dal socialismo reale, e i due blocchi si contrapponevano con la minaccia di armi nucleari e convenzionali. La tensione durava dalla fine della guerra guerreggiata (1945) che si perpetuava sotto forma di guerra fredda. Le crisi nei regimi comunisti non erano tali da far immaginare un crollo a breve termine del sistema dell’impero sovietico. La Chiesa cattolica con i Papi del dopoguerra, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, avevano iniziato una battaglia sui due fronti esterni del comunismo e del capitalismo e sul fronte interno della riforma della Chiesa e del rinnovamento dei metodi della sua missione. L’evento più ricco di conseguenze per la vita della Chiesa, il Concilio Vaticano II, che ha visto all’opera i vescovi provenienti da ogni parte del mondo, ha aperto un dialogo con la società e la cultura contemporanea offrendo alla coscienza collettiva della Chiesa e dell’intera umanità i principi e i valori sui quali costruire una nuova storia che potesse essere apportatrice di pace. Giovanni Paolo II, il papa venuto dal lontano Est europeo comunista, ebbe l’intuizione di compiere un gesto forte ed eclatante, mai fatto precedentemente nella storia: riunire insieme, in uno stesso luogo, i capi delle grandi religioni mondiali per fare una speciale preghiera per la pace. Questo luogo non poteva essere che Assisi, la città divenuta la capitale mistica della cattolicità, ammirata e amata nel mondo per la figura di Francesco e Chiara. Senza miscugli di riti e di formule, per non generare confusione e sospetti, ognuno ha potuto esprimersi nella propria maniera di pregare e di appellarsi a Dio, tutti nello stesso tempo e luogo. Ciò che è avvenuto ed è stato visto e riconosciuto come un grande, inedito segnale di speranza per tutta l’umanità è l’arcobaleno nel cielo, comparso al termine della giornata come il sigillo del Cielo all’evento. Alla preghiera gli uomini delle religioni hanno aggiunto un appello e un impegno perché la pace possa essere costruita insieme con le opere della giustizia e dell’amore, mentre è invocata dall’alto da Colui che è la sorgente di ogni bene. Era il 27 ottobre 1986, eravamo tutti in piazza San Francesco, cattolici, evangelici, ortodossi, ebrei, musulmani, induisti, buddisti e altri ancora, come una famiglia che stava lì a riscoprire la comune umanità attorno e dietro invito di un uomo dal vestito bianco che rappresentava l’Uomo nuovo, il Cristo e il suo piccolo imitatore Francesco d’Assisi. Quella Giornata, a distanza di 20 anni, ci ha lasciato in eredità lo ‘spirito di Assisi’ che anche oggi è criterio ispiratore della missione delle religioni. Poi venne il crollo del muro di Berlino (1989) e di ciò che sosteneva: il mito del comunismo, crollato come una menzogna smentita dai fatti. Guerre di altro tipo si sono riproposte per la stoltezza umana e l’attacco alle Torri gemelle di New York, con le disastrose conseguenze che ne sono derivate, hanno gettato nello sconforto coloro che avevano coltivato la speranza di un mondo diverso. Ma lo slancio dell’iniziativa di allora non si è esaurito, Giovanni Paolo II è tornato ancora altre due volte ad Assisi, accompagnato da uomini religiosi a pregare per la pace. L’umanità che attraversa uno dei periodi più travagliati ha ancora bisogno dell’aiuto che viene dall’Alto e deve continuare a invocarlo con insistenza. L’icona di Assisi non sarà cancellata dallo sguardo degli uomini e delle donne di buona volontà, a qualsiasi religione appartengano, uomini di pace.
1986: l’arcobaleno sul cielo di Assisi
Fedeli di ogni religione erano lì a riscoprire la comune umanità, attorno a un uomo che rappresentava l'Uomo nuovo, il Cristo
AUTORE:
Elio Bromuri