{"id":9314,"date":"2011-04-22T00:00:00","date_gmt":"2011-04-22T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=9314"},"modified":"2015-06-16T10:47:02","modified_gmt":"2015-06-16T08:47:02","slug":"era-morto-ora-e-vivo-e-trionfa","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/era-morto-ora-e-vivo-e-trionfa\/","title":{"rendered":"Era morto, ora \u00e8 vivo e trionfa"},"content":{"rendered":"

\u201cMorte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello; l\u2019Autore della vita era morto, ora \u00e8 vivo e trionfa\u201d. Questa \u00e8 la non felicissima versione italiana di quel brano lirico che la liturgia canta in latino nel giorno di Pasqua, tecnicamente detto \u201csequenza\u201d. Essa sintetizza stupendamente il significato definitivo di ci\u00f2 che la Pasqua festeggia: la vittoria della Vita sulla Morte. Ricordo che, qualche anno addietro, una gelata nel mese di aprile aveva bruciato le gemme, gi\u00e0 turgide, di un grande, bellissimo albero di fico del nostro orto conventuale. Mi dissi che ormai, almeno per quell\u2019anno, l\u2019albero era inesorabilmente morto. Invece dopo un paio di settimane, o poco pi\u00f9, centinaia e centinaia di gemme spuntarono lungo i rami, sul tronco, dappertutto.<\/p>\n

Un\u2019esplosione di vita cos\u00ec impetuosa e inaspettata mi mostr\u00f2 quanto davvero la Vita fosse pi\u00f9 forte della Morte. Eravamo nei tempi di Pasqua; l\u2019avvenimento agricolo fu una Parola inequivocabile. Si tratta ben pi\u00f9 che di un paragone: la risurrezione di Ges\u00f9 \u00e8 una realt\u00e0 divina che contagia tutta la creazione, a vari livelli. Quello vegetale \u00e8 forse il pi\u00f9 evidente. Ma il contagio tocca tutto ci\u00f2 che torna a vivere: la salute ritrovata, un amore che rifiorisce, una riconciliazione a lungo attesa. Molte sono in verit\u00e0 le esperienze di morte che costellano la vita di ciascuno di noi, la malattia, l\u2019insuccesso, separazioni forzate, desideri inappagati\u2026 realt\u00e0 di fronte a cui siamo costretti ad ammettere la nostra impotenza e che ci rimandano alla realt\u00e0 della morte.<\/p>\n

Ormai la morte per\u00f2 non ha pi\u00f9 l\u2019ultima parola. \u201cL\u2019Autore della vita era morto, ora \u00e8 vivo e trionfa\u201d. L\u2019espressione che ascoltiamo con frequenza nella liturgia, e non solo a Pasqua, dice: \u201cCristo ha vinto la morte\u201d. Bisogna riconoscere che per noi, occidentali moderni, non \u00e8 di facilissima comprensione. Gli antichi semiti invece la capivano bene. Essi, infatti, immaginavano la morte come un mostro dalle fauci gigantesche, dentro cui, prima o poi, inesorabilmente finiva ogni essere vivente. Il mostro s\u2019illuse, per un momento, di avere ingoiato anche l\u2019uomo Cristo-Ges\u00f9. Per la prima volta nella storia, il mostro, anzich\u00e9 ingoiare, fu ingoiato dal Vittorioso. E i cristiani cominciarono confessare la loro fede, cantando: \u201cLa morte \u00e8 stata ingoiata nella Vittoria. Dov\u2019\u00e8, o morte, la tua vittoria?\u201d.<\/p>\n

E l\u2019annuncio della Risurrezione cominci\u00f2 a correre, rivestito del linguaggio di quelle culture. Il Vangelo secondo Giovanni<\/em> d\u00e0 testimonianza alla risurrezione del Signore, raccontandola come una nuova creazione: \u201cIl primo giorno della settimana\u2026 quando era ancora buio\u201d (20,1). La notazione temporale fa pensare al primo giorno del mondo, quando la luce ancora non illuminava le cose e la terra era informe e vuota (Gn 1,1). Allora Dio cre\u00f2 l\u2019universo, separando il nulla dalla vita. Nella stessa ora Maria di Magdala si metteva in cammino, attrezzata per imbalsamare il cadavere; in quello stesso momento l\u2019angelo di Dio, rotolando via la pietra dell\u2019ingresso del sepolcro, annunciava l\u2019inizio della nuova creazione, e distruggeva la separazione tra i viventi e i morti. Ges\u00f9 non poteva rimanere prigioniero della morte e con la sua risurrezione trascinava tutti gli uomini alla Vita.<\/p>\n

Il fatto, annunciato da una donna, era talmente inaudito che gli stessi testimoni stentarono a crederlo (Mt<\/em> 28,17). E non solo Tommaso. Alcuni di loro si erano presi anche un bel rimprovero, appena prima dell\u2019Ascensione, perch\u00e9 non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato (Mc<\/em> 16,14). Poi furono sopraffatti dalla realt\u00e0, di fronte a cui, alla fine, dovettero cedere. Ci volle tempo, settimane, prima che se ne convincessero e cominciassero a gridarlo dai tetti. Non si trattava della rianimazione di un cadavere, ma di un genere di vita totalmente nuovo, una vita non pi\u00f9 soggetta alla legge del morire e del divenire, una vita che inaugurava una nuova dimensione di essere uomini (cfr. insegnamenti di Ratzinger) e che trascinava con s\u00e9 chiunque non si rifiutava di credere.<\/p>\n

\u201cIl Signore \u00e8 con noi – dicevano – con una presenza ancora pi\u00f9 intima e vera di quando stavamo visibilmente insieme\u201d. Di bocca in bocca, nel giro di qualche settimana, di qualche mese, l\u2019annuncio raggiunse i confini del mondo allora conosciuto. Lo stesso annuncio oggi raggiunge noi e ci raduna nel segno della vita e dell\u2019allegria. La \u201csequenza\u201d, di cui si diceva all\u2019inizio, termina con il grido potente dell\u2019assemblea liturgica: \u201cLo sappiamo bene, Cristo \u00e8 veramente risorto dai morti!\u201d. Un grido per dire a tutti che la Risurrezione oggi opera in noi e la Vita ci attraversa.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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