{"id":9746,"date":"2011-11-04T00:00:00","date_gmt":"2011-11-04T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=9746"},"modified":"2011-11-04T00:00:00","modified_gmt":"2011-11-04T00:00:00","slug":"una-dolorosa-puntura-di-spillo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/una-dolorosa-puntura-di-spillo\/","title":{"rendered":"Una dolorosa puntura di spillo"},"content":{"rendered":"

Gubbio – Torino 1-0; luned\u00ec 24 ottobre 2011. Il grande Torino battuto dal Gubbio; \u201cgrande\u201d perch\u00e9\u00a0reduce da cinque vittorie fuori casa, ma \u201cgrande\u201d con la \u201cg\u201d minuscola, perch\u00e9 il Grande Torino con la \u201cG\u201d maiuscola era un altro, era quello che si guadagn\u00f2 un\u2019enorme massa di tifosi vincendo non cinque partite in fila, ma tutt\u2019e cinque i campionati che ricominciarono dopo la guerra, dal 1943. Gubbio – Torino 1-0; luned\u00ec 24 ottobre 2011. Ho ascoltato la partita per radio, rivivendo l\u2019esaltante esercizio di fantasia al quale ci obbligava la radiocronaca e che la telecronaca non permette pi\u00f9. Ma non ho gioito pi\u00f9 di tanto: il Grande Torino ce l\u2019ho ancora nel cuore. Da bambino io fui un suo ferventissimo tifoso, perch\u00e9 il Torino\u2026 vinceva tutto, e nel calcio chi vince ha sempre ragione. Per quelle vittorie anche io\u00a0feci la mia parte: a Scheggia, mia madre mi portava a messa tutte le mattine, l\u2019arciprete don Lorenzo Biagiotti mi aveva nominato\u00a0ufficiosamente \u201carcichierichetto\u201d, e io presi a fare la Comunione quotidiana perch\u00e9 il Grande Torino continuasse a vincere per omnia saecula saeculorurm. Bagicalupo, Ballarin, Maroso; Grezar, Rigamonti, Castigliano; Menti, Loik, Gabetto, Mazzola e Ossola. Sono passati poco meno di 70 (settanta!!) anni, e io sono ancora in grado, come lo sono stato per tutta la vita, in qualsiasi momento, di ripetere questa formazione. Non poche volte ho pregato per quei miei carissimi Undici, e l\u2019ho fatto in questa formazione. Ma accanto al Torino, anche allora nel mio cuore c\u2019era il Gubbio, che saliva fino alla\u00a0serie B e scatenava entusiasmi identici a quelli di oggi. Il dott. Mario Baldelli (che poi si sarebbe trasferito a Rimini, percorrendo una notevole carriera professionale) era tra i dirigenti del Gubbio, e qualche anno dopo ne sarebbe divenuto presidente; e mio fratello, il dott. Ubaldo Fanucci, suo compagno di universit\u00e0, suo amico del cuore, fin dagli inizi dell\u2019ascesa del Gubbio verso la serie B metteva a disposizione la sua auto per le trasferte della squadra. Non era una Bugatti 5000, ma una Fiat Topolino 500 B; quattro calciatori riusciva per\u00f2 a portarli, anche se, quando li scaricava\u00a0a destinazione, i due di dietro avevano le natiche formattate. Nitido il ricordo dell\u2019ultima partita del Gubbio in serie B, ai primi di giugno del 1948. Gubbio – Palermo 0-2. Nitido il ricordo del fortissimo colpo di testa del capitano del Palermo, Boniforti, con il quale la partita si chiuse;\u00a0il Palermo sal\u00ec in A, il Gubbio scese in C.\u00a0\u00a0Poi quel 4 maggio 1949. Ero seminarista, seconda media. Avevamo celebrato nella chiesa di San Filippo, in via Cairoli, il fioretto mariano. Mentre uscivamo dalla chiesa, ci si par\u00f2 davanti Pietro Barbetti, non ancora commendatore, che abitava l\u00ec di fronte. Gridava, dal vano della finestra, agitando convulsamente le braccia, parole e lacrime:\u00a0 \u201cEnno morti tutti!!\u201d. Tutti. Superga. Lo schianto dell\u2019aereo che si mangi\u00f2 i miei eroi. Tutti. Mi sentii morire. Non so quanto piansi.\u00a0Da allora non ho mai pi\u00f9 fatto tifo per nessuna squadra, pur interessandomi molto di calcio. E oggi\u2026 ancora quella formazione. Una puntura di spillo in fondo all\u2019anima, dolorosa. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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