Il card. Dionigi Tettamanzi, ormai al termine del suo ministero episcopale a Milano (la diocesi pi\u00f9 grande del mondo, con i suoi 5 milioni di fedeli), ha guidato l\u2019incontro di spiritualit\u00e0 del clero umbro, a Collevalenza, il 9 giugno. Ha parlato, come ha detto, cor ad cor, \u201ccuore a cuore\u201d, con semplicit\u00e0 e familiarit\u00e0, partendo dal vissuto quotidiano, che trova la spinta nella comune passione pastorale. Le situazioni in cui questa oggi si svolge sono ben note: invecchiamento, diminuzione delle vocazioni, contesto sociale e culturale pi\u00f9 pesante e pi\u00f9 esigente. Si devono avere chiavi di lettura e capacit\u00e0 di superamento per poter svolgere il lavoro sereni e pieni di speranza, sapendo che in tutto il nostro ministero il protagonista \u00e8 Ges\u00f9, guida e pastore delle nostre anime. Le chiavi di lettura indicate dal Cardinale sono due: comunione e missione, radicate nell\u2019eucaristia. Di ci\u00f2 ha abbondantemente parlato. Non c\u2019\u00e8 un tema cos\u00ec insistito in tutta la Scrittura come questo – ha detto – e ci\u00f2 comporta che non possiamo essere, come taluni ci considerano, una \u201ccasta privilegiata\u201d separata dalla gente e autoreferenziale: abbiamo una casa, il lavoro non ci manca, non abbiamo una famiglia e figli con problemi… La comunione deve essere tra i presbiteri, con i religiosi, con i fedeli per il comune battesimo e ponendo a fondamento la comunione eucaristica. Qui ha introdotto il concetto, a molti risultato nuovo, certamente molto attuale, della \u201csobriet\u00e0 pastorale\u201d, che in un tempo di crisi \u00e8 un richiamo necessario sul piano economico, ma che risulta un criterio di comportamento che favorisce la comunione e si pu\u00f2 tradurre in una formula: \u201cFare meno, fare meglio, fare insieme\u201d, che secondo il Cardinale potrebbe essere rovesciata mettendo al primo posto \u201cfare insieme\u201d. \u201cMettere insieme le teste\u201d, pensare insieme, progettare e lavorare insieme, collaborando e divenendo corresponsabili. La seconda chiave di lettura \u00e8 la missione: la stessa comunione \u00e8 in vista della missione. Ges\u00f9 ha pregato: \u201cSiano una cosa sola affinch\u00e8 i mondo creda\u201d. La missione si compone di due aspetti – ha detto Tettamanzi -: l\u2019accogliere e l\u2019andare. L\u2019accoglienza crea il clima che rende possibile l\u2019annuncio e implica di essere disponibili all\u2019ascolto. E poi c\u2019\u00e8 l\u2019andare verso i lontani, come diceva Montini, arcivescovo di Milano, in occasione della grande missione: i mille lontani che non hanno nessuno che li cerchi e li trovi\u201d e concludeva con frasi perentorie: \u201cSiamo mandati, siamo missionari, siamo apostoli\u201d. L\u2019ultimo punto trattato \u00e8 stato l\u2019eucaristia, che, anche con riferimenti molto personali, ha descritto come l\u2019azione pi\u00f9 alta e pi\u00f9 forte che un prete pu\u00f2 sperimentare nella celebrazione in persona Christi, assumendo il ruolo di impersonare Cristo. In un incontro personale dopo la meditazione il Cardinale, ha condiviso l\u2019idea che tutto ci\u00f2 rimanda al tema della \u201ccomunicazione\u201d. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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