{"id":9747,"date":"2011-11-04T00:00:00","date_gmt":"2011-11-03T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=9747"},"modified":"2015-07-27T11:32:40","modified_gmt":"2015-07-27T09:32:40","slug":"la-tragedia-del-troppo-tardi","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/la-tragedia-del-troppo-tardi\/","title":{"rendered":"La tragedia del \u201ctroppo tardi\u201d"},"content":{"rendered":"
Nelle ultime tre domeniche dell\u2019anno liturgico ascolteremo le tre parabole del capitolo 25 del Vangelo di Matteo<\/em>. All\u2019orizzonte di ognuna delle tre c\u2019\u00e8 la venuta del Signore, che sappiamo essere certa, ma di cui non conosciamo n\u00e9 il giorno n\u00e9 l\u2019ora e della quale conviene essere in vigile attesa, per non lasciarsi cogliere impreparati, come le cinque ragazze \u201cstolte\u201d, di cui sentiremo nel Vangelo di oggi. Nella liturgia celebriamo la stessa fede, che professiamo nel Credo: \u201cE verr\u00e0 a giudicare i vivi e i morti\u201d.<\/p>\n La parabola di oggi \u00e8 detta comunemente \u201cdelle dieci vergini\u201d; ma forse sarebbe il caso di chiamarla \u201cla tragedia del troppo tardi\u201d. Infatti la superficialit\u00e0 cost\u00f2 a cinque di loro l\u2019esclusione dal banchetto nuziale, simbolo della vita eterna. A differenza dell\u2019introduzione di altre parabole, questa di oggi comincia con un verbo al futuro: \u201cIl regno dei cieli sar\u00e0 simile\u2026\u201d. Non si tratta di una sottigliezza erudita; vi si sottolinea piuttosto l\u2019intenzione dell\u2019evangelista di indirizzare l\u2019attenzione dell\u2019ascoltatore verso la conclusione, dove si trova il punto focale del racconto. Il clima generale \u00e8 quello di una festa di nozze. I personaggi, come accennato, sono dieci damigelle che hanno il compito di fare accoglienza allo sposo e di accompagnarlo nella casa dove \u00e8 tutto pronto per il banchetto nuziale.<\/p>\n Le lampade erano probabilmente fiaccole, tipo torce, in grado di illuminare la via, e che bisognava di tanto in tanto alimentare con olio. Forse venivano utilizzate anche per animare la successiva festa con danze. Le dieci damigelle sono divise in due gruppi, cinque pi\u00f9 cinque. Sorprende che il gruppo qualificato per primo \u00e8 quello delle \u201cstolte\u201d: in italiano corrente potremmo dire: superficiali, disattente, imprevidenti. Il fatto che siano nominate per prime fa sospettare all\u2019ascoltatore che le cose non finiranno bene. Le altre cinque sono dette \u201csagge\u201d, perch\u00e9 furono previdenti, pensose: previdero cio\u00e8 la possibilit\u00e0 di un ritardo, anche prolungato. Per questo hanno fatto scorta di olio. Il ritardo pu\u00f2 essere dovuto al mercanteggiare dello sposo con il padre della sposa sull\u2019ammontare del valore matrimoniale; del resto nel Vicino Oriente l\u2019orario \u00e8 un concetto molto elastico. Il grido che annuncia l\u2019arrivo dello sposo si ode nel mezzo della notte, anzich\u00e9 al calar delle tenebre, come ci si aspettava. Comprensibilissimo dunque che le damigelle prima sonnecchiano e poi si addormentano.<\/p>\n Al risveglio trovano che le torce languono; bisogna dunque alimentarle. Le cinque avvedute hanno modo di farlo, perch\u00e9 hanno la scorta di olio, le altre non possono. L\u2019invito delle sagge alle stolte di andare a comperarsi l\u2019olio non \u00e8 una cattiveria, ma una misura prudenziale: se l\u2019olio fosse stato diviso non sarebbe bastato a nessuno, e lo sposo rischiava di arrivare al buio e si rovinava la festa. Mentre le stolte vanno in cerca di un negozio di alimentari, aperto a quell\u2019ora, lo sposo arriva. Con l\u2019epilogo l\u2019atmosfera subisce un mutamento decisivo, assumendo una colorazione tragica. Cinque ragazze, abbigliate a festa, di fronte a una porta chiusa, che bussano disperatamente e gridano: \u201cSignore, Signore, aprici!\u201d. Da dentro la voce dello sposo, che le sconfessa: \u201cNon vi conosco\u201d. Si \u00e8 consumata la tragedia del \u201ctroppo tardi\u201d. La parabola ha molte risonanze evangeliche. Al termine del Discorso della montagna abbiamo sentito parlare di un uomo stolto e di uno saggio.<\/p>\n Il primo era un ascoltatore smemorato, che ascoltava senza custodire la Parola ascoltata: la sua casa croll\u00f2. L\u2019altro custod\u00ec la Parola, roccia incrollabile, e la sua casa rimase salda. Cos\u00ec sono ritenuti saggi quei cristiani che non si lasciano distogliere dal fare la volont\u00e0 di Dio dal protrarsi del tempo. Il tema centrale della parabola \u00e8 l\u2019attesa. L\u2019attendere \u00e8 una dimensione dell\u2019esistenza. Il tempo \u00e8 un fattore dell\u2019attesa. Il modo di attendere determina la qualit\u00e0 dell\u2019esistenza. Tutti attendiamo qualcosa o qualcuno. Chi non attende nulla \u00e8 gi\u00e0 morto.<\/p>\n Ma la qualit\u00e0 della vita dipende da cosa si attende o da come la si attende. I cristiani della prima generazione attendevano di vedere il regno di Dio venire con potenza. Vale a dire vivevano nella certezza che Dio era profondamente interessato alla loro vita, che stava venendo a renderla eterna, ossia piena, stabile, libera da paure. L\u2019attendere Dio presuppone la fede. Secondo alcuni interpreti cristiani, l\u2019olio delle lampade rappresenta appunto la fede, garantita dalla presenza delle loro opere. Le cinque \u201cvergini prudenti\u201d possono ravvivare le lampade languenti, perch\u00e9 la fede le sostiene, anche se l\u2019inevitabile stanchezza dell\u2019attendere le fa addormentare. Per le culture oggi dominanti, questa attesa non ha alcun senso, perch\u00e9 Dio non fa parte della storia.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Nelle ultime tre domeniche dell\u2019anno liturgico ascolteremo le tre parabole del capitolo 25 del Vangelo di Matteo. 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