{"id":9683,"date":"2011-10-07T00:00:00","date_gmt":"2011-10-06T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=9683"},"modified":"2015-07-09T15:41:54","modified_gmt":"2015-07-09T13:41:54","slug":"sostenibilita-familiare","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/sostenibilita-familiare\/","title":{"rendered":"Sostenibilit\u00e0 familiare"},"content":{"rendered":"

\u201cLa ricerca di nuovi equilibri in una societ\u00e0 che invecchia\u201d richiede azioni politiche che mettano ancora una volta \u201cal centro la famiglia e le scelte che ne accompagnano i processi di formazione e di sviluppo\u201d. Sono le conclusioni cui pervengono gli autori de Il cambiamento demografico. Rapporto-proposta sul futuro dell\u2019Italia (Laterza, Bari-Roma 2011), curato dal Comitato per il progetto culturale della Cei (www.progettoculturale.it) e presentato il 5 ottobre a Roma. Al volume, con prefazione a firma del card. Camillo Ruini, presidente del Comitato, hanno lavorato demografi e studiosi di diverse discipline, che aggiungono: \u201cOccorre diffondere una nuova mentalit\u00e0 che renda pi\u00f9 generativa ed equa la societ\u00e0 italiana\u201d, preoccupandosi \u201cdell\u2019ecologia umana, cio\u00e8 del rispetto di quelle forme sociali di vita che rendono dignitosa la nascita dei figli e la possibilit\u00e0 di allevarli ed educarli in un contesto che non ha sostituti o equivalenti funzionali: il contesto familiare\u201d. A tale fine \u201cdobbiamo per\u00f2 rivedere il concetto di sostenibilit\u00e0 e includere in esso le relazioni umane e sociali, che rendono la popolazione non soltanto numericamente equilibrata, ma anche socialmente coesa e giusta nelle relazioni fra i sessi e fra le generazioni\u201d. Incuria demografica. Suddiviso in tre parti, il rapporto prende il via dalla convinzione che \u201cl\u2019incuria italiana degli ultimi quarant\u2019anni nei confronti del problema demografico\u201d abbia \u201cprodotto gravissimi danni sociali, economici e politici\u201d. La prima sezione, corredata da tabelle e grafici, ripercorre il cammino demografico nel nostro Paese, dove da molti anni nascono meno di 600 mila bambini l\u2019anno (561.944 nel 2010, secondo l\u2019Istat, dato in progressivo calo dagli anni Settanta quando toccava i 900 mila), 150 mila in meno di quanto sarebbe necessario \u201csolo per garantire\u201d nel tempo \u201cl\u2019attuale dimensione demografica\u201d, mentre la fecondit\u00e0 \u201csi \u00e8 attestata attorno alla media di 1,4 figli per donna\u201d. La seconda parte offre una riflessione sui cambiamenti e i principali nodi critici, tra cui l\u2019allungamento della vita, la convivenza con gli oltre 5 milioni di immigrati, le difficolt\u00e0 dei giovani adulti a raggiungere l\u2019autonomia e il disagio per dover rimanere ancora in famiglia, le conseguenze della legge 194 e l\u2019influenza dei media sulla societ\u00e0. L\u2019ultima \u00e8 dedicata alle proposte e alle azioni e politiche sociali per governare questi mutamenti. Fecondit\u00e0 \u201cvoluta\u201d ma… Gli autori della ricerca ritengono che, nonostante la diffusa concezione antropologica che privilegia \u201cun\u2019idea individualistica della persona umana\u201d e \u201crelega nell\u2019ambito del privato tutto ci\u00f2 che appartiene agli affetti, alla sessualit\u00e0, alla filiazione e alla famiglia\u201d, dietro \u201calle grandi trasformazioni demografiche\u201d ci sia \u201cuna vera grande protagonista: la famiglia\u201d, nella quale \u201csi concretizza il risultato dei comportamenti riproduttivi della popolazione italiana\u201d. Proprio nelle difficolt\u00e0 familiari trova \u201cnormalmente ragione il divario tra la fecondit\u00e0 voluta \u2013 gli oltre due figli che le madri vorrebbero \u2013 e quella di fatto realizzata, i circa 1,3-1,4 figli per donna\u201d. Quanto al \u201crallentamento dei processi di formazione di nuove coppie \u2013 dagli oltre 400 mila matrimoni degli anni Settanta agli attuali poco pi\u00f9 di 200 mila\u201d, esso \u201cva di pari passo\u201d con il \u201cdiffuso prolungamento della permanenza dei giovani adulti nella casa dei genitori\u201d, l\u2019innalzamento \u201coltre i 30 anni dell\u2019et\u00e0 media al primo matrimonio, sino al rinvio delle scelte procreative sempre pi\u00f9 verso la soglia dei 40 anni\u201d. Allarme invecchiamento. Tuttavia, secondo gli studiosi, \u201cil grande fenomeno che fa da sfondo al panorama del cambiamento demografico nell\u2019Italia del XXI secolo\u201d resta quello dell\u2019invecchiamento della popolazione: \u201cla transizione dal sorpasso (gi\u00e0 realizzato) tra nonni e nipoti a quello (in un futuro non cos\u00ec lontano) tra bisnonni e pronipoti\u201d. Un aspetto che \u201csuscita molto allarme\u201d per la tenuta del sistema di welfare, la salvaguardia del sistema produttivo e \u201cla capacit\u00e0 di garantire una pacifica convivenza sociale\u201d. Definendo \u201cselettive e frammentate\u201d le misure fino ad oggi adottate in Italia per sostenere la natalit\u00e0, il rapporto afferma che \u201cla misura pi\u00f9 significativa in tal senso\u201d \u00e8 l\u2019equit\u00e0 fiscale, intesa come \u201cmodalit\u00e0 strutturale di trattamento equo della famiglia sotto il profilo del reddito effettivamente spendibile dai suoi membri\u201d. Di qui la proposta di adottare il quoziente familiare, oppure il \u201cfattore famiglia\u201d con la determinazione di una no tax area. Si devono inoltre \u201cpotenziare i servizi di qualit\u00e0 per la primissima infanzia\u201d, in particolare i nidi, e valorizzare il ruolo dei consultori. Ma occorre soprattutto \u201cun piano nazionale per la famiglia\u201d con \u201ccarattere sussidiario\u201d, oltre ad \u201cuna strategia dinamica e di lunga durata che la collochi al centro della societ\u00e0\u201d come \u201cuna dimensione di tutte le politiche sociali, economiche, educative\u201d. Gli autori della ricerca invitano inoltre a conciliare famiglia e lavoro e ad elaborare adeguate politiche abitative. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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