{"id":9656,"date":"2011-09-30T00:00:00","date_gmt":"2011-09-30T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=9656"},"modified":"2015-06-15T16:39:05","modified_gmt":"2015-06-15T14:39:05","slug":"la-vigna-deve-portare-frutto","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/la-vigna-deve-portare-frutto\/","title":{"rendered":"La vigna deve portare frutto"},"content":{"rendered":"

Ancora la Vigna. Domenica scorsa appariva come un simbolo ancora un po\u2019 secondario, oggi domina l\u2019intera liturgia. Fin dalla prima lettura, Isaia lo annuncia con grande chiarezza: \u201cLa vigna del Signore degli eserciti \u00e8 la casa di Israele\u201d (Is<\/em> 5,7). Gli studiosi ritengono che il profeta si sia ispirato ad un canto popolare in voga, modificato e trasposto allegoricamente a significare la non collaborazione del popolo al progetto del Signore. Subito dopo, il Salmo responsoriale riprende la frase del profeta e ne fa il ritornello.<\/p>\n

Le quattro strofe, parti del Salmo 79, riassumono, nell\u2019allegoria della Vigna, la storia dei rapporti di Israele con il suo Dio, ed elevano una preghiera perch\u00e9, dopo il giusto tempo di punizione, Egli torni ad essere benevolo con loro.L\u2019uditorio di Ges\u00f9 \u00e8 lo stesso di domenica scorsa: le autorit\u00e0 del Tempio. Nella prima parte della parabola, l\u2019attore principale \u00e8 \u201cl\u2019uomo padrone di casa\u201d, il quale organizza tre spedizioni di suoi servitori a ritirare il frutto dovutogli; essi ricevono tre tipi di maltrattamenti da parte degli affittuari della vigna (v. 36).<\/p>\n

Nella seconda parte ad agire sono i vignaioli, che, a somiglianza del padrone, riflettono prima di prendere la decisione definitiva: mander\u00f2 mio figlio, pensa il padre; uccideremo il figlio, decidono i vignaioli. La parabola si chiude con una domanda di Ges\u00f9, per la quale gli interpellati trovano una risposta corretta (41). In ultimo si accorgeranno di essersi dati la zappa sui piedi, quando capiscono che Ges\u00f9 aveva parlato di loro (45-46).La vicenda narrata diventa pi\u00f9 comprensibile se si considerano le condizioni economiche e sociali della Palestina del tempo di Ges\u00f9, dove le grandi propriet\u00e0 terriere appartenevano spesso a proprietari stranieri, i quali davano in affitto le loro tenute a gruppi organizzati di fittavoli. Secondo una diffusa forma di locazione, andava consegnata al padrone una determinata porzione del raccolto.<\/p>\n

Il padrone da parte sua si garantiva il proprio diritto, inviando suoi fiduciari. \u00c8 facile notare le differenze tra la parabola e la prima lettura: secondo Isaia la vigna non d\u00e0 frutto buono, ma solo uva selvatica, per colpa dei vignaioli. Nella parabola i frutti ci sono, ma sono trattenuti ingiustamente dai fittavoli, dietro ai quali si celano i capi del popolo. Nei servitori inviati a riscuotere si possono riconoscere i profeti, sempre inascoltati, perseguitati e uccisi. L\u2019ultimo tentativo del padrone \u00e8 l\u2019invio del figlio, nella speranza che, almeno lui, sia rispettato. Invece \u00e8 proprio questo arrivo che induce i fittavoli a complottare per farlo fuori e impossessarsi della vigna. Il figlio, inviato per ultimo, simboleggia con chiarezza il Messia, Ges\u00f9, il cui destino \u00e8 collegato con quello dei profeti.<\/p>\n

Il Cristo per\u00f2, quale figlio ed erede, \u00e8 superiore ai profeti. Il piano scellerato viene attuato come una vera e propria esecuzione, da eseguirsi davanti alle mura della citt\u00e0. La sua uccisione \u00e8 descritta da Matteo in modo da lasciarne trasparire il significato allegorico: \u201cLo presero, lo buttarono fuori della vigna e lo uccisero\u201d (v. 39) Anche di Ges\u00f9 si narrer\u00e0 che \u201cfu preso\u201d dalle guardie inviate dai capi del popolo, \u201cfu condotto fuori della citt\u00e0\u201d dai militari romani, e \u201cfu crocifisso\u201d.La domanda di Ges\u00f9 ai capi, che conclude la parabola, ottiene \u2013 come si \u00e8 detto \u2013 una risposta corretta; essi per\u00f2 ignoravano che stavano accusando se stessi. Anche Davide aveva dato al profeta Natan una risposta corretta, senza avere capito per\u00f2 che il colpevole era proprio lui (1 Sam<\/em> 12,1 ss).<\/p>\n

Senza saperlo, le autorit\u00e0 profetizzano la loro prossima distruzione, la distruzione di Gerusalemme.La consegna della vigna ad altri vignaioli sar\u00e0 chiarita nei versetti successivi: \u201cIl regno di Dio vi sar\u00e0 tolto e sar\u00e0 dato a un popolo che lo far\u00e0 fruttificare\u201d (v. 43). Chi \u00e8 questo \u201caltro popolo\u201d a cui si riferisce? \u00c8 quello che sar\u00e0 formato da giudei e pagani, pacificati tra loro e riuniti dal sangue versato dal Figlio. Concretamente \u00e8 la Chiesa, popolo di Dio riunito nel nome della Trinit\u00e0. Il regno di Dio, consegnato ad un altro popolo, va inteso come una realt\u00e0 presente; era stato affidato all\u2019antico Israele, perch\u00e9 portasse frutto. Questo non \u00e8 avvenuto.<\/p>\n

Ora \u00e8 affidato al nuovo popolo di Dio, che a sua volta potr\u00e0 perderlo, se non porta frutti. La condizione per continuare ad essere consegnatari del Regno \u00e8 il portare frutto. Si impone una domanda cruciale: noi, che siamo la Chiesa, stiamo portando frutti per il mondo? Quali? Non conviene illudersi di poter partecipare all\u2019eredit\u00e0 di Dio a poco prezzo, seduti sulle nostre pretese sicurezze. Pur nella certezza che \u201cle porte degli inferi non prevarranno\u201d (Mt<\/em> 16,18), non dobbiamo dimenticare che l\u2019avvenire della storia \u00e8 solo nel potere di Dio.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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