{"id":9428,"date":"2011-06-10T00:00:00","date_gmt":"2011-06-10T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=9428"},"modified":"2015-06-16T10:30:25","modified_gmt":"2015-06-16T08:30:25","slug":"pentecoste-annulla-babele","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/pentecoste-annulla-babele\/","title":{"rendered":"Pentecoste annulla Babele"},"content":{"rendered":"
In questa domenica di Pentecoste, la liturgia narra gli avvenimenti che celebra, soprattutto nella prima lettura della messa. L\u2019episodio \u00e8 diviso in due parti: nei primi versetti si racconta quello che avvenne nel chiuso del Cenacolo, ossia l\u2019effusione dello Spirito santo sui discepoli (At<\/em> 2,1-4), nella seconda l\u2019afflusso della folla incuriosita dal fragore che si era udito in citt\u00e0 e dalla presenza inaspettata di uomini sconosciuti, che parlavano in preda allo Spirito e che incredibilmente tutti capivano, nonostante la diversit\u00e0 delle provenienze linguistiche (At<\/em> 2,5-13). Il fatto ci \u00e8 noto fin dai tempi della cresima; ma forse ce n\u2019\u00e8 sfuggito il significato profondo.<\/p>\n Le letture della messa della vigilia di Pentecoste ne forniscono la chiave. Il racconto termina parlando dello stupore della folla nel costatare che ognuno li sentiva parlare nella propria lingua, loro che venivano dagli angoli pi\u00f9 remoti dell\u2019Impero. \u00c8 normale che fra popolazioni straniere ordinariamente non ci si intenda. Dunque stava l\u00ec accadendo qualcosa di anormale, che misteriosamente rendeva gli uomini \u201ccomunicabili\u201d. La realt\u00e0 storica della molteplicit\u00e0 delle lingue \u00e8 solo il segno di quelle misteriose barriere che separano gli uomini. In realt\u00e0 tutti abbiamo difficolt\u00e0 a comunicare, anche quando parliamo la stessa lingua o addirittura lo stesso dialetto.<\/p>\n Questo avviene dovunque: in famiglia, per strada, a scuola, in ufficio, in fabbrica. Al principio di ogni dissenso c\u2019\u00e8 sempre la difficolt\u00e0 di comprendere l\u2019altro. Come \u00e8 possibile – si domandano i pi\u00f9 attenti – che, pur avendone il desiderio, e forse anche la possibilit\u00e0, non si riesca a capirci? Che sia sceso tra noi qualcosa di simile ad un \u201cseme d\u2019incomunicabilit\u00e0\u201d? La prima lettura della vigilia di Pentecaste ne d\u00e0 una risposta, narrando l\u2019episodio della \u201ctorre di Babele\u201d. Il racconto biblico parla della volont\u00e0 di un gruppo di uomini, che decidono di edificare una torre talmente alta da entrare in competizione con Dio. Questo essi intendono, quando dicono: \u201cFacciamoci un nome\u201d. Nell\u2019antico linguaggio delle sante Scritture \u201cfarsi un nome\u201d equivale a reclamare la propria autonomia in tutto e da tutti, anche da Dio.<\/p>\n Ma siccome l\u2019uomo pu\u00f2 solo \u201cricevere un nome\u201d, perch\u00e9 solo Dio \u00e8 il Nome, che d\u00e0 esistenza, energia e vita a chi vuole, la pretesa di dare vita a se stessi ebbe come conseguenza l\u2019incapacit\u00e0 radicale di entrare in comunione con l\u2019altro. L\u2019interpretazione corrente attribuisce, leggendariamente, all\u2019episodio della torre di Babele la differenziazione dell\u2019unica lingua umana iniziale nelle differenti lingue nazionali o tribali. In realt\u00e0 quel giorno s\u2019innesc\u00f2 il dramma dell\u2019incomunicabilit\u00e0. Non c\u2019\u00e8 chi non veda quanto questa realt\u00e0 sia attuale e potentemente radicata in ognuno: le Scritture la chiamano \u201cpeccato\u201d. Lo Spirito di Ges\u00f9 Cristo, a Pentecoste, entr\u00f2 con forza nella storia, perdon\u00f2 il peccato e gli uomini sperimentarono di non essere pi\u00f9 condannati non capirsi.<\/p>\n Il Vangelo ci riporta alla sera di Pasqua. Cinquanta giorni prima dei fatti narrati nel libro degli Atti degli apostoli. I discepoli sono chiusi dentro, per paura dei giudei. Paura seria e del tutto comprensibile: all\u2019epoca, quando un capo era stato condannato per ribellione, come era avvenuto per Ges\u00f9, rischiavano grosso anche quelli che lo avevano seguito. Era pertanto misura prudenziale sbarrare porte e finestre, farsi vedere in giro il meno possibile, almeno fino a che non si fossero calmate le acque. Il clima generale era dunque di paura. Ma improvvisamente la situazione si capovolse. Ges\u00f9, ormai glorificato, comparve in mezzo a loro, incurante di muri, porte e finestre. Era proprio lui, le mani ferite, il fianco squarciato. La prima parola che essi ascoltarono fu \u201cpace a voi\u201d.<\/p>\n Alla paura che li inchiodava l\u00ec dentro, subentr\u00f2 la pace e la gioia. Non c\u2019era pi\u00f9 motivo di restare chiusi, tanto pi\u00f9 che si sentirono rivolgere l\u2019invito ad andare: \u201cCome il Padre ha mandato me, cos\u00ec io mando voi\u201d (Gv<\/em> 20,19). Poi avvertirono il soffio potente di Ges\u00f9 su di loro. A somiglianza del vento impetuoso che aveva trasformato in cosmo il caos iniziale (Gn<\/em> 1,2), e il respiro del Creatore che aveva reso vivo il primo essere umano (Gn<\/em> 2,7), il soffio di Ges\u00f9 trasform\u00f2 la vita di quegli uomini. Cinquanta giorni pi\u00f9 tardi, un altro vento fragoroso sfonder\u00e0 porte e finestre, e apparir\u00e0 come fuoco che incendier\u00e0 la loro vita, li spinger\u00e0 ad uscire da se stessi, e gridare a tutti che Dio dar\u00e0 lo stesso Spirito a quelli che si sottomettono a Lui.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" In questa domenica di Pentecoste, la liturgia narra gli avvenimenti che celebra, soprattutto nella prima lettura della messa. 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