{"id":9499,"date":"2011-07-08T00:00:00","date_gmt":"2011-07-08T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=9499"},"modified":"2015-06-16T10:20:28","modified_gmt":"2015-06-16T08:20:28","slug":"perche-parli-in-parabole","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/perche-parli-in-parabole\/","title":{"rendered":"\u201cPerch\u00e9 parli in parabole?\u201d"},"content":{"rendered":"
Le tre letture liturgiche di questa domenica hanno a che fare con la Parola, con il seme e con la fatica della sua crescita. Il Vangelo si pu\u00f2 ascoltare, scandito in tre momenti: la parabola del seminatore (Mt<\/em> 13,1- 9), la questione del \u201cparlare in parabole\u201d (10-17), la spiegazione della parabola da parte del Maestro (18-23). Per non entrarvi superficialmente, la prima cosa da capire \u00e8 il senso dell\u2019espressione \u201cparlare in parabole\u201d. Fin da bambino mi avevano detto che Ges\u00f9 raccontava parabole per farsi capire dalla gente semplice, di scarsa istruzione; tant\u2019\u00e8 che usava esempi tratti dalla vita dei contadini, dei pescatori, come erano la gran parte dei suoi ascoltatori.<\/p>\n Credo che questa opinione sia ancora piuttosto diffusa. Per sapere se le cose stanno veramente cos\u00ec, dobbiamo ascoltare con attenzione la parte centrale del brano evangelico proposto. I discepoli chiedono a Ges\u00f9: \u201cPerch\u00e9 parli loro in parabole?\u201d. Esattamente la domanda che gli stiamo ponendo noi oggi. La risposta fu che egli parlava loro in parabole, perch\u00e9 \u201cguardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono\u201d. E aggiunge che si compiva cos\u00ec la profezia di Isaia, che al suo tempo predicava: \u201cIl cuore di questo popolo \u00e8 diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi\u2026\u201d, cosicch\u00e9 non vedono, non sentono e non comprendono. Per provare a ad entrare nel linguaggio di Ges\u00f9, cominciamo dal termine \u201cparabola\u201d.<\/p>\n Essa \u00e8 un prestito dalla lingua greca, che a sua volta traduce un termine ebraico, che, in buona sostanza, vuol dire \u201cenigma\u201d. Dunque la parabola non \u00e8 un raccontino ingenuo, per gente poco istruita, ma un vero enigma da sciogliere. (Era un metodo di insegnamento utilizzato anche nelle scuole rabbiniche). \u00c8 come se Ges\u00f9 in questa occasione dicesse: indovinate un po\u2019 che cosa significa, per la vostra vita, per quella del mondo, che un seminatore usc\u00ec a seminare\u2026? Non tutti sono in grado di sciogliere l\u2019enigma, ma solo coloro che hanno l\u2019orecchio aperto, ossia chi ha ricevuto il dono dell\u2019ascolto, chi si pone dinanzi alla propria vita con sincera onest\u00e0, chi ha interesse per le cose di Dio. La parabola del seminatore si conclude con una frase apparentemente banale: \u201cChi ha orecchi, ascolti\u201d.<\/p>\n Ma \u00e8 tutt\u2019altro che banale; non tutti infatti hanno la capacit\u00e0 di ascoltare. Come \u00e8 chiaro, non \u00e8 questione di timpani ben funzionanti o di padiglioni auricolari a norma, ma di una qualit\u00e0 profonda, che tocca le radici dell\u2019esistenza. Alla fine della parabola, il maestro ordinariamente non scioglieva l\u2019enigma, ma lasciava che lo facessero gli alunni, i quali giungevano alla conclusione al termine di una lunga catena di questioni e contro-questioni. Ges\u00f9 invece, in questo caso, scioglie l\u2019enigma. In seguito raramente lo far\u00e0. Siamo cos\u00ec al terzo momento di questo lungo brano evangelico; momento in cui viene finalmente sciolto l\u2019enigma.<\/p>\n La prima affermazione di Ges\u00f9 \u00e8 decisiva: \u201cIl seme \u00e8 la Parola di Dio\u201d. Molti tra noi sono cos\u00ec abituati a sentirla ripetere, che neppure ne sospettano la profondit\u00e0. Chi non ha mai visto un seme? Se a me capita di passare vicino a una quercia e di raccogliere una ghianda, paragono le due cose, mi colpisce la sproporzione fra le due realt\u00e0, e rimango incredulo al pensiero del potere racchiuso in quel seme, del numero incalcolabile di informazioni che la permetteranno alla quercia di raggiungere la sua pienezza, della impressionante, sconosciuta complessit\u00e0 della sua programmazione. La Parola di Dio ha un potere che somiglia a quello del seme: genera la fede, l\u2019accompagna nella crescita fino alla sua pienezza.<\/p>\n In conclusione, schematizzando un po\u2019, Ges\u00f9 dice che ci sono quattro modi di stare dinanzi alla Parola. C\u2019\u00e8 chi \u00e8 totalmente chiuso, incapace di ascolto; questo \u00e8 simile al seme che cade per la strada e non ha alcuna possibilit\u00e0 di mettere radici. Passano gli uccelli, lo beccano, lo portano via. Non \u00e8 successo nulla. Come se non avesse mai ascoltato nulla. C\u2019\u00e8 chi solo superficialmente \u00e8 aperto all\u2019accoglienza della Parola, per la quale anche si rallegra; ma la mancanza di spessore interiore adeguato impedisce alla Parola di raggiungere lo scopo. C\u2019\u00e8 chi accoglie il seme, perch\u00e9 \u00e8 bello, interessante; ma si rifiuta di rimuovere quanto potrebbe soffocarlo. Molte sono le realt\u00e0 che possono soffocare la Parola seminata in noi, e Ges\u00f9 ne enumera due: la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza. In ultimo c\u2019\u00e8 chi accoglie la Parola con la stessa gioia con cui le umide zolle autunnali accolgono i semi, li custodiscono, li tengono nascosti perch\u00e9 nessuno li rubi. Questi danno frutto; ma in misura disuguale: alcuni danno il trenta per uno, altri sessanta per uno, altri addirittura il cento.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Le tre letture liturgiche di questa domenica hanno a che fare con la Parola, con il seme e con la fatica della sua crescita. 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