{"id":9515,"date":"2011-07-15T00:00:00","date_gmt":"2011-07-15T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=9515"},"modified":"2015-06-16T10:18:16","modified_gmt":"2015-06-16T08:18:16","slug":"la-zizzania-che-ce-in-noi","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/la-zizzania-che-ce-in-noi\/","title":{"rendered":"La zizzania che c\u2019\u00e8 in noi"},"content":{"rendered":"

Il Vangelo di questa domenica si pu\u00f2 leggere diviso in tre parti, di cui la prima articolata a sua volta in tre parti: la parabola della zizzania, quella del microscopico granello di senapa, che cresce fino a diventare un arbusto e quella del poco lievito capace di fermentare una massa di farina (Mt<\/em> 13,24-33). Segue l\u2019osservazione dell\u2019evangelista Matteo, sul perch\u00e9 Ges\u00f9 parli in parabole: per adempiere le parole dei profeti (13,34-35). In ultimo c\u2019\u00e8 la spiegazione della parabola della zizzania, su domanda dei discepoli (13,36-43).<\/p>\n

Ci concentriamo sulla parabola della zizzania. L\u2019enigma proposto da Ges\u00f9 alle folle, parte da un episodio immaginario, ma assolutamente verosimile. Gli ascoltatori devono aver pensato automaticamente ad un piccolo proprietario, che aveva seminato personalmente buon grano nel suo campo. La seminagione era considerata opera santa, che spettava al padrone eseguire personalmente. In paese c\u2019\u00e8 per\u00f2 un nemico del proprietario, che decide di vendicarsi di un vecchio torto, vero o presunto. Egli nottetempo mette in opera la sua vendetta, seminando zizzania tra i solchi del grano. Il padrone per\u00f2 ha ingaggiato operai zelanti, i quali scoprono che in mezzo al grano c\u2019\u00e8 del loglio; e lo consigliano di sradicarlo.<\/p>\n

Il saggio proprietario sa che il loglio cresce in ceppi e che, se viene sradicato, pu\u00f2 trascinare via anche il buon grano. Allora decide di aspettare la mietitura; allora si far\u00e0 la cernita decisiva. Qui termina la parabola e ha inizio il lavorio degli ascoltatori, il gruppo dei primi discepoli e le folle, che devono cercare di sciogliere l\u2019enigma. Evidentemente il compito si rivela complicato anche per i discepoli. Chi \u00e8 il seminatore? Chi \u00e8 il campo? Chi \u00e8 il nemico? Chi sono i mietitori? Chi \u00e8 il buon grano? Chi \u00e8 la zizzania? Evidentemente non se la cavano e chiedono aiuto al Maestro: \u201cSpiegaci la parabola della zizzania\u201d (13,36). Ges\u00f9 accetta di fare ci\u00f2 che di solito non si faceva: sciogliere l\u2019enigma a favore dei discepoli. Siamo all\u2019ultima parte del Vangelo di oggi; il Maestro identifica il seminatore, il campo, il nemico, il grano, la zizzania, i mietitori e la mietitura.<\/p>\n

La spiegazione termina con la frase, ormai nota, che ci saremmo aspettati alla fine della parabola, non alla fine della sua spiegazione: \u201cChi ha orecchi, ascolti\u201d (13,43). Dunque l\u2019enigma non \u00e8 del tutto sciolto. La palla pertanto oggi passa a noi. Ci \u00e8 chiesto di provare a capire la nostra vita e la nostra storia alla luce della parabola. C\u2019\u00e8 in tutti noi una naturale tendenza a \u201csradicare\u201d: via la zizzania, rimanga solo il buon grano; via i malvagi, i drogati, i ladri… rimangano solo i buoni, anzi i migliori; fra i quali, del tutto spontaneamente, ciascuno di noi si sistema, senza sapere peraltro se Dio \u00e8 dello stesso parere. La nostra smania di sradicare coincide con il nostro presunto diritto a giudicare, dimenticando la Parola del Signore, che dice di non giudicare per non essere giudicati, perch\u00e9 con la stessa misura con giudichiamo, saremo giudicati. Anzi ci \u00e8 chiesto di perdonare settanta volte sette, se vogliamo che il Signore faccia con noi altrettanto.<\/p>\n

La verit\u00e0 \u00e8 che, nella storia, grano e zizzania vivono mescolati. Non esistono da una parte tutti i buoni e dall\u2019altra i cattivi. Il bene e il male vivono mescolati perfino dentro di noi. Nessuno \u00e8 cos\u00ec luminoso da non avere in s\u00e9 zone tenebrose; n\u00e9 c\u2019\u00e8 qualcuno cos\u00ec tenebroso da non portarsi dentro un po\u2019 di luce. Da dove nasce questa situazione contraddittoria, che nessuno vorrebbe, che tuttavia rimane l\u00ec senza via di scampo? Come mai, nel nostro campicello interiore, grano e zizzania crescono inestricabilmente mescolati? La risposta sta nelle parole del padrone: \u201cUn nemico ha fatto questo\u201d. Nello sciogliere la parabola, Ges\u00f9 precisa, tra l\u2019altro, che \u201cil nemico \u00e8 il diavolo\u201d. Anche le antiche Scritture lo testimoniano: \u201cLa morte \u00e8 entrata nel mondo per invidia del diavolo\u201d (Sap<\/em> 2,24).<\/p>\n

La paura della morte \u00e8 la radice di ogni malvagit\u00e0. In origine l\u2019uomo fu creato da Dio luminoso e libero. Fu l\u2019uso dissennato della libert\u00e0 a farci sprofondare in questa contraddizione, noi e la storia che ci trasciniamo dietro. Realt\u00e0 di cui tutti facciamo esperienza ogni giorno: \u201cQuando provo a fare il bene, avverto che il male \u00e8 accanto a me… c\u2019\u00e8 in me volont\u00e0 di bene, ma non capacit\u00e0 di realizzarlo\u201d (Rm<\/em> 7,18). Realt\u00e0 dura da accettare, ma innegabile. Si tratta di fare spazio al combattimento, che il male e il bene hanno ingaggiato dentro di noi; noi siamo, nello stesso tempo, terreno di scontro e desiderio di preda, da parte dei contendenti. \u00c8 necessario prendere posizione per uno dei due. Le nostre scelte quotidiane, piccole o grandi, dicono per quale dei contendenti parteggiamo.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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