{"id":9166,"date":"2011-03-04T00:00:00","date_gmt":"2011-03-03T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=9166"},"modified":"2015-07-16T14:39:16","modified_gmt":"2015-07-16T12:39:16","slug":"agendo-da-cattolici-e-cittadini","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/agendo-da-cattolici-e-cittadini\/","title":{"rendered":"Agendo da cattolici \u201ce\u201d cittadini"},"content":{"rendered":"

Una riflessione a pi\u00f9 voci, come un discernimento comunitario a largo spettro sul bene comune e la sua problematicit\u00e0 nella terra umbra, \u00e8 approdata alle pagine di un libro, che \u00e8 stato presentato luned\u00ec scorso in una pubblica, affollata assemblea in sala dei Notari a Perugia, alla presenza delle maggiori autorit\u00e0 regionali e di alcuni vescovi umbri. Si \u00e8 trattato della presentazione di un volume edito dal Mulino, titolato Poliarchia e bene comune. Chiesa, economia e politica per la crescita dell\u2019Umbria, a cura di Silvia Angeletti e Giorgio Armillei, con un saggio introduttivo di mons. Vincenzo Paglia. Il volume raccoglie le relazioni svolte in un convegno ecclesiale, aperto a tutte le realt\u00e0 sociali, che si \u00e8 tenuto nel dicembre 2009 ad Assisi. La novit\u00e0 di questa operazione consiste nel fatto che \u00e8 stata promossa dalla Chiesa della regione, presieduta dal presidente della Conferenza episcopale umbra e fatta propria da tutta la comunit\u00e0 ecclesiale. Mons. Paglia ha detto le ragioni di questa iniziativa nella sua introduzione con un discorso illuminato in cui ha inteso dimostrare che la Chiesa non pu\u00f2 e non vuole rimanere confinata nelle zona del sacro, e tanto meno nelle oscure sacrestie, perch\u00e9 \u00e8 chiamata a stare nella piazza della citt\u00e0, al centro della vita collettiva, non per conquistare un potere, ma per amore. La Chiesa, infatti, \u00e8 interessata all\u2019uomo e a tutte le sue esigenze, le sue aspirazioni, i suoi problemi. Ha citato l\u2019incipit della Gaudium et spes, ove si dice che \u201cle gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d\u2019oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo\u201d. Ma come fare questo se non interessandosi concretamente alle condizioni della vita di tutti? Quando nella Bibbia si parla di salvezza – afferma Paglia – non si fa un discorso spiritualistico, quasi si riferisse alla salvezza dell\u2019anima del singolo, ma si intende la salvezza dell\u2019intera citt\u00e0. In essa nessuno \u00e8 padrone esclusivo e nessuno pu\u00f2 essere escluso. La citt\u00e0 \u00e8 per sua natura plurale, non monarchica, n\u00e9 di una parte o dell\u2019altra. Nella piazza della citt\u00e0 c\u2019\u00e8 spazio per tutti e tutti possono concorrere al bene comune. La Chiesa non si pu\u00f2 tirar fuori, in disparte, ma deve lasciarsi coinvolgere e coinvolgere a sua volta gli altri poteri, in un sistema, appunto, \u201cpoliarchico\u201d. In questa prospettiva la Chiesa pu\u00f2 entrare nel merito delle questioni in discussione, senza pretendere di dire l\u2019ultima parola, ma senza complessi d\u2019inferiorit\u00e0, mettendosi a confronto leale con le istituzioni e la societ\u00e0 civile, sentendosi dentro e parte di essa. Non si pu\u00f2 ragionare con la categoria del dentro e del fuori: siamo tutti dentro. Una prospettiva sinteticamente esposta da Paglia \u00e8 tratta dal n. 6 della dichiarazione Dignitatis humanae dove si descrive il bene comune come \u201cl\u2019insieme delle condizioni sociali grazie alle quali gli uomini possono raggiungere il loro perfezionamento attraverso la cooperazione tanto dei cittadini quanto dei gruppi sociali, potest\u00e0 civili, Chiesa e altre comunit\u00e0 religiose, ciascuno nel modo suo proprio, tenendo conto del loro specifico dovere verso il bene comune\u201d. Sulla linea di mons. Paglia si \u00e8 inoltrato Giuliano Amato, invitato a presentare il libro insieme a Galli della Loggia. Amato ha ribadito la necessaria e fisiologica distinzione tra potere politico e potere religioso, precisando, con riferimenti storici del Risorgimento italiano, che divisione dei poteri non significa divisione nel popolo tra cittadini credenti e cittadini laici. Questo purtroppo \u00e8 in qualche modo avvenuto a causa del Non expedit, cui \u00e8 corrisposto, da parte della politica e della cultura laica, l\u2019ostracismo dei credenti e della religione dalla sfera pubblica. Si \u00e8 ritenuto da molti, e si ritiene tutt\u2019oggi, che la religione sia un fatto privato e che debba essere tenuta fuori della sfera pubblica. Questa \u00e8 una palese ingiustizia perch\u00e9, mentre il laico pu\u00f2 entrare nella politica portando tutto il bagaglio del proprio pensiero e delle proprie convinzioni, per una cattiva interpretazione della laicit\u00e0 dello Stato, il credente dovrebbe comportarsi \u201ccome se\u201d non fosse credente, come se non avesse un proprio corredo di principi e valori derivati dalla sua fede religiosa. In qualche modo deve entrare culturalmente \u201cnudo\u201d nella sfera pubblica, e ci\u00f2 segna una palese ingiustizia. Il discorso si \u00e8 fatto ancora pi\u00f9 calzante nella proposta di un sillogismo nel quale Amato ha messo in gioco il futuro, l\u2019etica e la religione. Oggi, egli ha detto, non si d\u00e0 un futuro ai giovani. L\u2019unico futuro sicuro che essi avranno \u00e8 quello del debito pubblico che nessuno vuol pagare. Ma il futuro non si costruisce senza un\u2019etica sociale che spinga cittadini e governanti ad assumere responsabilmente sacrifici, limitazioni e rinunce, proprio per garantire un futuro alle giovani generazioni. Poi si \u00e8 domandato se possa sostenersi un\u2019etica senza una motivazione religiosa, che provochi quell\u2019\u201cinnalzamento\u201d dei sentimenti e dei pensieri degli uomini, di cui parla Paglia, sottraendoli all\u2019angusta prospettiva di quell\u2019eterno presente che Amato ha chiamato \u201cil presente dei nostri peccati\u201d. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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