{"id":9134,"date":"2011-02-18T00:00:00","date_gmt":"2011-02-18T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=9134"},"modified":"2015-06-16T11:17:41","modified_gmt":"2015-06-16T09:17:41","slug":"siate-santi-perche-io-il-signore-vostro-dio-sono-santo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/siate-santi-perche-io-il-signore-vostro-dio-sono-santo\/","title":{"rendered":"\u201cSiate santi, perch\u00e9 io, il Signore vostro Dio, sono santo\u201d"},"content":{"rendered":"
\u201cSiate santi, perch\u00e9 io, il Signore vostro Dio, sono santo\u201d. Questa \u00e8 l\u2019apertura della liturgia della 7a domenica del tempo ordinario. Il significato sembra cos\u00ec lampante da non aver bisogno di spiegazioni. Salvo poi dirsi mentalmente: ma come \u00e8 possibile? Dio \u00e8 Dio. Io non sono Dio. Questa parola non pu\u00f2 essere per me; sar\u00e0 per qualcun altro… E invece questa parola \u00e8 proprio per me e per te. Si tratta di capirne il senso. Ci impedisce di capirlo l\u2019abitudine a pensare in termini moralistici le cose che riguardano il nostro rapporto con Dio; ossia come se tutto ci fosse richiesto, facendo forza unicamente sulle nostre capacit\u00e0 naturali. Due versetti dell\u2019Antico Testamento ci serviranno da chiave di lettura. Nel libro del profeta Osea \u00e8 scritto: \u201cIo sono Santo in mezzo a te, perch\u00e9 sono Dio e non un uomo\u201d (Os<\/em> 11,9).<\/p>\n Questo vuol dire che la santit\u00e0 \u00e8 l\u2019essenza intima di Dio. Dunque Dio \u00e8 radicalmente diverso dall\u2019uomo. Nel Deuteronomio troviamo un\u2019altra parola, complementare a quella di Osea: \u201cTu sei un popolo santo per il Signore tuo Dio, perch\u00e9 Egli ti ha scelto\u201d (7,6-7). Dunque anche Israele \u00e8 santo; ma solo perch\u00e9 Dio lo ha reso partecipe della propria santit\u00e0, scegliendolo come sua propriet\u00e0 speciale, chiamandolo a far parte della propria famiglia, a prescindere dai suoi eventuali meriti precedenti. Questa partecipazione d\u2019altra parte assume un aspetto obbligante: Israele dovr\u00e0 esprimere la propria identit\u00e0 di popolo santo nel concreto del suo vivere e dei suoi comportamenti. La Bibbia lo esprime dicendo che Israele dovr\u00e0 camminare nelle vie di Dio. Vista cos\u00ec, l\u2019esortazione biblica ad essere santi appare come un frutto che scaturisce dalla condizione in cui ci ha posti la partecipazione alla vita di Dio, al suo amore gratuito, e non come sforzo moralistico, inevitabilmente frustrante.<\/p>\n In questo steso contesto si colloca l\u2019odierno brano del Discorso della montagna, che ha come perno quel comandamento, umanamente impensabile, che \u00e8 l\u2019amore al nemico. Amare colui che ci ama, si direbbe naturale: \u201camore con amor si paga\u201d, dice l\u2019antico proverbio. Bisogna essere molto malvagi per ripagare con il male chi ci ha fatto del bene; ordinariamente l\u2019uomo risponde con amore all\u2019amore, con la stima alla stima, alla gentilezza con la gentilezza. Ma chi pu\u00f2 dare amore a chi ti odia, o considerazione a chi ti disprezza, o simpatia a chi ti insulta, se non uno hai ricevuto gratuitamente da Dio un briciolo del Suo amore gratuito? La norma dell\u2019\u201cocchio per occhio e dente per dente\u201d fu, a suo tempo, una conquista di civilt\u00e0. Ma Ges\u00f9 la scardina e propone qualcosa di molto pi\u00f9 radicale: \u201cIo vi dico di non opporvi al malvagio\u201d (Mt 5,39). L\u2019obiezione pi\u00f9 corrente a questa parola del Signore suona pi\u00f9 o meno cos\u00ec: \u201cSe lo lascio fare, va a finire che mi distrugge\u201d.<\/p>\n E con questo giustifichiamo le nostre risposte violente. Salvo poi scoprire con sorpresa che la nostra violenza non solo non ha interrotto la prima, ma ha innescato la spirale delle reciproche malvagit\u00e0, che non si interromperanno fino a quando non ci sar\u00e0 qualcuno disposto a farsi carico di tutti i torti subiti. Questo ha fatto Ges\u00f9, che ha lasciato infrangersi sulla croce la violenza subita. \u201cNon lasciarti vincere dal male – scriver\u00e0 Paolo ai cristiani della comunit\u00e0 di Roma – ma vinci il male con il bene (Rom<\/em> 12,21). Per la verit\u00e0, in nessun passo dell\u2019Antico Testamento si trova esplicitamente comandato l\u2019odio al nemico, come sembrano significare le parole su cui stiamo riflettendo (v. 43).<\/p>\n L\u2019insegnamento di Ges\u00f9 in realt\u00e0 pone l\u2019accento sulla necessit\u00e0 che i discepoli non facciano distinzioni, nell\u2019operare il bene, fra gli appartenenti allo stesso clan o allo stesso popolo, allora considerati prossimo, e quelli di fuori, ritenuti nemici; e questo a somiglianza del Padre celeste, che tratta con lo stesso riguardo buoni e malvagi; tant\u2019\u00e8 lascia sorgere il suo sole indistintamente sul campo degli uni e su quello degli altri; e cos\u00ec fa anche con la pioggia. Anzi Ges\u00f9 lega a questo comportamento equanime dei discepoli, la possibilit\u00e0 di essere a tutti gli effetti figli del Padre (v. 45). L\u2019insegnamento su questo tema cresce ancora e si allarga nei versetti successivi (vv. 46-47). Si parla ancora dell\u2019amore e si aggiunge il tema del saluto. Amare e dare il saluto. Farlo con chi gi\u00e0 lo fa verso di noi, non \u00e8 una difficolt\u00e0: lo fanno tutti. Come dire: non era necessario mettervi al mio seguito, per fare ci\u00f2 che sanno fare tutti. Dovremmo riflettere su queste parole, quando istintivamente pensiamo che essere buoni cristiani coincide con l\u2019essere persone bene educate e onesti cittadini.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" \u201cSiate santi, perch\u00e9 io, il Signore vostro Dio, sono santo\u201d. Questa \u00e8 l\u2019apertura della liturgia della 7a domenica del tempo ordinario. Il significato sembra cos\u00ec lampante da non aver bisogno di spiegazioni. Salvo poi dirsi mentalmente: ma come \u00e8 possibile? Dio \u00e8 Dio. Io non sono Dio. 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