{"id":9361,"date":"2011-05-13T00:00:00","date_gmt":"2011-05-13T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=9361"},"modified":"2011-05-13T00:00:00","modified_gmt":"2011-05-13T00:00:00","slug":"una-scelta-difficile-la-facolta-universitaria","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/una-scelta-difficile-la-facolta-universitaria\/","title":{"rendered":"Una scelta difficile: la facolt\u00e0 universitaria"},"content":{"rendered":"
Come pu\u00f2 la scuola favorire un corretto sviluppo dei talenti dei ragazzi e una attenta valutazione delle loro capacit\u00e0 e delle loro inclinazioni? In che modo la famiglia, gli insegnanti, ma soprattutto l\u2019Universit\u00e0, possono aiutare i ragazzi nella scelta della facolt\u00e0 universitaria o di un futuro nel mondo del lavoro? Si \u00e8 parlato di questo al terzo e ultimo incontro promosso dalla Commissione regionale per l\u2019educazione, la scuola e l\u2019universit\u00e0 (Cresu) della Ceu dal titolo \u201cPer non perdere l\u2019orientamento\u201d svoltosi sabato 7 maggio alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli. Per rispondere a queste domande sono stati invitati Giovanni Carlotti, docente dell\u2019Universit\u00e0 di Perugia, Carlo Menichini, dirigente dell\u2019Ipsia di Santa Maria degli Angeli, Silvia Angeletti, docente dell\u2019Universit\u00e0 di Perugia, e Simone Moretti, giovane studente di Fisica dell\u2019Universit\u00e0 di Perugia. La scuola e il mondo universitario in questi ultimi anni sono cambiati. Il livello di preparazione degli studenti si \u00e8 abbassato e le universit\u00e0 si sono dovute adeguare per permettere ai giovani di portare a termine gli studi. \u00c8 tutta colpa delle scuole superiori? Probabilmente no. Oggi, rispetto a ieri, i corsi di laurea si sono moltiplicati ed \u00e8 tutto un correre nel pubblicizzarle e per accaparrarsi gli iscritti. Ma stando a contatto con i giovani, i docenti si sono da tempo accorti che a questa aumentata possibilit\u00e0 di scelta non corrisponde un\u2019aumentata capacit\u00e0 di scelta. \u201cE i ragazzi, un po\u2019 per immaturit\u00e0, un po\u2019 per scarsa autonomia e capacit\u00e0 critica, o a causa dei tanti messaggi contrastanti con cui spesso si imbattono, finiscono per fallire abbandonando il percorso di studio ancora prima del termine. E questo \u00e8 un problema che interroga sia la scuola che l\u2019Universit\u00e0\u201d sostiene Carlotti. Forse quello di cui hanno pi\u00f9 bisogno \u00e8 essere accompagnati, aiutati nella scelta, perch\u00e9 diventino poi pi\u00f9 autonomi. Per Silvia Angeletti \u201cnon si deve scegliere in base alle mode o alla possibilit\u00e0 di trovare meglio un posto di lavoro. Anche verificare la disponibilit\u00e0 del territorio \u00e8 riduttivo. \u00c8 meglio guardare oltre, all\u2019Europa per esempio. L\u2019importante \u00e8 scegliere in base alle proprie predisposizioni, passioni e interessi personali\u201d. E allora come orientare questi giovani? \u201cDifficile dare una risposta – dice il dirigente Menichini. – Nelle scuole tecniche e professionali ci sono incontri con imprenditori locali, tirocini in azienda, con esperti esterni. Forse si potrebbe lavorare di pi\u00f9 sugli incontri con le universit\u00e0. Scegliere non sempre \u00e8 facile. Ma dobbiamo abituare i giovani a farsi delle domande alle quali dovranno autonomamente darsi una risposta. Il mondo del lavoro cerca giovani svegli, intelligenti e responsabili\u201d. Apprezzata la testimonianza di Simone, giovane studente di Fisica. Ha vissuto sulla sua pelle l\u2019indecisione nella scelta della facolt\u00e0 universitaria. Fare medicina o fisica? \u201cLe informazioni che l\u2019Universit\u00e0 ti d\u00e0 non solo sufficienti\u201d sostiene e questo non lo aiuta di sicuro. Supera il test d\u2019ingresso in medicina, ma l\u2019indecisione rimane. La scelta infine cade su Fisica, per la quale – ricorda – aveva una maggiore predisposizione. Un lodevoleesempioviene dallacitt\u00e0 di Lodi\u201cL\u2019 obiettivo dei tre incontri, al di l\u00e0 di far intervenire relatori che potessero dare pi\u00f9 o meno ricette e soluzioni, \u00e8 stato quello di far circolare le buone iniziative, perch\u00e9 nel campo educativo ne esistono tante ma spesso non si conoscono\u201d. A conclusione del ciclo dei tre incontri promossi dalla Commissione regionale per l\u2019educazione, la scuola e l\u2019Universit\u00e0 (Cresu), il cui tema era \u201cEducare alla vita buona\u201d, il coordinatore della Cresu, Giovanni Carlotti, \u00e8 soddisfatto. L\u2019iniziativa, che ha visto la collaborazione delle associazioni Aimc, Uciim, Diesse, Age, Agesc dell\u2019Umbria era rivolto, come ricorda Carlotti, ai dirigenti scolastici, insegnanti, educatori e a tutti coloro che sono al servizio dei ragazzi, in vista dell\u2019elaborazione di un patto educativo condiviso. Folta la partecipazione, soprattutto ai primi due incontri, come diversi sono stati gli interventi e le domande, soprattutto sulle buone prassi portate avanti da alcune realt\u00e0 educative. Tra esse, quella al centro del secondo incontro, presieduto da Piero Cattaneo, dirigente scolastico della scuola secondaria di I grado \u201cGriffini\u201d di Casalpusterlengo (Lodi). Cattaneo ha raccontato le varie esperienze positive derivanti dalla collaborazione stretta tra scuola, famiglie e altre agenzie del territorio, a partire dalle associazione sportive, religiose e di volontariato, attuata a Casalpusterlengo. \u201cSoprattutto \u2013 spiega Carlotti – come sia stato possibile, in una realt\u00e0 territoriale certamente non molto grande, sedersi dietro un tavolo per creare insieme un progetto al servizio dei ragazzi. Perch\u00e9 se un ragazzo partecipa a pi\u00f9 attivit\u00e0, se ha pi\u00f9 interlocutori, possibilmente non dovrebbe ricevere messaggi contrastanti dalle varie agenzie educative\u201d. E l\u2019esperienza a quanto pare ha ricevuto un grande interesse, se nei giorni successivi all\u2019incontro Cattaneo ha ricevuto diverse e-mail per avere una copia del documento e conoscere in modo pi\u00f9 approfondito le varie fasi di questo \u201cpatto di corresponsabilit\u00e0 educativa del territorio\u201d. L\u2019incontro di Cattaneo si legava fortemente con il primo – ricorda Carlotti – tenuto da Ernesto Diaco, dal 2007 vice responsabile del Servizio nazionale della Cei per il progetto culturale. Diaco ha infatti aiutato ad approfondire i punti principali del documento dei Vescovi sull\u2019educazione, che in sostanza chiamano tutti, a partire dalla scuola e dalla famiglia, a mettersi al servizio del progetto educativo per i ragazzi. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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