{"id":9269,"date":"2011-04-01T00:00:00","date_gmt":"2011-03-31T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=9269"},"modified":"2015-07-29T14:44:29","modified_gmt":"2015-07-29T12:44:29","slug":"giovani-agricoltori-2000-nuove-imprese","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/giovani-agricoltori-2000-nuove-imprese\/","title":{"rendered":"Giovani agricoltori: 2000 nuove imprese"},"content":{"rendered":"
I giovani riscoprono la terra, ma tornano in campagna con la testa, non solo con le braccia. Dietro il loro interesse per l\u2019agricoltura c\u2019\u00e8 infatti la rivalutazione del territorio, ma anche la voglia di innovare, eliminando quelli che da sempre sono freni allo sviluppo del settore: frammentazione delle propriet\u00e0, con prevalenza di colture e attivit\u00e0 a bassa redditivit\u00e0. Questo \u00e8 quanto emerge da un\u2019indagine condotta dell\u2019Anga, l\u2019Associazione giovani agricoltori di Confagricoltura provinciale Perugia. Dall\u2019inizio di quest\u2019anno in Umbria sono state 2.000 le nuove imprese agricole avviate da giovani tra i 35 ed i 40 anni. In prevalenza sono figli o nipoti di agricoltori, ma ci sono anche tanti imprenditori alla prima esperienza. Un fermento in controtendenza rispetto alla crisi che ha colpito altri comparti. \u201cNei primi mesi del 2011, il numero di nuove imprese agricole – osserva Anna Ciri, presidente dell\u2019Anga Perugia – ha superato quello delle nuove nate nel settore industriale, ed oggi nella nostra regione si stima siano circa il 70 %i giovani under 40 alla guida di imprese agricole\u201d.<\/p>\n
Un\u2019iniezione di vitalit\u00e0, in un settore che perde il 5% della forza lavoro ogni anno, dove il 55% degli addetti ha pi\u00f9 di 60 anni, il 60% dei quali senza figli o nipoti disposti a coglierne l\u2019eredit\u00e0. I risultati dell\u2019ultima indagine parlano chiaro: dal 2005 ad oggi le aziende agricole sul territorio umbro sono diminuite del 2,8%, ma le superfici risultano stabili (+0,2%). A chiudere i battenti sono prevalentemente le imprese di piccole dimensioni guidate da imprenditori ultra-60enni, mentre sono in aumento quelle che possiedono una superficie agricola di oltre 30 ettari, nate dallo smembramento o dalla fusione di vecchie propriet\u00e0. Ad essere attratti dalla terra non sono pi\u00f9 solo i periti o laureati in Agraria, piuttosto che veterinari, ma sempre pi\u00f9 laureati in Ingegneria, Economia, Farmacia, Legge, Filosofia.<\/p>\n
L\u2019indagine condatta dall\u2019Anga evidenzia poi un incremento dell\u2019agricoltura multifunzionale: agriturismo, fattorie didattiche, trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli. Ecco allora che la produzione e vendita di olio e vino rivestono importanti quote nell\u2019economia aziendale e diventano, assieme alla cerealicultura e alla coltivazione degli ortaggi, attivit\u00e0 tra le pi\u00f9 diffuse per circa il 40% degli imprenditori. Importante non solo la qualit\u00e0 e la denominazione di origine (24%) ma anche la modalit\u00e0 di produzione, in cui spicca un 39% di biologico. Certo, anche in questo settore avviare un\u2019attivit\u00e0 da zero richiede molti investimenti. Sarebbe fondamentale alleggerire la burocrazie: \u201cPer ottenere qualsiasi permesso o approvazione di nuovi progetti, i tempi sono infiniti – commenta il presidente dell\u2019Anga. – Per questo la maggior parte dei terreni gestiti da giovani \u00e8 in affitto. Ma questa \u00e8 solo una delle voci di spesa. Vanno messe in conto anche attrezzature ed immobili. Per agevolare i giovani, i finanziamenti europei e statali non mancano, ma per ottenerli ci vogliono dai sei mesi ai due anni. Se la via dei fondi pubblici \u00e8 tortuosa, sul fronte bancario le cose vanno peggio.<\/p>\n
Ci vuole una regia in grado di gestire tutte le misure per i giovani \u2013 conclude Ciri \u2013, saper cogliere e promuovere le conseguenze positive generate dallo sviluppo del settore, perch\u00e9 oggi l\u2019agricoltura deve fare sistema con il turismo e l\u2019artigianato, ed essere sostenibile da un punto di vista ambientale. Il valore dell\u2019agricoltura non pu\u00f2 misurarsi esclusivamente in termini di Pil, ma in termini di qualit\u00e0 della vita e di benessere che essa genera per tutta la societ\u00e0\u201d.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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