{"id":9673,"date":"2011-10-07T00:00:00","date_gmt":"2011-10-06T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=9673"},"modified":"2015-07-08T13:10:15","modified_gmt":"2015-07-08T11:10:15","slug":"il-prete-in-cerca-di-antichita-umbre","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/il-prete-in-cerca-di-antichita-umbre\/","title":{"rendered":"Il prete in cerca di antichit\u00e0 umbre"},"content":{"rendered":"
Trenta anni fa moriva don Ansano Fabbi. Fu un grande prete, parroco di Todiano – Abeto – Montebufo, piccole comunit\u00e0 della montagna nursina, nel cuore geografico della esperienza benedettina (abbazia di S. Eutizio, Preci). Buono, semplice, umile, fedele alla sua gente, autodidatta eruditissimo, ma senza particolari titoli di studio, come tanti parroci di montagna d\u2019una volta. Di famiglia cristiana ottima, con altri due fratelli preti: don Pio, parroco anche lui in montagna, e mons. Fabio, teologo ed esegeta, rettore del Seminario regionale di Assisi, autore di fortunati libri di testo sulla divina Rivelazione e il sacramento della confessione; e con un nipote non da meno, mons. Oscar Battaglia, biblista ed esegeta, docente all\u2019Istituto teologico di Assisi, rettore del Seminario regionale, rinomato educatore, brillante conferenziere, autore di numerosi studi esegetici e libri divulgativi. Evidentemente \u201cbuon sangue non mente!\u201d. Di don Ansano, dunque. Alla scuola di mons. Pietro Pirri, parroco di Mevale e di Triponzo prima di farsi gesuita e storico di vaglia del Risorgimento italiano, si dedic\u00f2 anche lui a rovistare tra le vecchie carte delle parrocchie e degli archivi comunali locali, scoprendo notizie che davano ragione di tante ricchezze d\u2019arte e di piet\u00e0, ricostruendo con pazienza, come in un puzzle, attraverso la piccola cronaca, la grande storia di monumenti, di istituzioni sociali, di paesi. Il suo era talvolta un sapiente trascrivere, senza molto badare a tutte quelle accortezze (ad esempio, dati di riconoscimento del documento citato\u2026), che sono certamente necessarie ai fini critici, ma rallentano talora il racconto. Questo fatto gli ha in qualche modo nociuto, per cui molti lo saccheggiano impunemente senza citare la fonte. Questo saccheggio non inficia comunque la seriet\u00e0 della ricerca e la grande messe di notizie portate alla luce, riguardanti specialmente la sua Norcia e l\u2019amata Valnerina, in un intero trentennio di ricerche. Gradualmente ha allargato lo sguardo anche a regioni limitrofe e all\u2019intera Umbria, scrivendo delle sue \u201cantichit\u00e0\u201d e ricostruendo vicende di artisti e pittori \u201cminori\u201d, che hanno affrescato tante chiese e chiesine della montagna. Come appassionato della propria terra, si \u00e8 fatto anche lui narratore di usi e costumi, redigendo libri e guide preziose (purtroppo tali anche per\u2026 i ladri!). Se fosse vissuto all\u2019inizio del secolo, avrebbe certamente fatto parte di quella \u201cSociet\u00e0 (di preti) per la storia ecclesiastica dell\u2019Umbria\u201d, costituita dall\u2019instancabile mons. Michele Faloci Pulignani il 31 luglio 1912, con produzione regolare e programmata di ricerche e di studi e la pubblicazione del prezioso Archivio. Se al dire del Carducci \u201cdonne e preti non furono mai poeti\u201d, non pu\u00f2 certamente dirsi che non furono mai ricercatori e storici di vaglia, come dimostrano abati famosi quali il Muratori, il Tiraboschi, il Lanzi, o in Umbria il Ciatti, lo Jacobilli, il Serafini e tanti altri: cos\u00ec argomentava il Faloci. Certamente mons. Ansano Fabbi, morto ancor giovane a 64 anni di et\u00e0, pu\u00f2 essere considerato di quel gruppo con la notevole mole delle sue ricerche, pubblicate in forma di articoli su riviste amiche le pi\u00f9 varie, compresi i \u201cQuaderni umbri\u201d del prezioso Centro studi Vanoni-Mattei, e le ultime monografie, per lo pi\u00f9 pubblicate a sue spese. Cominci\u00f2 scrivendo biografie popolari de I Santi nostri delle montagne umbre, per le quali dett\u00f2 la prefazione l\u2019amico professore Piero Bargellini. S\u2019interess\u00f2 molto della \u201cscuola\u201d medico-chirurgica di Preci e degli eremiti e monaci benedettini, scrivendo pi\u00f9 articoli e presentando relazioni in pi\u00f9 convegni. Scrisse opere di storia e d\u2019arte di pi\u00f9 paesi della Valnerina, della quale \u00e8 stato lo storico pi\u00f9 illuminato e pi\u00f9 fedele: Preci, con prefazione dell\u2019amico Ugo Procacci, Visso, Cascia, Norcia, Monteleone, Cerreto, Ferentillo. Scrisse molti articoli per la rivista Leonessa e il suo Santo e per riviste storiche locali. Redasse anticipando i tempi, la singolare compilazione Antichit\u00e0 umbre (Seminario regionale di Assisi, 1971, pp. 450), per l\u2019iniziazione dei chierici del Seminario alla conoscenza della storia e dei beni culturali ecclesiastici; tale volume, pur con i suoi limiti, fu un novum per i destinatari prescelti, ebbe recensioni e fu presentata a papa Paolo VI il 26 gennaio 1972. Don Ansano concluse le sue laboriose fatiche con Umbria mistica, Umbria guerriera, appaiando questi due singolari volti della stessa bella regione sempre amata. Questo volumetto, postumo, \u00e8 aperto dall\u2019omelia del vescovo Alberti in occasione della morte di don Ansano. Una accurata bibliografia farebbe miglior giustizia del suo amore per l\u2019Umbria e del suo valore di ricercatore e di storico. Era povero, e mor\u00ec povero in ospedale a Roma il 20 novembre 1980, stroncato da un male non compreso. Scrisse nel suo testamento: \u201cAccetto con rassegnazione, in unione alla Passione di Cristo, la fine della vita, che considero meno triste per la decadenza religiosa della societ\u00e0 in cui si \u00e8 costretti a vivere. Ho fiducia di raggiungere presto la visione di Dio per la fedelt\u00e0 conservata alla mia vocazione e per lo zelo mai smentito nell\u2019apostolato. Raccomando ai parrocchiani, ai parenti, agli amici di utilizzare al massimo per l\u2019eternit\u00e0 il breve tempo della vita ut in omnibus glorificetur Deus\u201d. Lasciava i suoi pochi risparmi a Propaganda fide, al seminario di Norcia, e alle sue tre parrocchie. Lasciava anche libri, manoscritti, schedari, documenti fotografici, all\u2019archivio-biblioteca della diocesi di Spoleto perch\u00e9 fossero utilizzati dai giovani. Non sarebbe male ricordarlo con una qualche iniziativa culturale. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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