{"id":9145,"date":"2011-02-18T00:00:00","date_gmt":"2011-02-18T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=9145"},"modified":"2011-02-18T00:00:00","modified_gmt":"2011-02-18T00:00:00","slug":"solidarieta-ai-popoli-in-lotta","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/solidarieta-ai-popoli-in-lotta\/","title":{"rendered":"Solidariet\u00e0 ai popoli in lotta"},"content":{"rendered":"
\u201cMubarak \u00e8 partito. L\u2019Egitto \u00e8 liberato\u201d. Non poteva concludersi con una migliore notizia urlata dal palco – seguita da un boato di euforia dei partecipanti – l\u201911a edizione del Forum sociale mondiale (Wsf) che si \u00e8 svolto dal 6 all\u201911 febbraio a Dakar, in Senegal, per la seconda volta in Africa dopo il Forum di Nairobi nel 2007. Il vento della rivolta popolare – e il sostegno alle lotte in Egitto e Tunisia – ha soffiato in lungo e in largo durante le giornate di Dakar, frequentate da circa 45.000 persone, con una vasta partecipazione degli africani, da quasi tutti i Paesi del Continente. E con una presenza sempre pi\u00f9 attiva e visibile, anno dopo anno (dal 2001 a Porto Alegre), dei cattolici: Caritas in prima linea, ma anche i missionari, le religiose, la Chiesa locale, le organizzazioni non governative. Lo si \u00e8 visto gi\u00e0 dal primo giorno, con la celebrazione eucaristica presieduta dal card. Adrien Th\u00e9odor Sarr, arcivescovo di Dakar, nella parrocchia dei Martiri dell\u2019Uganda (la cattedrale era troppo piccola), piena di migliaia di fedeli da tutto il mondo, fuori e dentro le mura della chiesa. Il card. Sarr ha espresso una posizione molto chiara su quanto sta accadendo nel Maghreb, invitando i cristiani a non \u201ctacere sulle rivolte popolari contro chi si appropria del potere solo per vantaggio personale, per le proprie famiglie e amici, come in Tunisia e in Egitto e senza dubbio anche in altri Paesi\u201d. I poveri dell\u2019Africa \u2013 rappresentati al Forum in migliaia di sigle e associazioni – sono stanchi di essere governati da vecchie \u00e9lite arricchite, arroganti e neo-schiaviste. In questo evento hanno dimostrato una consapevolezza nuova, rispetto alla gi\u00e0 risaputa denuncia del neo-colonialismo dei Paesi europei che sfrutta le loro risorse. Gli africani sanno che c\u2019\u00e8 anche un forte responsabilit\u00e0 dei loro governanti e sono pronti a denunciare, lottare, scendere in piazza. Di qui la grande solidariet\u00e0 a tutti i popoli in lotta. Perfino in Senegal, Paese che si definisce \u201cliberale\u201d e democratico, la gente ha cominciato a manifestare in massa per la mancanza di energia elettrica, per il diritto allo studio (nell\u2019unica universit\u00e0 pubblica di Dakar c\u2019\u00e8 un contestatissimo \u201cnumero chiuso\u201d). Nei giorni del Forum \u2013 ospitato nel campus dell\u2019universit\u00e0 Cheikh Anta Diop – uno dei maggiori motivi di disorganizzazione era dovuto alla scarsissima disponibilit\u00e0 di sale per ospitare i vari incontri, seminari, workshop. Le aule erano infatti gi\u00e0 occupate dagli oltre 60.000 universitari. Il nuovo rettore, nominato pochi giorni prima, ha infatti deciso di non sospendere le lezioni nei giorni del Forum. Un modo per boicottare l\u2019evento alter-mondialista, in fondo criticato anche dallo stesso presidente del Senegal, Abdoulaye Wade? Probabile. Durante il faccia a faccia con l\u2019ex presidente del Brasile Lula, il presidente Wade ha pubblicamente ammesso di aver aperto le porte al Wsf, nonostante le sue idee politiche siano esattamente opposte. A patto, per\u00f2, di non aprire anche i cordoni della borsa. Lo si \u00e8 visto. Nonostante le carenze di mezzi e risorse, le varie realt\u00e0 della societ\u00e0 civile hanno improvvisato, con successo, soluzioni veramente alternative: i vari incontri – affollatissimi – delle Caritas di diversi Paesi, ad esempio, sono stati organizzati all\u2019interno dello stand di Caritas Internationalis, che doveva essere solo luogo di passaggio e di riferimento. Eppure tutto \u00e8 andato bene, perfino le traduzioni professionali in varie lingue, con tanto di cuffia. Due anni fa a B\u00e9lem, in Brasile, ci si riuniva in piccoli gruppi linguistici cercando di tradurre a braccio i diversi interventi. Certo, la formula del Forum \u00e8 criticata da tanti. C\u2019\u00e8 chi dice che abbia fatto il suo tempo, che si comincia ad avvertire un po\u2019 di stanchezza, prova ne \u00e8 l\u2019assoluta e ingiustificata assenza dei grandi media occidentali. In Italia, a parte la stampa cattolica e specializzata, ai blog e a qualche testata on line, nessun quotidiano o tv ha dedicato un minimo spazio all\u2019evento. Inoltre all\u2019interno del Forum le reti rischiano di essere un po\u2019 autoreferenziali. I diversi mondi dialogano poco tra loro, sia per la mancanza di tempo, sia per la grande dispersione e l\u2019informazione poco chiara. A chi li accusa di incidere poco a livello globale, gli organizzatori ribattono che molte delle proposte che oggi girano per il mondo, ed \u00e8 vero, sono nate qui. La tassa sulle transazioni finanziarie, ad esempio, \u00e8 stata lanciata al Forum e poche settimane fa perfino il presidente francese Nicholas Sarkozy ne ha parlato al Forum economico mondiale di Davos, l\u2019evento a cui il Wsf si contrappone per cambiare le regole economiche mondiali. Segno che le idee mettono le ali, dalla societ\u00e0 civile passano alle istituzioni, impegnate come sono a cercare di combattere la crisi mondiale. Forse qualcuno comincia a capire che alcune strade possibili consistono nella ricerca di alternative ad un modello economico e sociale che sta mostrando inesorabilmente tutti i pi\u00f9 drammatici segni del declino. E i popoli africani pi\u00f9 disperati lo stanno gridando a gran voce, anche a costo della vita. Perch\u00e9 la storia siamo noi, e qualche volta ci sorprende, esultare per la libert\u00e0.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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