{"id":9576,"date":"2011-08-05T00:00:00","date_gmt":"2011-08-05T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=9576"},"modified":"2011-08-05T00:00:00","modified_gmt":"2011-08-05T00:00:00","slug":"umbri-meno-poveri-ma-con-tanti-problemi","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/umbri-meno-poveri-ma-con-tanti-problemi\/","title":{"rendered":"Umbri meno poveri ma con tanti problemi"},"content":{"rendered":"

Pi\u00f9 disoccupati, pi\u00f9 cassintegrati, ed i fortunati che trovano un\u2019occupazione in genere devono accontentarsi di lavori precari, stagionali, part-time o contratti a tempo determinato. Gli imprenditori, almeno per i prossimi mesi, non sono molto ottimisti su un ritorno a ritmi normali dell\u2019attivit\u00e0 nelle loro imprese. Cos\u00ec si presenta la crisi economica in Umbria a met\u00e0 estate. Nel primo semestre la cassa integrazione \u00e8 cresciuta del 9,33 per cento, mentre in Italia nello stesso periodo \u00e8 diminuita di quasi il 20 per cento. L\u2019 Umbria, con 23.400 cassintegrati, secondo i dati Cgil, \u00e8 quindi una delle sei regioni italiane dove il ricorso alla cassa integrazione continua ad aumentare mentre in Italia \u00e8 in diminuzione. In giugno per\u00f2 la direzione regionale dell\u2019Inps ha registrato una significativa battuta d\u2019arresto della richiesta di cassa integrazione in tutti i settori. L\u2019Inps segnala contemporaneamente un significativo aumento delle domande di disoccupazione. Disoccupazione che in Umbria \u00e8 ancora in crescita (7 per cento; era il 6,64 nel 2010) anche se resta in percentuale pi\u00f9 bassa della media nazionale (8,6). Nel primo trimestre di quest\u2019anno i disoccupati in Umbria erano 27 mila, in maggioranza donne. Numero che purtroppo potrebbe crescere se non si trover\u00e0 una soluzione per le tante crisi aziendali aperte. In provincia di Perugia la Merloni \u00e8 ancora alla ricerca di un acquirente, con 2.350 lavoratori in cassa integrazione negli stabilimenti di Umbria e Marche; la Trafomec di Tavernelle avvia un centinaio di licenziamenti e la Sirap Gema di Corciano ha annunciato la chiusura e la mobilit\u00e0 per i 60 lavoratori. Ancora pi\u00f9 grave la situazione in provincia di Terni dove sono aperte le vertenze occupazionali per la Basell (97 lavoratori in cassa integrazione), Meraklon (150) mentre c\u2019\u00e8 grande preoccupazione tra i 3 mila occupati della Ast-Tk per l\u2019annunciata ristrutturazione aziendale. Da uno studio dell\u2019Istat emerge che pure in questa situazione difficile il fenomeno della povert\u00e0 in Umbria \u00e8 in diminuzione. Mentre a livello nazionale dal 2009 al 2010 l\u2019incidenza di povert\u00e0 relativa \u00e8 passata dal 10,8 all\u201911%, nella nostra regione nello stesso periodo si \u00e8 registrata una riduzione dal 5,3 al 4,9%. Questo dato, secondo la Cgil, \u00e8 dovuto al fatto che \u201cgrazie alle politiche di welfare concordate anche con le istituzioni\u201d l\u2019Umbria \u201c\u00e8 riuscita a mantenere un alto livello di coesione sociale\u201d, messo per\u00f2 a rischio – secondo il sindacato – dalle ultime misure della manovra di risanamento del bilancio dello Stato. Guardando all\u2019immediato futuro, l\u2019indagine Excelsior delle Camere di commercio sulla previsione di assunzioni da parte delle imprese per il terzo trimestre luglio-settembre indica che in provincia di Perugia sono disponibili 1.750 posti (in gran parte, l\u201988 per cento, nei servizi) ma solo l\u201911 per cento a tempo indeterminato. Anche il rapporto sul mercato del lavoro 2010 redatto dall\u2019Ufficio studi della Provincia di Terni conferma che cresce il ricorso alle forme contrattuali pi\u00f9 flessibili, quali contratti a tempo determinato e di lavoro intermittente. Lavori precari, insomma, con tutti i problemi che comportano per i giovani, che senza un posto fisso e sicuro hanno difficolt\u00e0 ad avere una casa e crearsi una famiglia. A questo proposito per\u00f2 fa anche riflettere un dato della citata indagine Excelsior dalla quale risulta che tra i 1.750 posti disponibili in provincia di Perugia il 23 per cento \u201csono considerati di difficile reperimento\u201d: