{"id":9411,"date":"2011-06-03T00:00:00","date_gmt":"2011-06-02T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=9411"},"modified":"2015-06-16T10:37:27","modified_gmt":"2015-06-16T08:37:27","slug":"cristo-sale-al-cielo-non-al-cielo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/cristo-sale-al-cielo-non-al-cielo\/","title":{"rendered":"Cristo sale al Cielo, non al cielo"},"content":{"rendered":"

L\u2019Ascensione celebra ci\u00f2 che professiamo nel Credo: \u201cSal\u00ec al Cielo e siede alla destra del Padre\u201d. Lo diciamo, in genere, cos\u00ec tranquillamente a memoria, da non percepirne la portata dirompente. L\u2019immaginario collettivo, aiutato da tanta iconografia, e non solo, ha negli occhi la figura di Ges\u00f9 che sale verso le stelle e forse oltre, non si sa bene verso dove. Salvo poi rimanere interdetti quando qualche astronauta manda dire di non avervi incontrato nessuno. L\u2019affermazione del Credo deriva dal linguaggio biblico che, usando il termine Cielo o Cieli, intende dire \u201cDio\u201d, e non il firmamento che vediamo a occhio nudo.<\/p>\n

Dunque, quando affermiamo di credere che Ges\u00f9 \u00e8 salito al Cielo, intendiamo dire che, dopo essere scomparso dalla vista dei suoi amici, \u00e8 tornato nel mondo eterno di Dio, con tutto il \u201ccarico\u201d della sua umanit\u00e0, che \u00e8 anche la nostra. Con lui, anche noi, che lo confessiamo Vivente, siamo entrati a far parte della dimensione misteriosa di Dio. Poi aggiungiamo: \u201cE siede alla destra del Padre\u201d. Altra espressione proveniente dall\u2019antico linguaggio biblico, che non fa riferimento ad uno spazio cosmico, n\u00e9 ad alcun altro spazio, in cui Dio avrebbe eretto il suo trono, lasciando un posto alla sua destra per Ges\u00f9; significa invece la \u201cpartecipazione di Ges\u00f9 alla sovranit\u00e0 propria di Dio su ogni spazio\u2026 e il suo potere di presenza nel mondo\u201d (cfr. Ratzinger). Come egli disse: \u201cIo e il Padre siamo una cosa sola\u201d (Gv<\/em> 10,30).<\/p>\n

Il breve Vangelo di questa festa termina cos\u00ec: \u201cEd ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo\u201d. Con queste parole Ges\u00f9 si accomiata visibilmente dai suoi; sono parole sconvolgenti, ma comprensibili. Nel momento in cui si assenta, dichiara che rimarr\u00e0 comunque con loro. Si tratta di un nuovo modo di essere presente. Tutti noi, del resto, abbiamo esperienza che una persona profondamente amata \u00e8 presente al nostro spirito, alla nostra mente, anche quando \u00e8 fisicamente assente. Non \u00e8 forse vero che si pu\u00f2 continuare a vivere, e perfino a crescere nella vita, grazie a un ricordo, a una parola, che ci ha segnato per sempre? Queste forme diverse di presenza non sono illusorie.<\/p>\n

Sono i testimoni stessi dell\u2019Ascensione, i discepoli (L<\/em>c 24,52), a dire che quel Ges\u00f9 che ha camminato al loro fianco, che hanno ascoltato, visto, toccato, ora vive in loro, con una presenza ancora pi\u00f9 intima della precedente: prima era con loro, adesso \u00e8 in loro. Nel pi\u00f9 profondo di loro stessi. Ora \u00e8 il suo Spirito che li anima. Parla in loro, agisce in loro. L\u2019apostolo Paolo scriver\u00e0 ai cristiani della Galazia: \u201cNon sono pi\u00f9 io che vivo, ma \u00e8 Cristo che vive in me\u201d (Gal<\/em> 2,20). La prima lettura si diffonde a narrare l\u2019evento Ascensione con grande ricchezza di particolari.<\/p>\n

Dopo i primi due versetti riassuntivi, l\u2019autore, Luca, precisa che Ges\u00f9 dopo la sua passione si mostr\u00f2 vivo ai suoi discepoli, con molte prove, durante quaranta giorni. L\u2019ultimo giorno, mentre erano a tavola, li invit\u00f2 a non lasciare da Gerusalemme, perch\u00e9 entro pochi giorni saranno battezzati in Spirito santo. Probabilmente \u201cgasati\u201d un po\u2019 da questa promessa mal compresa, gli chiesero se era arrivato il momento della realizzazione di ci\u00f2 che avevano atteso per secoli: la restaurazione dell\u2019antico regno di Davide. Ges\u00f9 rispose che questo rimaneva fuori delle loro competenze. Loro piuttosto hanno il compito di testimoniare, fino ai confini della terra, che egli \u00e8 il Risorto.<\/p>\n

Poi, mentre lo guardavano, una nube lo nascose gradualmente alla loro vista. E mentre insistevano a guardare in su, si presentarono due signori vestiti di bianco che dissero: \u201cLo stesso Ges\u00f9 che avete visto andarsene, torner\u00e0 nello stesso modo in cui lo avete visto partire\u201d (At<\/em> 1,10). Per questo la liturgia cristiana celebra l\u2019Ascensione quaranta giorni dopo la Pasqua, durante i quali non cessa di proclamare che egli \u00e8 il Vivente e che torner\u00e0, non pi\u00f9 nella debolezza della carne, ma nella gloria della sua divinit\u00e0, per prendere definitivamente possesso del suo Regno e consegnarlo al Padre (1 Cor<\/em> 15,24).<\/p>\n

La fede nel ritorno di Cristo \u00e8 il secondo pilastro dell\u2019annuncio cristiano. C\u2019\u00e8 stata una prima venuta di Ges\u00f9, fragile bambino, nato miracolosamente da una Vergine; ce ne sar\u00e0 una ultima, alla conclusione della storia, quando ogni uomo lo avr\u00e0 riconosciuto e confessato Vivente, primogenito di coloro che risuscitano dai morti. Le prime generazioni cristiane vivevano nell\u2019attesa del ritorno del Signore e pregavano per affrettarlo; lo facevano con una preghiera nell\u2019antica lingua aramaica, Maranatha<\/em>, \u201cVieni, Signore\u201d. Pi\u00f9 tardi compresero che c\u2019\u00e8 anche una terza venuta del Signore, in questo tempo intermedio, che \u00e8 il tempo dell\u2019attesa vigilante; ma anche il tempo della sua attuale presenza. Siamo tutti chiamati a vivere la tensione tra il \u201cgi\u00e0\u201d e il \u201cnon ancora\u201d.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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