sar\u00e0 per formazione professionale inadeguata, retribuzioni insufficienti o scarsa propensione alla fatica aspettando un\u2019occasione migliore? \t\t\tLa \u201cripresina\u201d si \u00e8 gi\u00e0 fermata, ma qualche chance c\u2019\u00e8Che cosa pu\u00f2 fare l\u2019Umbriaper rendere pi\u00f9 roseo il futuroGodiamoci l\u2019estate, e speriamo in un autunno meteorologicamente gradevole, perch\u00e9 per l\u2019economia, con le tempeste che si addensano nel mondo ed il quadro politico in Italia, per l\u2019immediato non resta che mettersi nelle mani della Provvidenza. S\u00ec, perch\u00e9 dopo la \u201cripresina\u201d dei primi mesi dell\u2019anno, la crisi non \u00e8 finita. Lo certificano i numeri delle varie indagini. Per la gente comune i numeri contano poco, la crisi diventa tangibile in altro modo: sono i soldi che entrano in meno rispetto al passato o che non entrano affatto per pagare il mutuo, l\u2019affitto, le bollette o la scuola dei figli. I numeri dicono che in Umbria le cose vanno un po\u2019 meglio di certe regioni del Sud, ma ci sono 27 mila disoccupati e 23 mila cassintegrati per i quali non ci sono prospettive immediate di un lavoro stabile. Che dire poi dei giovani per i quali il posto fisso \u00e8 un miraggio ed anche un lavoretto qualsiasi spesso \u00e8 solo un bel sogno? Ci sono 21 mila umbri, tra i 15 ed i 29 anni, che uno studio del ministero del Lavoro cataloga come Neet (Not in education, employment or training). Cio\u00e8 giovani che non studiano, non lavorano e non frequentano corsi di formazione professionale. Insomma, che hanno rinunciato a costruire il loro futuro. Sono dati del 2009: il numero probabilmente \u00e8 cresciuto ancora. Il quadro nell\u2019insieme in questo luglio non \u00e8 dunque confortante, ed anche secondo la Confindustria la struttura economica dell\u2019Umbria \u201c\u00e8 in notevole affanno\u201d. La crisi ha per\u00f2 dimensioni e meccanismi globali che perfino le grandi potenze (vedi gli Stati Uniti) hanno difficolt\u00e0 a gestire. Occorre quindi un governo sovranazionale e globale dei meccanismi economici e finanziari, con strumenti ed organismi in parte esistenti ed in parte da inventare. Ma occorre anche che noi cittadini fortunati di un Occidente ricco, che ha vissuto per decenni al di sopra dei propri mezzi, maturiamo la convinzione sulla necessit\u00e0 di rinunciare a qualcosa in termini di consumi talvolta superflui per un maggiore equilibrio globale delle ricchezze economiche, energetiche ed ambientali. Una scelta obbligata, ed in fondo \u201csemplicemente egoistica\u201d, se vogliamo scongiurare problemi ancora pi\u00f9 gravi e forse guerre. Ma che cosa pu\u00f2 fare la piccola Umbria, questo puntino geografico del globo, per resistere in questo mare in tempesta? Poco, nell\u2019immediato (ecco perch\u00e9 non resta che sperare nella Provvidenza), ma tanto per il futuro. A cominciare dai giovani, investendo nella loro cultura e formazione per renderli competitivi a livello internazionale. In Umbria ci sono Universit\u00e0 di grandi tradizioni, ed universit\u00e0 vuol dire ricerca ed innovazione. Entrambe sono fondamentali per rendere competitive le nostre piccole imprese a livello globale, come gi\u00e0 avviene per alcuni imprenditori locali di talento. Solo per fare qualche esempio: Cucinelli per la moda, Angelantoni per le energie alternative e Caprai per il sagrantino. L\u2019Umbria per\u00f2 – La Voce lo ha scritto tante volte – \u00e8 soprattutto arte, cultura ed ambiente. Beni da difendere, salvaguardare e valorizzare turisticamente. Con pi\u00f9 fatti (piani regolatori con meno cemento e meno varianti, iniziative promozionali che non siano solo gite turistiche di amministratori e portaborse) e meno burocrazia. Perch\u00e9 da questa crisi pu\u00f2 uscire anche una Umbria migliore, con amministratori, cittadini ed imprenditori pi\u00f9 responsabili e coscienti della necessit\u00e0 di mettere sempre al primo posto il bene comune nell\u2019interesse di ognuno. Va bene infatti sperare nella Provvidenza, ma intanto rimbocchiamoci le maniche. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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